Covid, il monitoraggio Gimbe: dopo 9 settimane consecutive scendono per la prima volta i nuovi casi
Scendono i nuovi casi, frenano i ricoveri ma aumentano i decessi. Sono questi i dati che emergono dal monitoraggio settimanale effettuato dalla Fondazione Gimbe nel periodo che va dall’1 al 7 settembre. Non aumentano, invece, le prime dosi di vaccino somministrate, facendo così incrementare le scorte a disposizione. Resta il problema dei tanti – oltre 3,1 milioni – over 50 che non hanno ancora ricevuto neanche la prima dose del vaccino, mentre le valutazioni sulla terza dose e, soprattutto, sull’obbligo vaccinale devono essere svolte dalla politica, secondo la Fondazione, che ritiene però che ci siano tutti i presupposti scientifici per introdurre l’obbligo.
Il monitoraggio Gimbe: scendono nuovi casi, salgono decessi
Il primo dato è quello sui nuovi casi, che diminuiscono del 12,5% dopo nove settimane consecutive di aumento: si passa dai 45mila della settimana precedente ai 39.511 del periodo analizzato dal monitoraggio. Aumentano i decessi: 417 contro i 366 della scorsa settimana, il 13,9% in più, anche se va segnalato che 82 sono relativi a periodi precedenti. In calo gli attualmente positivi: si passa da 138mila a 133.787, così come scende il numero di persone in isolamento domiciliare. Una frenata si registra anche nei ricoveri, quasi stabili: per quelli in area medica si passa da 4.252 a 4.307 (+1,3%), per le terapie intensive da 544 a 563 (+3,5%).
Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, sottolinea che “per la prima volta da fine giugno diminuiscono i nuovi casi settimanali, sia come numeri assoluti che come media mobile dei casi giornalieri che si attesta a 5.644”. Solo in tre Regioni si registra un incremento percentuale dei nuovi casi. Passando poi all’incidenza, supera il valore soglia dei 50 casi settimanali ogni 100mila abitanti in 63 province. In sette province vengono invece superati i 150 contagi ogni 100mila abitanti: Siracusa, Messina, Ragusa, Trapani, Catania, Prato e Caltanissetta.
Vaccini, Gimbe lancia allarme: 3,16 milioni over 50 senza copertura
Passando alla campagna vaccinale, la Fondazione sottolinea come sia stabile il numero delle prime vaccinazioni a quota 730mila settimanali. Aumentano, invece, le scorte nonostante un calo delle forniture: ora nei magazzini ci sono quasi 10 milioni di dosi a mRna. Stando ai dati aggiornati all’8 settembre il 73,2% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino, mentre il 65,9% ha completato il ciclo. La media delle somministrazioni giornaliere, però, è scesa a 256mila. Il problema restano i 3,16 milioni di over 50 senza copertura. L’88,4% di loro ha ricevuto almeno la prima dose, ma con importanti differenze su base regionale: si passa dal quasi 93% della Puglia all’82% della Sicilia. Non ha completato il ciclo circa il 15% degli over 50, ovvero 4,1 milioni di persone. Crescono, invece, le somministrazioni agli under 50, con un’accelerazione soprattutto nella fascia 12-19 anni.
L’efficacia del vaccino e l’irraggiungibile immunità di gregge
Altri dati analizzati da Gimbe sono quelli sull’efficacia del vaccino: da aprile ad oggi la riduzione dei decessi è stata del 96,6% grazie alle vaccinazioni, quella delle forme severe della malattia con conseguente ospedalizzazione del 93,9%, per i ricoveri in terapia intensiva il calo è del 96%. Diverso il discorso sulle diagnosi e quindi sul contagio, con un’efficacia che scende al 78,1%, in calo rispetto ai dati registrati fino a luglio. Cartabellotta si sofferma quindi sul concetto di immunità di gregge, molto spesso tirato in ballo: “Oggi non esistono i presupposti epidemiologici per conquistare la cosiddetta immunità di gregge, in grado di proteggere i non vaccinati grazie a un’elevata percentuale di persone non più suscettibili al contagio, perché vaccinate o guarite”.
Questo poiché va considerato che ci sono ancora 5,8 milioni di persone che hanno meno di 12 anni e quindi non possono ricevere il vaccino. A questo si aggiunge il fatto che il preparato non dia immunità totale dall’infezione e non blocca del tutto la trasmissione, ma anche il discorso sull’efficacia che si riduce dopo sei mesi della conclusione del ciclo, soprattutto tra i più giovani. “L’obiettivo di salute pubblica – sottolinea ancora Cartabellotta – è quello di vaccinare tutti coloro che non presentano specifiche controindicazioni, al fine sia di una protezione individuale sia di ridurre al minimo la circolazione virale. Visto che quest’obiettivo è oggi basato su robuste evidenze, spetta alla politica scegliere la strategia con cui raggiungerlo: dal punto di vista scientifico tutte le carte sono in regola per istituire l’obbligo vaccinale”.