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Cresce l’isolamento sociale tra gli adolescenti nell’era digitale: chi sono i lupi solitari

Negli ultimi anni il numero di adolescenti che si isolano socialmente è aumentato in modo allarmante, passando dal 15% al 39,4%. CNR e ISTAT identificano questi giovani come “lupi solitari”: ragazzi che limitano le interazioni al solo ambiente scolastico e che rischiano di scivolare nell’ isolamento totale. Tra le cause l’iperconnessione ai social media, il deterioramento delle relazioni familiari, il bullismo e l’insicurezza personale.
A cura di Francesca Moriero
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C'è un fenomeno preoccupante che si sta diffondendo, soprattutto negli ultimi anni, tra gli adolescenti italiani: il ritiro sociale volontario. Sempre più giovani tendono a isolarsi, riducendo al minimo le interazioni con il mondo esterno, se non per la necessità di frequentare la scuola. Questo comportamento, spesso sottovalutato, è in realtà il segnale di un disagio estremamente profondo, esacerbato dalla crescente dipendenza dai social media e dalla difficoltà di instaurare relazioni autentiche.

Un recente studio pubblicato su Scientific Reports, condotto dal gruppo di ricerca Mutamenti sociali, valutazione e metodi (MUSA) del CNRdi Roma, in collaborazione con l’ISTAT, ha fotografato la portata del problema. I numeri sono estremamente allarmanti: nel giro di tre anni, la percentuale di adolescenti che si riconoscono in questo profilo è passata dal 15% al 39,4%. In poche parole, quasi due ragazzi su cinque si trovano in una condizione di forte isolamento sociale, un aumento che segnala una vera e propria emergenza.

Il rischio di diventare hikikomori

Tra questi adolescenti, esiste un sottogruppo ancora più vulnerabile: coloro che evitano qualsiasi contatto con i coetanei al di fuori dell'ambiente scolastico. Nel 2019 rappresentavano il 5,6% della popolazione giovanile, ma nel 2022 questa percentuale è salita al 9,7%, sfiorando un ragazzo su dieci. Il timore degli esperti è che, con il tempo, questi giovani possano perdere persino il contatto con il mondo virtuale, avvicinandosi così alla condizione estrema degli hikikomori, termine giapponese che identifica coloro che si auto escludono dalla società, rinchiudendosi in casa per mesi se non addirittura anni.

Secondo Antonio Tintori, uno degli autori dello studio, questo fenomeno è ancora in una fase iniziale: molti giovani vengono infatti "salvati" dall'obbligo scolastico fino ai 16 anni. Ma la domanda che viene da porsi è, cosa accadrà dopo? Per rispondere a questo i ricercatori hanno avviato un'indagine su un campione di 4mila adolescenti, che verrà monitorato nei prossimi cinque anni al fine di comprendere meglio i fattori che conducono all'autoisolamento.

Le cause del ritiro sociale: iperconnessione e disagio relazionale

Le ragioni dietro questo trend preoccupante sembrano essere molteplici e interconnesse: lo studio evidenzia alcuni fattori determinanti come la qualità delle relazioni familiari, una bassa fiducia relazionale, fenomeni come cyberbullismo e bullismo, un'iperconnesione ai social media, l'insoddisfazione per il proprio corpo e uno scarso coinvolgimento in attività di gruppo.

I giovani che vivono in contesti disfunzionali o che percepiscono una scarsa vicinanza emotiva con i genitori, sembrano essere più esposti al rischio di isolamento; anche la difficoltà nel creare legami di fiducia con insegnanti, amici e familiari contribuisce all’allontanamento dal mondo sociale. A questo si aggiunge che esperienze di violenza psicologica o fisica minano l'autostima e la capacità di relazionarsi con gli altri. Per non parlare di un uso eccessivo delle piattaforme digitali che può creare l'illusione di un'interazione sociale, mentre in realtà aumenta il senso di solitudine e alienazione.

Dallo studio si comprende poi anche come il confronto con standard estetici irraggiungibili, amplificato dai social, alimenti sempre più insicurezze e frustrazioni. A questo si aggiunge anche che uno scarso coinvolgimento in attività sportive e di gruppo: la mancanza di occasioni di socializzazione nel mondo reale riduce infatti ulteriormente le possibilità di creare relazioni autentiche.

Secondo Tintori, anche la pandemia Covid-19 ha accelerato questo processo, spostando sempre più le interazioni umane dal mondo fisico a quello digitale. Questo ha avuto effetti profondi sulle dinamiche relazionali, con conseguenze ancora poco esplorate.

Un problema globale senza precedenti

Ciò che rende questo fenomeno particolarmente preoccupante è poi la sua diffusione trasversale: l'isolamento sociale infatti, non riguarda solo specifiche fasce sociali, aree geografiche o tipologie scolastiche, ma è un problema globale ed endemico, che colpisce indistintamente tutti gli adolescenti. La crescente integrazione dell'intelligenza artificiale nella vita quotidiana potrebbe aggravare ulteriormente la situazione. Già oggi, esistono casi documentati di persone che sviluppano legami affettivi con chatbot e assistenti virtuali: e se un ragazzo trova più empatia e comprensione in un'interazione con un'intelligenza artificiale rispetto a un coetaneo, significa che il problema non è solo dei giovani, ma dell'intera società.

Come affrontare l’emergenza

Gli esperti concordano sul fatto che intervenire è possibile, ma che questo richiede un cambiamento culturale estremamente profondo. Le strategie principali includono:

  • Formazione per genitori e insegnanti: chi educa deve essere preparato a comprendere e gestire il cambiamento nelle dinamiche relazionali, per fornire ai ragazzi strumenti adeguati;
  • Promozione di attività sociali nel mondo reale: incentivare lo sport, le esperienze di gruppo e le interazioni offline per contrastare la tendenza all’isolamento;
  • Educazione digitale consapevole: insegnare un uso equilibrato e critico delle tecnologie per evitare che diventino un rifugio dal mondo reale.

Se il mondo adulto non sarà in grado di affrontare questa sfida, il rischio è insomma quello di lasciare un'intera generazione alla deriva e in balia di se stessa, incapace di costruire relazioni autentiche in un contesto sempre più dominato da un uso eccessivo e sbagliato della tecnologia.

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