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Covid 19

Covid, il governo proroga lo stato d’emergenza fino al 31 luglio: come funziona e cosa comporta

Contestualmente all’approvazione del nuovo decreto Covid sulle riaperture, il Consiglio dei ministri ha prorogato lo stato d’emergenza per il Coronavirus fino al 31 luglio 2021, rinnovando la precedente scadenza fissata per la fine di aprile. Ma cosa vuol dire prorogare lo stato d’emergenza e cosa comporta questo rinnovo? E fino a quando è possibile prorogare lo stato d’emergenza?
A cura di Stefano Rizzuti
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Il Consiglio dei ministri ha deliberato la proroga dello stato di emergenza per il Coronavirus fino al 31 luglio. La precedente scadenza era fissata al 30 aprile ed è stata prorogata dall’ultimo Consiglio dei ministri attraverso il nuovo decreto Covid. Il prolungamento dello stato d’emergenza aveva ricevuto anche il parere favorevole del Comitato tecnico scientifico. In realtà il Cts aveva già chiesto negli scorsi mesi, nello specifico a gennaio, di prorogare lo stato d’emergenza non solo fino al 30 aprile – come poi stabilito a inizio anno – ma proprio fino alla data del 31 luglio, l’ultimo giorno entro cui è prorogabile senza necessità di un passaggio parlamentare.

Lo stato d’emergenza per il Coronavirus: fino a quando può durare

Lo stato d’emergenza per il Covid-19 è stato dichiarato per la prima volta nel gennaio del 2020, quando in Italia non era ancora stata scoperta la circolazione del virus. La prima scadenza era fissata dopo sei mesi, al 31 luglio 2020. A fine luglio è stato rinnovato fino al 15 ottobre e in autunno è arrivata una nuova proroga fino al 31 gennaio 2021. L’ultima proroga risale a gennaio ed era prevista la validità dello stato d’emergenza fino alla fine di aprile. Ora si arriva, quindi, al 31 luglio, ultima data disponibile per una proroga senza passaggio parlamentare. Difatti la proroga diretta da parte del Cdm è possibile fino al 31 luglio 2021, cioè fino a un anno di distanza dalla scadenza della prima dichiarazione dello stato d’emergenza.

La durata dello stato d’emergenza non può superare i 12 mesi iniziali, ma è poi ulteriormente prorogabile di ulteriori 12 mesi a partire dalla prima scadenza e non c’è un limite al numero di proroghe possibili fino a quella data (può essere, per esempio, una proroga unica di un anno o 12 diverse, una per mese). Raggiunta questa scadenza, resta la possibilità di rinnovare lo stato d’emergenza ma con un iter più complesso: non basta più una semplice delibera del Consiglio dei ministri, ma serve un provvedimento di legge con il successivo passaggio parlamentare e l’approvazione delle due Camere. Passaggi che saranno necessari in caso di ulteriori proroghe posteriori al 31 luglio. Al momento sono in vigore alcuni stati di emergenza che vanno avanti da anni, come nel caso di quelli dichiarati per il terremoto del Centro Italia o per il sisma dell’Emilia.

Che cos’è e cosa comporta lo stato d’emergenza

Lo stato di emergenza viene dichiarato per permettere al governo e alla Protezione civile di avere poteri speciali e straordinari e di poter agire più celermente in caso di eventi critici: il classico esempio è quello di un terremoto. In questi casi governo e Protezione civile possono operare in deroga alle disposizioni vigenti e il governo può legiferare con ordinanze in deroga alle disposizioni di legge, ma sempre rispettando i limiti costituzionali. È il caso, per esempio, dei dpcm usati dal governo Conte per le misure restrittive contro la diffusione del Covid. Decreti del presidente del Consiglio che sono stati utilizzati all’inizio anche dal governo Draghi. Allo stesso modo, rientrano in quest’ottica anche le ordinanze ministeriali a cui si più volte si è deciso di ricorrere in questi mesi di emergenza per disporre restrizioni o norme specifiche senza bisogno di un provvedimento di legge. Tra gli altri effetti della proroga dello stato d’emergenza c’è anche la possibilità per le aziende di ricorrere allo smart working in deroga a quanto previsto normalmente, ovvero senza la necessità di stipulare accordi individuali.

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