Covid, Marcucci (Pd): “Collaborazione con opposizione, ma no ad allargamento maggioranza”
Poche settimane fa, intervenendo in Aula, il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci, aveva chiesto una verifica dei ministri. Ora, a distanza di qualche giorno, torna sul tema in un’intervista a Fanpage.it, spiegando che tutti i ministri “devono essere all’altezza” del difficile momento a causa dell’emergenza Coronavirus. Ma un miglioramento c’è già stato, è “emersa una più netta volontà politica” sfociata nell’intenzione di aggiornare il programma di governo. E anche nella necessità di arrivare a una collaborazione più stringente con le opposizioni, senza però allargare la maggioranza. Il coinvolgimento del Parlamento nelle decisioni del governo “in alcuni passaggi è certamente mancato”, secondo Marcucci. Ma ora il “governo sta cambiando direzione”. Resta, poi, il tema dei rapporti tra esecutivo e Regioni: “Ci sono, forse, alcuni presidenti di Regione che dovrebbero rispondere meno ad esigenze di partito”.
Qualche settimana fa ha chiesto in Aula una verifica dei ministri: come è finita? A quella richiesta è seguita una reale valutazione e discussione?
Ho chiesto una assunzione di responsabilità del presidente Conte, che coinvolga anche la sua squadra. Siamo in una fase politica molto delicata e particolarmente complessa: tutti devono essere all’altezza e dare al meglio il loro contributo.
Ribadisce anche oggi questa richiesta?
Nel frattempo mi pare che sia emersa una più netta volontà politica. Mi pare che tutta la maggioranza sia consapevole di aggiornare il programma di governo del settembre 2019 e di trovare nuovo slancio e nuove sintonie fino alla fine della legislatura.
L’idea del rimpasto, invece, deve essere considerata?
Non è mio compito dirlo, il mio compito è quello di chiedere a tutti, ministri compresi, il massimo impegno.
La sua voce, peraltro, non è isolata nel Pd: c’è uno scontento diffuso per alcuni ministri? È il caso della ministra Azzolina?
I chiacchiericci non devono interferire con l’attività di governo. Con la ministra Azzolina ho spesso dibattuto, ma alla luce del sole.
È il momento di allargare la maggioranza? Da questo punto di vista, un accordo anche con Forza Italia per il Mes può essere necessario considerando l’attuale situazione sanitaria?
Sostengo con forza da mesi l’esigenza di una collaborazione più stringente con le opposizioni. Però per l’appunto si chiama collaborazione, non è il tentativo di allargare la maggioranza. Per quanto riguarda il Mes, anche in questo caso mi ripeto, abbiamo assoluto bisogno di quelle risorse.
C’è una reale condivisione delle scelte governative o i partiti non stanno avendo alcun ruolo nella gestione della crisi? Manca il coinvolgimento del Parlamento al di là degli annunci?
In alcuni passaggi è certamente mancato, ma è una delle novità di queste settimane, è che lo stesso Governo sta cambiando direzione. L’ultimo Dpcm è stato presentato prima in Parlamento, poi è stato emanato. Lo stesso luogo parlamentare per coinvolgere le opposizioni, prima era stato presentato anche come mia richiesta personale, ora è quasi realtà.
Il Pd ha delle proposte specifiche da portare a un eventuale tavolo?
Servono coesione, ascolto e dialogo. Ricordiamoci che con le risorse del Recovery Fund questo governo e questa maggioranza avranno una responsabilità ed una opportunità storiche. Bisogna andare verso una svolta green per ambiente ed agricoltura, coesione territoriale e infrastrutture con l’alta velocità e la banda larga al Sud. Ed ancora sostegno alle PMI innovative e investimenti su capitale umano e R&D, rendere più veloci i processi civili e digitalizzare le pratiche per operazioni più semplici. Un sistema tributario meno burocraticamente oneroso per cittadini e imprese.
Anche la collaborazione con le Regioni sembra scarsa: la condivisione è ostacolata dalle Regioni o è il governo che non ascolta i presidenti di Regione?
Le decisioni sono nate sostanzialmente da un confronto serrato con le Regioni. È un anello particolarmente importante questo: ci sono, forse, alcuni presidenti di Regione che dovrebbero rispondere meno ad esigenze di partito.