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Crisanti (Pd): “Commissione Covid è insulto all’intelligenza degli italiani, non porterà risposte”

Andrea Crisanti, microbiologo e senatore del Pd, ha commentato a Fanpage.it la prima seduta della commissione d’inchiesta sulla gestione del Covid-19. Una commissione che “non ha le competenze tecnico-scientifiche” per giudicare la materia di cui si occupa, e che comunque non si dedicherà all’operato delle Regioni per decisione del governo: “È evidente la malafede micidiale”.
A cura di Luca Pons
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La prima riunione della commissione d'inchiesta sul Covid si è svolta sostanzialmente senza le opposizioni. M5s e Italia viva c'erano ma non hanno votato, mentre gli altri (Pd incluso) hanno disertato. È stata una scelta di protesta, per contestare le basi su cui è nata la commissione. Secondo Andrea Crisanti, microbiologo e senatore del Pd che durante la pandemia fu consulente della Regione Veneto e successivamente consulente speciale della procura di Bergamo, si tratta di "un insulto all'intelligenza degli italiani". Rispondendo alle domande di Fanpage.it, Crisanti ha affermato: "Qui si guarda in una sola direzione. E ne esce una visione completamente sbagliata".

Onorevole, Movimento 5 stelle e Italia viva hanno preso parte alla commissione, senza votare. Il Pd invece ha deciso di disertare la seduta, come anche Azione e Avs. Cosa ha motivato questa scelta?

Non ci riconosciamo in questa iniziativa per una ragione molto semplice: già nelle intenzioni è indirizzata soltanto verso una sola parte. La gestione della pandemia ha coinvolto  l'amministrazione e il governo italiani a vari livelli, sia centrale che periferico. Noi abbiamo una sanità completamente decentralizzata, sia dal punto di vista decisionale che operativo.

Invece la commissione non indagherà sull'operato delle Regioni. Perché è un problema?

Significa fare una commissione che vuole indagare su quello che è successo trascurando completamente la parte operativa. A me sembra una cosa assolutamente senza senso. È un insulto all'intelligenza degli italiani, se pensano che da una commissione Covid impostata in questa maniera possa venire una qualsiasi indicazione su quello che effettivamente è successo e su quello che potrebbe essere migliorato.

Una critica che è arrivata più volte dal centrodestra, ai partiti che durante il Covid erano al governo e non partecipano alla commissione: perché farlo, se non c'è niente da ‘nascondere'?

Qui si parte da un presupposto erroneo, quello del "se non hai fatto qualcosa di sbagliato che hai da temere?". Il problema è che tutti hanno fatto qualcosa di sbagliato in quel periodo. Come qualsiasi cosa che fanno gli esseri umani, c'è qualcosa di fatto bene c'è qualcosa di sbagliato. È chiaro che se tu guardi solo da una parte, sembra che le tutte le cose sbagliate stiano da quella parte. Partendo da questo punto di vista, è evidente la malafede micidiale. A quattro anni di distanza le persone non ricordano, ma andare a guardare da una sola parte significa che anche se emergono degli errori ha poco significato.

Continuerete a non partecipare?

Sarà una decisione collegiale. Sicuramente quella presa finora è la posizione più corretta. Poi, se altri gruppi parlamentari che ha nominato fanno presenza ma non partecipano, anche questo è un modo diverso di testimoniare la compattezza delle opposizioni davanti a questa operazione demagogica.

Ha detto che la commissione ha "legittimità", dal punto di vista politico, ma non "autorevolezza". Può spiegare meglio cosa intende? 

È una commissione che non è in grado di giudicare nessuna audizione e di pervenire a nessuna conclusione. Perché non ne hanno le competenze tecnico-scientifiche. Basta vedere il curriculum di gran parte dei parlamentari che la compongono. Probabilmente potrà trarre qualche conclusione su quanto hanno pagato le mascherine… Siamo ridotti a questo?

Ma le audizioni non servono proprio a informare i parlamentari che non hanno competenze da esperti in un campo?

Le audizioni sono soltanto una parte di verità. Ci vuole la capacità di sintesi, e questa c'è solo se qualcuno ha determinate conoscenze, che mancano completamente. Mi sembra di tornare indietro: noi avevamo un Comitato tecnico-scientifico che non aveva un microbiologo né un epidemiologo, e ripetiamo la stessa cosa nella commissione? Allora è un problema italiano.

Il presidente scelto per la commissione è Marco Lisei, senatore di Fratelli d'Italia. Pensa che sia una scelta corretta?

Non ho nulla da dire, non è un problema di persone. Anche se fossero tutte persone in buona fede e se anche il mandato politico fosse più vasto, sarebbe comunque una commissione che dovrebbe avvalersi a sua volta di una serie di esperti scientifici a parte.

Dopo la prima udienza proprio Lisei ha detto che "ci sono famiglie di duecentomila morti che hanno aspettative verso questa commissione e aspettano delle risposte". Pensa quindi che resteranno deluse?

La vittima di questa commissione sarà la ricostruzione dei fatti. Un esempio banale, che riguarda il Veneto e che conosco molto bene: il giorno in cui ci fu il primo caso a Vo', eravamo all'inizio del febbraio 2020; la Regione chiuse Vo' e ordinò in modo estemporaneo – senza capire il perché e senza rendersi conto delle conseguenze scientifiche di quello che faceva – che venissero testati tutti i 3mila abitanti di Vo'. Lo stesso giorno, ci fu un caso a Mira. Lì non si fece quello che era stato fatto a Vo'.

Perché?

Glielo dico io: Mira è vicino a Venezia, e non volevano chiudere il carnevale di Venezia. Queste sono cose importantissime: da una parte chiudi Vo', testi tutti e blocchi l'epidemia, dall'altra parte te ne freghi. Anche per i familiari delle persone morte a Mira, la commissione dovrebbe chiedere a Zaia: "Ma perché non hai fatto la stessa cosa a Mira e a Vo'? Erano i primi giorni, sicuramente si potevano fare un sacco di cose". Ma venendo a mancare questo tipo di domande, è chiaro che non avremmo mai nessuna risposta. Non si può non tenere conto delle decisioni prese a livello regionale. Un'altra questione poi va posta.

Quale?

In decine e decine di casi, le decisioni prese a livello regionale hanno influenzato la dinamica dell'epidemia e le informazioni che aveva il governo. Perché il governo aveva informazioni direttamente dalle Regioni. Allora un'altra domanda da porsi è: le Regioni hanno informato puntualmente il governo di quello che succedeva in periferia?

Lei ha avuto esperienza come consulente della Regione Veneto durante la pandemia, e poi come consulente della procura di Bergamo per le indagini successive. Pensa che una commissione d'inchiesta sulla gestione del Covid, fatta con modalità diverse, servirebbe o sarebbe servita?

Innanzitutto avrebbero dovuto fare una commissione sul modello di quella inglese, che non aveva nessuna conseguenza amministrative né di carattere politico, in modo da favorire la condivisione di esperienze. Quello che secondo me sarebbe interessante capire è la solidità del processo decisionale e come venivano gestiti i flussi di informazione. Il problema è che c'è una mistificazione, anche involontaria: si torna alla logica del "se non hai fatto niente di sbagliato"… che è fuorviante. Così qui si guarda in una sola direzione. E ne esce una visione completamente sbagliata.

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