Covid, la perizia di Crisanti a Bergamo: “Ho ricostruito eventi, su zona rossa ci sono stati errori”
Nella serata di ieri è emersa la notizia che si è chiusa l'inchiesta della Procura di Bergamo sulla mancata zona rossa a Nembro e Alzano, in Val Seriana, all'inizio della pandemia da Covid-19. Tra gli indagati per i reati di epidemia colposa e omicidio colposo plurimo ci sono l'allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l'ex ministro della Salute Roberto Speranza e il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, insieme ad altre quattordici persone.
Ha un ruolo nell'inchiesta, anche se di natura molto diversa, anche il microbiologo Andrea Crisanti. Il senatore del Pd ha firmato una perizia molto ampia, depositata presso la Procura di Bergamo, che ha ricostruito gli avvenimenti dei primi giorni della pandemia. Una consulenza che Crisanti, a Piazzapulita su La7, ha definito una "mappa logica che ricostruisce gli eventi", uno tra "i tanti elementi a disposizione della Procura".
Cosa dica quella mappa logica "ce lo deve dire la Procura". Alcuni numeri, però, sono stati indicati: se la zona rossa fosse iniziata il 27 febbraio si sarebbero evitati 4.148 vittime di Covid-19. Se fosse partita il 3 marzo, oltre 2mila persone non sarebbero morte. La Regione Lombardia "ci ha fornito dati precisi, granulari, che ci hanno permesso di ricostruire tutta la curva epidemica, e calcolare cosa sarebbe successo se la zona rossa fosse arrivata prima", ha spiegato Crisanti.
"Non sta a me stabilire se siano stati commessi degli errori", ha aggiunto Crisanti al Messaggero. "Mi sono impegnato per dare una risposta al dolore dei parenti delle vittime. Da questi fatti e da questi eventi sono emerse delle criticità minori per quanto riguarda il pronto soccorso di Alzano Lombardo, vale a dire rispetto all'ipotesi che la sua mancata chiusura abbia causato un'ampia diffusione del Covid. Sono emerse invece delle criticità molto importanti su due altri problemi: l'applicazione del piano pandemico e la tempestività della creazione della zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro", ha poi ribadito
Il piano pandemico e la commissione di inchiesta
L'idea di Crisanti è che "siano stati fatti moltissimi errori. Che non significano necessariamente una responsabilità penale. Però la gente si aspettavano che qualcuno dicesse ‘sì, abbiamo sbagliato'. L'Italia è stata colta completamente impreparata". Il piano pandemico dell'Italia non veniva aggiornato dal 2006, ma sarebbe comunque stato utile: il suo obiettivo è "diminuire l'impatto sul sistema sanitario, che è la linea di fronte con cui viene a contatto la pandemia. Anche per evitare che si contagino i medici, cosa che porta a una spirale tragica". Questo, però, è esattamente ciò che è avvenuto in molte zone d'Italia, nella prima fase del Covid.
"L'Italia aveva un piano pandemico con forza di legge che prevedeva determinate decisioni in caso di emergenza. La Procura evidentemente ha deciso che non è stato eseguito. Io ho dimostrato che un piano esisteva e che c'erano una modalità di attuazione e degli organi preposti a questo. Ad esempio il comitato per il controllo delle infezioni del ministero della Salute", ha sottolineato Crisanti a La Stampa.
Crisanti ha commentato anche la possibilità che si apra una commissione d'inchiesta sulla gestione della pandemia in Parlamento: "Sono estremamente favorevole. Può essere un'opportunità unica per pacificare tutti quanti", ma solo "se ha l'obiettivo di indagare sulle azioni del governo, sulla conferenza Stato-Regioni, sulle Regioni stesse, sull'ente commissariale". Insomma, un'indagine di ampio spettro, "senza usare la commissione come una clava politica, altrimenti la prima vittima sarà la verità".
Conte: "L'Italia ha combattuto il Covid a mani nude, io ho agito con umiltà"
Oggi il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, indagato dalla Procura di Bergamo e presidente del Consiglio all'epoca dei fatti, ha commentato: "La vicenda di Bergamo ci riporta alla memoria un momento particolarmente drammatico della nostra storia, in cui abbiamo affrontato un virus invisibile con cui abbiamo lottato quasi a mani nude".
L'Italia è stata "il primo Paese occidentale colpito", ha ricordato Conte, che ha difeso il proprio operato: "Ritengo di avere agito con la massima umiltà con gli scienziati e con la comunità degli esperti, i quali almeno nella parte iniziale della pandemia non avevano certezze scientifiche. Ho agito col massimo senso di responsabilità e col massimo impegno".
Ora, "ben vengano le verifiche giudiziarie, perché i familiari delle vittime e tutta la comunità nazionale ha il diritto di conoscere". Da parte sua, Conte si è detto "assolutamente disponibile a offrire la massima collaborazione nelle sedi giudiziarie che mi saranno offerte". Risponderà in quelle sedi, ma per il resto "non vi aspettate da me show mediatici", ha concluso il leader M5s.