Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di concedere altro tempo ai gruppi politici prima di prendere una decisione definitiva sulla gestione della crisi di governo apertasi con le dimissioni di Giuseppe Conte dalla carica di Presidente del Consiglio. Con un discorso pronunciato al termine delle consultazioni, Mattarella ha spiegato, visibilmente contrariato, che non sembrano ancora esserci le condizioni per la formazione di un governo che sia sostenuto da una solida maggioranza in Parlamento. Nel corso di questi due giorni, infatti, sono emerse solo delle generiche disponibilità da parte dei leader dei tre principali gruppi parlarmentari, ma al momento il Parlamento non è in condizioni di esprimere una maggioranza di governo. Come ha confermato il capo dello Stato, le iniziative intraprese in questi giorni hanno bisogno di "ulteriori verifiche" e per questo si rende necessario un ulteriore periodo di tempo prima di prendere una decisione definitiva. A tal fine, martedì (e forse anche mercoledì) vi saranno nuove consultazioni, al termine delle quali, se non emergerà un accordo chiaro e definito, la strada maestra resterà quella delle elezioni.
Il comunicato di Mattarella è apparso subito molto duro nei contenuti e nei toni, segno che al Quirinale ci si aspettava che i partiti facessero significativi passi avanti verso la costruzione di una nuova maggioranza. Nella giornata di oggi, invece, la situazione è addirittura peggiorata, a tutti i livelli.
La trattativa fra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle ha subito una brusca frenata sul tema del taglio dei parlamentari. Da fonti di primissimo livello del Nazareno è filtrata la notizia secondo cui una delle condizioni inderogabili poste da Zingaretti ai 5 Stelle sarebbe stata proprio la rinuncia al taglio dei parlamentari. Di Maio, di contro, ha posto il completamento del percorso parlamentare della riforma costituzionale al primo posto dell'elenco dei 10 punti su cui basare la prosecuzione della legislatura. In serata, l'assemblea dei parlamentari grillini ha dato mandato ai due capigruppo per incontrare gli omologhi del PD e trovare una mediazione su un tema che resta "fondamentale" e "irrinunciabile". Troppo poco per Mattarella, considerando che restano sul tappeto anche altre questioni, tra cui quelle legate ai veti del PD sui nomi dei ministri del prossimo governo.
A complicare le cose, anche la possibilità che i Cinque Stelle riaprano le trattative con la Lega, proprio a partire dal ddl Fraccaro. Nel suo intervento dal Quirinale, non a caso, Salvini ha teso la mano ai 5 Stelle, facendo capire di essere pronto a ricominciare e garantendo proprio il via libera al taglio dei parlamentari. Il "forno con la Lega" non però formalmente riaperto, perché la frattura determinata dalla mozione di sfiducia a Conte non è ancora ricomposta. La possibilità di una trattativa con la Lega ha irritato non poco Zingaretti e i suoi, che hanno chiesto apertamente ai 5 Stelle di chiudere ogni ipotesi alternativa al governo giallorosso. Chiusura tombale che non è arrivata, se non in forma timida e confusa.
Insomma, serve altro tempo e non è escluso che possa non bastare. Per questo Mattarella ha precisato che, al termine di questo ulteriore periodo concesso ai partiti, prenderà in ogni caso una decisione. La via maestra resta quella delle elezioni, ma non è da escludersi una nuova iniziativa parlamentare, che abbia i contorni di un governo istituzionale dal mandato limitato, per sminare l'aumento dell'Iva e portarci a elezioni nel febbraio del 2020.