Crosetto non ritira accuse contro le toghe, i magistrati: “Vuole zittirici e intimidirci”
Il ministro della Difesa Guido Crosetto si dice pronto a riferire in Parlamento sull'intervista che ha rilasciato domenica al Corriere della Sera, e sulle accuse a una parte della magistratura, che secondo il co-fondatore di Fratelli d'Italia vorrebbe fare "opposizione" al governo Meloni. Crosetto dice di essere a conoscenza di riunioni di una corrente della magistratura "in cui si parla di come fare a ‘fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni'".
Da New York, dopo una giornata di polemiche finita con la formalizzazione da parte del Pd della richiesta di fissare un'audizione del ministro in commissione Antimafia, Crosetto torna sul caso e minimizza, dicendosi pronto a ripetere quanto detto nell'intervista e poi in una nota successiva, nelle sedi opportune: "Se vogliono che la riferisca in Parlamento, la riferisco volentieri, ma siccome non sono ministro della Giustizia, per rispetto istituzionale, preferisco farlo in alcune commissioni come la commissione Antimafia o al Copasir. Decidano loro cosa ritengono migliore, per il resto parlare di Giustizia non spetta a me".
Per la commissione Antimafia il ministro deve essere ascoltato in Parlamento: "A seguito dell'Ufficio di presidenza, la commissione Antimafia ha valutato la richiesta pervenuta dal gruppo Pd di audire il ministro della Difesa Guido Crosetto, in merito ai contenuti dell'intervista rilasciata al Corriere della Sera, e ha ritenuto che la stessa non possa essere ricondotta ai compiti che la legge istitutiva attribuisce alla commissione Antimafia. Vista la pubblica disponibilità del ministro Guido Crosetto a riferire, è utile che possa farlo nelle sedi parlamentari più idonee".
Crosetto ammette di aver commesso un errore di valutazione, esponendosi con quelle accuse: "Probabilmente ho sbagliato a parlare di domenica, quando non avevano altri argomenti. In Italia ogni tanto si formano bolle per riempire il vuoto politico", dice ancora da New York.
Il ministro della Difesa poi ribadisce che c'è "poco da denunciare, ma c'è da informare", rispondendo alle opposizioni, e in particolare al leader del M5s Giuseppe Conte, secondo cui Crosetto dovrebbe andare in Procura, per denunciare eventuali elementi in suo possesso, perché "è questo il modo corretto di servire le istituzioni, non già diffondendo queste notizie ‘en souplesse', tra le pieghe di un'intervista a un giornale", dice il leader pentastellato. Anche dalla segretaria Schlein arriva un'analoga richiesta: "È un governo ossessionato dalla giustizia che cerca lo scontro istituzionale. Se il ministro Crosetto ha degli elementi li mostri Paese. Se questi elementi non ci sono ritiri quello che ha detto", dice oggi la leader dem in conferenza stampa al Nazareno.
Anche il timing delle accuse lanciate da Crosetto è sospetto. Il Pd fa notare che proprio domani, 29 novembre, si terrà l'udienza preliminare a seguito dell'imputazione coatta del sottosegretario Delmastro, che aveva puntato il dito contro i parlamentari dem Orlando, Verini e Serracchiani, ‘colpevoli' di aver visitato Cospito al carcere di Sassari. I dem non escludono un nesso tra le parole intimidatorie di Crosetto e l'imminente udienza.
La premier Meloni dice di non sapere nulla delle circostanze che hanno spinto Crosetto a fare quelle dichiarazioni e il ministro a sua volta precisa che il suo affondo contro una parte della magistratura non era stato preventivamente concordato con la presidente del Consiglio. Anche il presidente del Senato La Russa dice di non avere informazioni sulle rivelazioni che Crosetto potrebbe fare in Parlamento: "Registro l'allarme di Crosetto" sulla opposizione giudiziaria che minaccerebbe il governo, "se teorico" e se riferito al fatto "che nella storia alcuni abbiano tentato di fare politica a colpi di sentenze" allora "lo condivido", "però io non ho elementi".
Continua lo scontro con la magistratura
Ma lo scontro con la magistratura va avanti. Sulla vicenda interviene il pm Eugenio Albamonte, ex segretario di Area, che si esprime anche sui test psicoattitudinali per entrare in magistratura, misura proposta in passato da Berlusconi e che il governo avrebbe voluto introdurre ieri, e che poi è stata congelata: "Qualcuno ricorderà che quell'idea fu percepita come una grave offesa per la magistratura ed è forse l'ennesimo modo per metterci un dito nell'occhio. Come reagirebbe la politica se io oggi controproponessi un identico test per candidarsi al Parlamento?", dice il pm in un un'intervista a La Repubblica
"Temo che nel cerchio magico della premier, di cui fa parte Crosetto, si coltivi l'idea sbagliata che la magistratura voglia fare opposizione politica. O peggio ancora un golpe giudiziario, tornando alla teoria berlusconiana peraltro mai dimostrata", precisa.
Albamonte dice di essere preoccupato in particolare per il riferimento fatto dal ministro sulla possibilità che si apra una stagione di attacchi da parte della magistratura in vista delle elezioni europee di giugno: "Proprio questa frase sibillina mi fa pensare che il ministro tema qualche iniziativa giudiziaria a ridosso del voto, quasi per mettere le mani avanti – sottolinea il pm – e preparare il terreno sciorinando l'usurata tesi della giustizia ad orologeria".
"La verità è che si vuole una magistratura silente – sostiene Albamonte -, che non manifesti le sue opinioni, che non partecipi al dibattito pubblico, che non eserciti i propri diritti costituzionali, a meno che non sia plaudente rispetto alla linea politica del governo in carica. È un modo per intimidirci e marginalizzarci".