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Costruire nuovi centri per rimpatri e accordi con Paesi africani: il piano del governo sui migranti

Centri per i rimpatri, accordi con i Paesi terzi per bloccare le partenze e lotta ai trafficanti: di questo si parlerà al tavolo convocato Palazzo Chigi a cui parteciperanno diversi ministri, tra cui Salvini e Piantedosi.
A cura di Annalisa Girardi
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Nei primi tre mesi del 2023 sono sbarcate in Italia il quadruplo delle persone arrivate l'anno scorso nello stesso periodo. Al 31 marzo, secondo il cruscotto del Viminale, erano 27.280; nel 2022, in quegli stessi tre mesi, appena 6.832. Le ragioni di questo aumento sono diverse: ce n'è una fisiologica legata all'arrivo della stagione più calda, a cui si aggiunge una situazione in Tunisia sempre più critica. Il governo di Giorgia Meloni, da quando è in carica, si è sempre dichiarato devoto alla linea dura: lotta ai trafficanti e blocco delle partenze dei migranti. Con gli arrivi che non accennano a diminuire, la presidente del Consiglio ha convocato un tavolo a Palazzo Chigi, insieme a tutti i ministri interessati: Antonio Tajani, degli Esteri, Matteo Salvini, dei Trasporti, Guido Crosetto, alla Difesa, e Matteo Piantedosi, agli Interni.

Il piano è sempre lo stesso. Da un lato, fare pressione al Fondo monetario internazionale affinché sblocchi una tranche di aiuti economici per il governo tunisino in modo da scongiurare il default del Paese, che comporterebbe un esodo via mare. Dall'altro, insistere con gli altri Paesi dell'Unione europea affinché ci sia una gestione condivisa dei flussi migratori.

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Nel frattempo la maggioranza, con il decreto Cutro, lavora a una stretta per la protezione speciale che punta a rendere più complessa la permanenza in Italia per chi arriva. Contestualmente, però, c'è bisogno anche di un lavoro sulle strutture di prima accoglienza. Con l'aumento degli arrivi il sistema rischia di andare sotto stress e gli amministratori locali hanno difficoltà a collocare le persone che arrivano.

Il governo vuole anche aumentare i rimpatri, attraverso degli accordi con i Paesi di origine delle persone migranti. Su questo punto il governo italiano non chiede solamente la collaborazione dell'Unione europea, ma anche quella delle Nazioni Unite, a cui si chiederebbe il coinvolgimento dei Paesi di transito (come appunto la Libia e la Tunisia) lungo le rotte migratorie, oltre che quelli di partenza. Il ministro Piantedosi, in questo senso, vuole anche aprire nuovi Centri per il rimpatrio (Cpr).

Proprio nel decreto Cutro prevede che nei prossimi anni si possano costruire nuove strutture di questo tipo o ampliare quelle già esistenti. Diverse organizzazioni, però, le hanno criticate, affermando che siano teatro di violazioni dei diritti umani e luoghi dove le persone vengono private della loro libertà.

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