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Crisi di governo 2019

Crisi di governo, Matteo Salvini è uscito dalla sua bolla: e qui fuori vale poco

Un discorso sconclusionato e inconcludente quello di Salvini oggi in Senato: ha dimostrato che fuori dal suo tifo dei suoi social il ministro dell’interno deve fare i conti con la realtà. E la realtà è molto diversa da una foto con un panino o qualche slogan buttato a casaccio. In Parlamento no, non funziona.
A cura di Giulio Cavalli
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Dice che rifarebbe tutto quello che ha fatto perché è "un uomo libero". Cosa c'entri la libertà con la maturità e la consapevolezza di riconoscere gli errori lo sa solo lui ma Salvini del resto ha sempre risposto per slogan fingendo di rispondere. Poi ha parlato, farfugliando, del volere del popolo e del giudizio degli italiani: l'ha fatto con la solita superficiale sicumera di chi crede che gli italiani siano i commentatori della sua pagine Facebook, il suo piccolo mondo antico da cui non riesce a distogliersi e che per lui (e per il suo staff) è l'unica vera realtà.

Dice che porta a casa un'Italia più sicura: sarebbe curioso capire più sicura in cosa visto che le mafie continuano a godere di buona salute, i 49 milioni di euro di soldi pubblici non si sono più visti, i reati rimangono in linea con i governi precedenti, la corruzione continua a imperare e parecchi suoi compagni di partito hanno felicemente continuato a essere indagati e rinviati a giudizio. Forse intende la sicurezza come immigrazione (con la sua solita logica di banalizzare e semplificare): allora vale la pena ricordare che i rimpatri sono in diminuzione rispetto al governo precedente e che mentre insiste nel suo braccio di ferro contro Open Arms in questi ultimi due giorni hanno continuato a sbarcare persone. L'unica cosa al sicuro è il suo posticino di lavoro ben pagato come continua a fare da vent'anni.

Cita Travaglio e Saviano. Anche in Senato. Anche durante una crisi di governo. Senza i suoi nemici Salvini non esiste: è solo il riflesso delle persone che espone alla gogna. Solo che in Parlamento non ci sono i suoi accaniti sostenitori, odiatori seriali, a mettergli un like e così la sua uscita risuona per quello che è: una sparata. Una misera sparata.

Dice di avere convocato le parti sociali perché "nessuna li ascoltava". E così esprime tutto il suo senso della squadra: se c'è da fregare un alleato di governo è pronto a correre per una foto da sparare sui social. Invece ovviamente nel caso della Russia solo silenzio. Così come quando ha cercato di convincerci che il suo andare per piazze fosse un mischiarsi con la gente, convinto davvero che qui fuori nessuno si sia accorto della sua campagna elettorale permanente.

Infine ritira fuori la storia della mamma e del papà. Ultima chicca il messaggio confezionato da Luca Morisi per i social: «Avete seguito??? Discorso STRATOSFERICO del Capitano in Senato, altro che la minestrina rancorosa e soporifera di Conte, tutta basata sull’acidello attacco personale a Salvini. Questo è un leader!!!».

Il fatto è che Salvini oggi è uscito dalla sua bolla e qui fuori vale per quello che è: poco, pochino.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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