Crisi di governo, il totonomi su chi potrebbe guidare un eventuale esecutivo istituzionale
Oggi è il giorno del vertice dei capigruppo, che segna il primo vero step della crisi ormai in atto, dopo quello della sfiducia al presidente del Consiglio Giuseppe Conte presentata dai leghisti. E nel caos generale della crisi di governo si delineano i primi scenari, e le prime voci sui possibili nomi che potrebbero essere valutati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la guida del nuovo esecutivo. Il presidente della Repubblica potrebbe dare la sua benedizione a una nuova maggioranza per la nascita un governo di scopo? Sui giornali di oggi sono state pubblicate alcune indiscrezioni. Vediamo quali.
Il primo terremoto politico, dopo che Matteo Salvini venerdì ha decretato l'inizio della crisi di governo, lo ha innescato il senatore dem Matteo Renzi, che in un'intervista al Corriere della Sera si è detto pronto a guidare un governo di transizione insieme ai Cinque Stelle, fino a nuove elezioni. Queste però non avverrebbero, nei piani di Renzi, prima di maggio 2020, dopo aver scongiurato l'aumento dell'Iva, e aver approvato il taglio dei parlamentari e la riforma costituzionale annessa, che darebbe al nostro Paese un proporzionale puro come sistema elettorale. A quel punto, secondo ‘la Repubblica', l'ex premier potrebbe pensare a un partito tutto suo, staccandosi dal Pd, come vi avevamo anticipato.
Anche Beppe Grillo sembra vagheggiare una soluzione di compromesso, un governo ‘istituzionale', che servirebbe a contrastare l'avanzata dei cosiddetti "barbari". Nemmeno lui vuole le elezioni subito. Ieri il Garante del Movimento ha detto: "Non si può lasciare il paese in mano a della gente del genere solo perché crede che senza di loro non sopravviveremmo". Salvini già grida "inciucio". ma la situazione è ancora molto fluida, e non bisogna dare nulla pere scontato. Basti pensare al blog Grillo di oggi, in cui l'ex comico si è scagliato contro Renzi, definendolo un "avvoltoio".
Secondo il ‘Fatto quotidiano', l'accordo possibile tra Matteo Renzi e il M5S si reggerebbe su tre pilastri: "Raffaele Cantone premier, deficit 2020 vicino al 2,9 per cento per evitare che la legge di Bilancio sia troppo sanguinosa, appoggio dei gruppi parlamentari del Pd o, se il segretario Nicola Zingaretti si oppone, di gruppi autonomi composti da renziani e fuoriusciti da Forza Italia". Ma La dichiarazione d'intenti dell'ex premier fiorentino ha provocato a catena una spaccatura nel Pd, visto che la linea del segretario Zingaretti è diametralmente opposta: elezioni subito.
Da una parte della barricata insomma ci sono quelli che insieme a Salvini spingono per un immediato ritorno alle urne, e che quindi vorrebbero fosse votata la sfiducia a Conte prima di Ferragosto. Dall'altro ci sono gli oppositori di Salvini, renziani e M5S in testa, che cercano invece di prendere tempo per votare la sfiducia non prima della prossima settimana, tra il 19 e il 20 agosto, anche per poter contare sul più ampio numero di parlamentari possibile, consentendo a tutti di rientrare dalle ferie. Tenendo presente che la maggioranza in Senato è 161, per formare un nuovo esecutivo, tolti i 58 senatori leghisti, sarebbe necessario un accordo Pd-M5S, più il gruppo Misto (15 senatori), che conta 4 senatori di Leu e 4 ex Cinque Stelle (Buccarella, Martelli, Nugnes, De Falco).
Gli scenari
Come ha scritto Claudia Fusani su ‘la Stampa' ci sarebbero quattro ipotesi: un governo di garanzia elettorale, un governo no tax o ‘di tregua', un governo istituzionale e un governissimo.
Governo di garanzia elettorale
In questo scenario i nomi papabili sarebbero due ex presidenti della Corte Costituzionale: Valerio Onida e Giovanni Maria Flick. Ma l’incarico potrebbe essere dato anche a Giuseppe Conte (Conte bis) o al ministro dell'Economia Giovanni Tria. Questo esecutivo servirebbe a guidare il partito verso le elezioni, il più presto possibile, probabilmente non prima di novembre. E in questo caso non potrebbe essere Salvini a traghettare il Paese verso le urne, dal momento che siede alla guida del Viminale, cioè il dicastero che gestisce appunto la macchina elettorale.
Governo di tregua
In questa situazione uno dei nomi che va per la maggiore è quello dell'economista Carlo Cottarelli. Del resto un governo Cottarelli era nel ventaglio delle opzioni già dopo il voto del 4 marzo 2018. Quest'esecutivo servirebbe soltanto a scrivere la manovra, nell'alveo dei dettami dell'Ue.
Governo istituzionale
Questo è l'esecutivo a cui probabilmente pensano Renzi e Grillo: In questo caso il Capo dello Stato potrebbe indicare una rosa di nomi per il nuovo premier, che vanno dalla presidente del Senato Elisabetta Casellati – che potrebbe essere anche utile per convincere un pezzo di Forza Italia – a quello del presidente della Camera Roberto Fico, così da vincere le reticenze di Luigi Di Maio e dei 5Stelle. Si fa anche il nome della la vicepresidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia, 56 anni, nominata da Mattarella nel 2014. Non si esclude, come avevamo detto sopra, anche un altro nome di peso, quello di Raffaele Cantone.
Governissimo
Questa è l'ipotesi più azzardata. Un esecutivo che resterebbe in carica fino al 2022, che possa occuparsi anche dell'elezione del successore di Mattarella. E qui entrano in gioco il presidente del Consiglio Conte e il governatore uscente della Bce, Mario Draghi.