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Covid, la previsione di Conte: “Confidiamo di uscirne a primavera inoltrata”

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, torna a parlare del vaccino anti-Covid, ribadendo che le prime dosi dovrebbero arrivare a dicembre. Ma ammettendo, anche, che prima di avere i primi effetti delle vaccinazioni in Italia bisognerà aspettare la primavera. E sempre per la primavera inoltrata il presidente del Consiglio pensa che si “possa a venire a capo” dell’epidemia con un ritorno graduale verso la normalità.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, torna a ribadire che le prime dosi del vaccino anti-Covid dovrebbero arrivare a dicembre. Ma i primi effetti, precisa, si avranno solamente in primavera. Intervistato durante la festa del Foglio, Conte risponde a chi gli chiede se non sia troppo ottimista quando dice che i vaccini arriveranno a dicembre: “L’altro giorno abbiamo avuto una videoconferenza con le istituzioni Ue, ci sono dei contratti sottoscritti che prevedono delle consegne. C’è un’agenzia europea che sta effettuando il rolling review, abbiamo anche accelerato questa fase. Noi contiamo di averlo a dicembre, ma dobbiamo anche considerare che dovrebbe arrivare qualche milione di dose per Paesi, quindi dobbiamo fare un piano per arrivare prima alle fasce più fragili. Noi confidiamo di averlo già per dicembre, ma per gli effetti – non vuol dire che avremo tutti il vaccino a dicembre – dovremo aspettare primavera”. Per pensare a un ritorno alla normalità, invece, il presidente del Consiglio confida di poter venire "completamente a capo" della situazione in primavera inoltrata, sperando di "uscire anche prima" dall'incremento della curva.

Conte si dice pronto a nuove misure restrittive: “Abbiamo adottato delle misure restrittive. A livello regionale ci sono i governatori che stanno adottando delle misure ancora più restrittive. C’è un quadro nazionale e questo quadro va integrato con le misure territoriali, ancor più restrittive. Fermo restando che siamo sempre flessibili, ieri è uscito un aggiornamento dell’Iss, ora stiamo valutando se intervenire ancora”.

Il presidente del Consiglio non nega la sua preoccupazione per la seconda ondata: “La preoccupazione è l’impennata della curva. Ci aspettavamo questa seconda ondata, non abbiamo mai dismesso l’attenzione e la vigilanza, il governo non è mai andato in vacanza, neanche Arcuri e la Protezione Civile. Eravamo consapevoli che con l’autunno poteva tornare una nuova ondata, poi per la portata non c’è una palla di vetro, quindi i numeri sono molto preoccupanti, come in tutta Europa”.

Altro aspetto su cui si sofferma Conte è quello dei tamponi, con l’obiettivo di farne presto 300mila al giorno: “Confidiamo di fare 200mila tamponi molecolari e 100mila tamponi rapidi al giorno a breve. Abbiamo sottoscritto un contratto con i medici di base, anche loro potranno fare i test rapidi”. Sulla situazione del Paese durante la seconda ondata, il presidente del Consiglio aggiunge: “C’è più stanchezza, c’è rabbia, ma dobbiamo vedere dei lati positivi: molti rispettano le regole”. Conte poi ammette che ci sono difficoltà sui mezzi di trasporto, soprattutto in alcune città: "Per aumentare le corse delle metropolitane servono miliardi e miliardi".

Conte vuole poi aprire alle opposizioni e a un maggior confronto: “Ieri ho chiamato i presidenti di Camera e Senato e ho detto loro se c’era possibilità di trovare uno strumento, un luogo, per confrontarsi anche in tempi celeri con il Parlamento. Al più presto mi faranno sapere, nel frattempo per l’ultimo dpcm ho assunto l’iniziativa di convocare a un incontro i capigruppo di maggioranza e opposizione, con cui ho avuto un lungo colloquio. Non era un pacchetto chiuso di misure”. Poi Conte parla anche di temi più politici, come l’articolo 18, una questione che “non è sul tavolo, non è all’ordine del giorno”. Infine, sul Mes aggiunge: “Non ci sono condizionalità, la nuova linea di credito non si porta appresso le condizionalità” del Mes originario.

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