Covid, l’indice Rt si avvicina di nuovo alla soglia epidemica: quali Regioni rischiano di più
L'incidenza dei nuovi casi di Covid-19 diminuisce, ma l'Rt aumenta. Secondo quanto indicato dal nuovo monitoraggio della Cabina di regia formata da Istituto superiore di sanità e ministero della Salute, nel periodo tra l'8 e il 21 febbraio 2023 l'Rt medio sui casi sintomatici è stato pari a 0,94, con un range tra 0,85 e 1,12. È un dato in aumento rispetto al monitoraggio precedente, ma per adesso al di sotto della soglia epidemica.
L'indice Rt, anche detto indice di trasmissibilità, era diventato uno dei dati più importanti da monitorare nelle fasi più acute della pandemia da Covid-19 per capire l'andamento della diffusione della malattia. Indica quante infezioni in media vengono trasmesse da ogni individuo infetto. Al momento, quindi, ogni persona positiva al Covid che ha dei sintomi trasmette il virus a 0,94 persone.
La soglia epidemica dell'Rt è 1: quando si arriva a questo livello, ogni persona infetta passa il virus a un'altra persona. Quando la si supera, vuol dire che ciascun positivo (sintomatico) al Covid-19 trasmette l'infezione a più di una persona. Perciò, la pandemia si allarga molto più rapidamente.
Anche l'Rt calcolato solo sui pazienti ricoverati in ospedale è in aumento: dallo 0,93 del 14 febbraio è salito allo 0,97 del 21 febbraio. Anche in questo caso resta sotto la soglia epidemica, anche se si avvicina molto – e con un trend in crescita.
L'incidenza dei casi di Covid-19, come detto, è però in leggera diminuzione: nella settimana dal 24 febbraio al 2 marzo è stata di 45 casi ogni 100mila abitanti, contro i 48 casi della settimana precedente. Le due cose non sono in contraddizione: come spiegato dall'Iss, l'indice Rt aumenta e l'incidenza dei casi diminuisce perché la seconda è calcolata sul "numero complessivo delle persone con infezione confermata da SARS-CoV-2 diagnosticate ciascun giorno sul territorio italiano (per data di diagnosi)", mentre l'indice Rt tiene in considerazione "i tempi in cui i sintomi si sono sviluppati (per data di inizio sintomi)". C'è, quindi uno "sfalsamento" di circa una settimana tra i due dati.
Cresce l'occupazione delle terapie intensive, nessuna Regione a rischio alto
Il monitoraggio Iss-Sanità calcola anche l'occupazione dei reparti di terapia intensiva negli ospedali, che è in aumento: al 2 marzo era all'1,4%, contro l'1,3% del 23 febbraio. Nelle aree mediche, invece, a livello nazionale il tasso di occupazione è stabile al 5,2%
Tra le Regioni italiane, nessuna è classificata a rischio alto. I criteri per i rischi sono quelli fissati dal decreto ministeriale del 30 aprile 2020. In base a questi, undici Regioni o province autonome sono a rischio basso:
- Abruzzo
- Basilicata
- Campania
- Friuli-Venezia Giulia
- Lazio
- Lombardia
- Molise
- provincia autonoma di Bolzano
- Sardegna
- Sicilia
- Umbria
Mentre le altre undici sono a rischio moderato:
- Calabria (che è ad alta probabilità di progressione nel livello di rischio successivo)
- Emilia-Romagna
- Liguria
- Marche
- Piemonte
- PA Trento
- Puglia
- Toscana
- Valle D'Aosta
- Veneto
Nel complesso, le Regioni o province autonome che hanno almeno una allerta di resilienza sono quindici, mentre quattro (Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Puglia) riportano molteplici allerte di resilienza.