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Crisi di Governo 2022

Crisi di governo, cosa succede mercoledì e quali sono gli scenari possibili

In programma mercoledì le comunicazioni di Draghi al Senato e alla Camera prima del voto di fiducia: non si sa ancora quasi nulla sul suo discorso. Diverse le ipotesi su cosa può succedere: i partiti dovranno decidere che posizione tenere, e anche il presidente del Consiglio. Tutti gli scenari possibili.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Mercoledì 20 luglio è il giorno decisivo per le sorti del governo Draghi, per il presidente del Consiglio e per l'Italia, che inevitabilmente osserverà con enorme attenzione tutto ciò che accadrà domani.

A partire dalla mattina, quando Draghi arriverà in Senato con le sue comunicazioni. Il presidente del Consiglio potrebbe chiedere la fiducia per verificare che ci sia ancora la maggioranza in Parlamento, o semplicemente confermare le sue dimissioni.

Insomma, domani può succedere oggettivamente tutto e il contrario di tutto, mentre i partiti hanno linee diverse e a volte anche più linee a partito. Come nell'emblematico caso del Movimento 5 Stelle.

Le conseguenze del voto di fiducia di domani sono quindi imprevedibili, ma è possibile delineare alcuni scenari: Draghi ottiene la maggioranza, con o senza il Movimento 5 Stelle, oppure si dimette o non ottiene la fiducia. Questi ultimi due casi comportano due ulteriori scenari: la formazione di un governo tecnico senza elezioni anticipate oppure il voto tra settembre e ottobre. Ecco cosa può succedere.

Draghi chiede la fiducia e la maggioranza gliela accorda

La prima ipotesi, quella che porterebbe al ritorno all'origine, prevede che Draghi arrivi in Parlamento convinto di andare avanti con la stessa maggioranza – come di fatto ha sempre detto – e quindi compreso il Movimento 5 Stelle.

Nel suo discorso potrebbe citare le richieste fatte da Conte – si parla soprattutto di salario minimo e Superbonus – e convincere così i grillini. Tutti voterebbero la fiducia e non sarebbe successo niente. Almeno sulla carta. Il governo Draghi va avanti, insomma. In che condizioni non si sa e soprattutto, Lega e Forza Italia dicono da giorni che è impossibile andare avanti  al governo con i 5 Stelle.

Il M5S non vota la fiducia, ma il governo Draghi non cade

Il Movimento 5 Stelle potrebbe decidere – in modo più o meno disordinato – di non votare la fiducia al governo Draghi. A quel punto la maggioranza, senza grillini, ci starebbe ugualmente.

C'è anche la possibilità, però, che il Movimento 5 Stelle si spacchi ulteriormente: c'è una pattuglia di una trentina di deputati – guidati dal capogruppo Crippa – pronta a sganciarsi per votare comunque la fiducia. Insomma, il Movimento 5 Stelle potrebbe scindersi di nuovo. Draghi – in entrambi i casi, ovvero senza 5 Stelle o con una piccola parte di 5 Stelle fuoriusciti – accetterebbe di andare avanti dopo aver detto di non voler guidare un governo senza di loro?

Il governo Draghi cade e arriva un nuovo tecnico

C'è infatti un'altra ipotesi: quella in cui Draghi si presenti domani alle Camere irremovibilmente dimissionario. Si congeda con il suo discorso e sale al Quirinale. Oppure, in alternativa, chiede la fiducia al Parlamento e non la ottiene.

A quel punto diventa improbabile che il presidente accetti un nuovo incarico. Ma se il capo dello Stato decidesse – per tutta una serie di ragioni, che possono essere la crisi economica, le scadenze del Pnrr e la legge di Bilancio imminente – di provare a formare un altro governo, potrebbe dare l'incarico a un nuovo tecnico per guidare un'altra maggioranza di unità nazionale. Nei giorni scorsi è tornato in voga il nome di Amato, per capirci. Sarebbe il cosiddetto "traghettatore" alle prossime elezioni del 2023.

Elezioni anticipate perché il governo cade o Draghi si dimette

Se il Presidente della Repubblica decide di sciogliere anticipatamente le Camere, si va alle elezioni. In questi giorni sono state fatte diverse ipotesi e – calendario alla mano – passano un massimo di sessanta giorni prima andare effettivamente al voto (che di solito vengono utilizzati tutti per la campagna elettorale).

Perciò, realisticamente, si potrebbe votare tra l'ultima domenica di settembre, il 25, o la prima di ottobre, il 2. Il governo Draghi resterebbe in carica – nel mentre – per gli affari correnti. Poi, dopo l'insediamento del Parlamento successivo alle elezioni, il Presidente Mattarella incaricherebbe il nuovo governo, che potrebbe cominciare a lavorare nel pieno delle funzioni non prima della fine di novembre.

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