Covid, che cos’è il Patto di Roma firmato dai ministri della Salute del G20
Portare il vaccino ovunque, soprattutto nei paesi più in difficoltà con la campagna vaccinale. È questo l'obiettivo fissato dal Patto di Roma, approvato ieri al termine del G20 della Salute tenutosi nella capitale. Ai Musei capitolini i ministri della Salute hanno manifestato una chiara dichiarazione di intenti: vaccinare entro la fine del 2021 il 40% della popolazione mondiale per arginare la diffusione della pandemia. "Nessuno deve restare indietro", ha detto il ministro Roberto Speranza.
Come garantire il vaccino per tutti
La strada tracciata al termine della due giorni romana non è quella della sospensione dei brevetti, invocata già nei mesi scorsi da Oxfam ed Emergency. Le due organizzazioni considerano inadeguato il programma Covax, nato con l'obiettivo di garantire un equo accesso ai vaccini per tutti i paesi del mondo. Il Patto di Roma continuerà con la donazione di dosi alle nazioni più povere e si impegnerà a intensificarne la produzione portandola anche in altri paesi. Si punta così a creare le condizioni per un'autonomia produttiva anche nelle aree più fragili del mondo.
"Servono soluzioni più incisive", fanno sapere le organizzazioni dopo il summit, rivolgendosi ai leader che il 30 e 31 ottobre si incontreranno per il G20, lanciando loro un appello per "recuperare nel summit finale il coraggio e l’ambizione per intraprendere un reale cambio di rotta adottando misure, come la sospensione dei monopoli sui vaccini, la condivisione della tecnologia e del know-how, che possano disinnescare la spirale di disuguaglianza nell’accesso alle cure che la pandemia ha ulteriormente esacerbato, rendendo così attuale e non solo dichiarato il principio dei vaccini come bene pubblico globale”.
In Africa solo il 2% della popolazione è vaccinato
In Europa la campagna vaccinale procede spedita e in Italia il 72% della popolazione (over 12 anni) ha ricevuto il vaccino contro il Covid, ma non accade lo stesso in altre aree del mondo. Il continente africano è quello in cui si registra la copertura vaccinale più bassa. Sul totale mondiale di dosi inoculate, infatti, solo l'1,96% è stato somministrato in Africa.
In alcuni paesi africani, come la Tanzania, la campagna vaccinale è iniziata in netto ritardo. L'Oms lanciava l'allarme già ad agosto segnalando che paesi come Eritrea e Burundi non avessero ancora avviato le somministrazioni. E adesso, l'Organizzazione mondiale della sanità è intervenuta ancora, con un messaggio inviato ai ministri della Salute riuniti a Roma, per ricordare che la pandemia da Covid-19 può essere arginata solo con l'impegno di tuti i Paesi del G20.