"I deputati di Unione di Centro, Futuro e Libertà, Alleanza per l'Italia, Movimento per le Autonomie, Liberal Democratici, La Malfa e Guzzanti del gruppo misto, che si riconoscono in un'area di responsabilità politico-istituzionale convengono sulla necessità di assicurare al Paese un governo solido e sicuro, in grado di affrontare la seria crisi economico-sociale e di evitare un inutile e dannoso ricorso alle urne». Comincia in questo modo la nota diramata a margine dell'incontro di questa mattina fra Gianfranco Fini, Francesco Rutelli e Pierferdinando Casini che sancisce la decisione degli esponenti del Terzo Polo di "sfiduciare" il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi il 14 dicembre.
Anzi, proprio per evitare di presentare una propria mozione di sfiducia, si chiede a Berlusconi di presentare le dimissioni al Capo dello Stato, "per facilitare l’apertura di una nuova fase ed evitare ulteriore logoramento politico e istituzionale e inutili manovre di palazzo". Insomma, una mossa importante che rinsalda l'asse di centro e crea ulteriori grattacapi alla maggioranza, che tuttavia sembra intenzionata a far quadrato intorno alla figura del Cavaliere (ancora chiamato in causa dalle ultime rivelazioni di Wikileaks). Così, da Cicchitto a Gasparri, passando per i ministri Maroni, La Russa e Frattini, sono in molti all'interno della Maggioranza a chiedere al Presidente del Consiglio di resistere e "continuare con l'azione di Governo", confermando però l'intenzione di tornare alle urne in caso venisse a mancare la fiducia parlamentare.
Del resto i numeri parlano chiaro e, stando così le cose, sembrano dare ragione ai finiani ("la maggioranza non c'è più "), dal momento che ai 36 deputati di Fli si aggiungono i 35 voti dell’Udc di Casini, i 6 dell’Api di Rutelli, i 5 dell’Mpa di Lombardo e i 3 Libem di Tanoni: voti che sommati a quelli di PD – IDV sono in grado di "capovolgere gli equilibri alla Camera".