“Costano troppo”: il Viminale sta bloccando i nuovi progetti Sprar per i migranti
Decine di nuovi progetti Sprar per l’accoglienza e l’integrazione di migranti sono stati bloccati dal Ministero dell’Interno. La motivazione, comunicata a mezza bocca dai tecnici del Ministero ai soggetti gestori è la mancanza di liquidità. Tuttavia, la paura di molti è che il sistema di accoglienza sia stato bloccato per destinare sempre meno risorse a favore dei migranti. La scadenza di luglio per l’approvazione di nuovi progetti è saltata e non è chiaro se e quando i progetti già predisposti da numerosi enti locali potranno partire. La preoccupazione è che il Ministero dell’Interno abbia messo in atto, alla chetichella, un vero e proprio blocco giustificando quella che sembra essere una scelta politica con motivazioni squisitamente tecniche.
I progetti Sprar sono considerati una buona prassi a livello europeo: i migranti vengono affidati ai Comuni e ad un soggetto gestore, un ente del terzo del settore, per favorirne l’integrazione nel tessuto locale. Lo Stato paga poco meno di 35 euro al giorno per migrante, solo una piccola parte dei quali va agli ospiti del progetto, mentre il resto serve per pagare alloggio, vitto ed opportunità di integrazione: corsi di lavoro, attività di orientamento, laboratori linguistici, attività educative di vario genere.
“Il Ministero dell’Interno sta creando ostacoli agli Sprar e, di conseguenza, alle attività di integrazione dei migranti. D’altronde il ministro Salvini lo ha detto chiaramente: bisogna spendere di meno per queste azioni” è il pensiero di Filippo Miraglia, che si occupa del tema per il più grande ente del terzo settore italiano, l’Arci, che conta oltre un milione di associati. L’alternativa agli Sprar sono i Cas, i Centri di Accoglienza Straordinaria. Guarda caso, proprio i centri gestiti dalle Prefetture e non dai Comuni, per i quali Salvini sta lavorando all’abbassamento del contributo da 35 a 25 euro. Una somma troppo bassa secondo gli enti di terzo settore, che porterà al taglio di tutte le attività per l’integrazione.
“Un altro grosso problema è dato dal fatto che quest’anno il Ministero ha abbassato l’ammontare della prima tranche per il pagamento dei progetti dal 50% al 30% e molti Comuni, nel 2018, non hanno ricevuto neppure questi soldi. – continua Miraglia – Molti enti locali non hanno soldi in cassa per anticipare e lasciano tutto il peso sulle spalle degli enti di terzo settore, che ormai non ce la fanno più a rimetterci. Visto che vitto e alloggio ai migranti vanno comunque pagati, si evita di anticipare i soldi per le attività di integrazione. Ma se non si anticipano i soldi, le attività non si svolgono e quindi non potranno mai essere rendicontate. E’ un cane che si morde la coda, purtroppo.”
Al momento la rete Sprar in Italia è composta da 877 progetti, tra cui 144 riservati a minori non accompagnati. La regioni che ospitano la maggior parte dei migranti sono, nell’ordine, Sicilia, Lazio, Calabria e Puglia. La Valle d’Aosta ne ospita solo 25, mentre il piccolo Molise accoglie più migranti di Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Sardegna. Agli Sprar si accede solo in forma volontaria, ma le Prefetture sono libere di aprire dei Cas senza il parere preventivo degli enti locali nei Comuni dove non siano attivi Sprar.