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Evitare il flop del concordato biennale: così la maggioranza prepara un nuovo condono per gli evasori

Il centrodestra prepara un nuovo regalo per le partite Iva, che aderiranno al nuovo concordato preventivo biennale. Oltre alla flat tax sul reddito aggiuntivo dichiarato rispetto allo scorso anno, i soggetti che stringeranno il patto con il fisco potranno servirsi del ravvedimento operoso, per le dichiarazioni dal 2018 al 2023, a condizioni molto vantaggiose e schermandosi da ogni controllo. Un vero e proprio colpo di spugna, che la maggioranza immagina pur di assicurarsi le risorse necessarie a far quadrare i conti della manovra.
A cura di Marco Billeci
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Concordato a tutti i costi, anche se i costi sono a carico dello Stato e per i contribuenti onesti. Questo sembra essere  il mantra nella maggioranza di governo, in vista della prossima legge di bilancio. Le già risicate chance di mantenere le promesse della manovra infatti passano anche dal successo (e dagli introiti) del concordato preventivo biennale. Per questo motivo, nel timore che la nuova misura introdotta con la riforma del fisco faccia flop, da settimane ministero dell'Economia e parlamentari di centrodestra si arrovellano a escogitare dei modi, per rendere più "sexy" il patto con il fisco, per gli autonomi e le partite Iva. L'ultima trovata è una norma che permetterebbe a chi aderisce, di sanare eventuali irregolarità nelle dichiarazioni dei redditi degli anni dal 2018 al 2023, pagando una cifra molto contenuta ed evitando così ulteriori verifiche del fisco.

Sul concordato preventivo si è scritto già molto e rinviamo ad altri approfondimenti per il dettaglio. In sintesi, basandosi su una serie di dati storici, l'Agenzia delle entrate propone alle partite Iva sottoposte alle pagelle Isa e ai forfettari, una cifra fissa di tasse da versare nei successivi due anni. Se gli interessati accettano, il fisco non può pretendere poi ulteriori somme, tranne in circostanze eccezionali, né effettuare controlli. La scommessa è quella di spingere i soggetti con bassa affidabilità fiscale a pagare un po' di più, in cambio di una serie di vantaggi. Il problema è che questi benefici si starebbero dimostrando poco attrattivi, per chi dichiara redditi sospettosamente bassi. E così è partita la corsa a metterne di nuovi.

Su spinta dei partiti di centrodestra in parlamento, il Mef aveva già aggiunto un cospicuo benefit alla proposta di concordato: sulla parte di reddito aggiuntivo rispetto a quello dichiarato l'anno precedente, che verrà fissato nel patto con l'Agenzia delle Entrate , si pagherà solo una flat tax del 10, 12 o 15 percento,  a seconda del voto ISA. Una percentuale in ogni caso per la stragrande maggioranza dei casi decisamente inferiore alle normali aliquote Irpef. Evidentemente, però, anche questo regalo non è stato ritenuto sufficiente da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia, che adesso tornano alla carica in Senato.

Il ravvedimento generoso

Nel corso dell'esame del cosiddetto decreto omnibus in Commissione Finanze a palazzo Madama, infatti, è stato presentato un emendamento che renderebbe ancora più generosa l'offerta di concordato, rivolgendosi apertamente a chi negli ultimi anni non ha versato quanto dovuto all'erario. Il testo porta la firma dei senatori Orsomarso (Fdi) e Damiani (Fi), oltre a quella del presidente della commissione, il leghista Garavaglia. La proposta è quella  di costituire un meccanismo ravvedimento ad hoc, per i soggetti che aderiranno al patto fiscale. Normalmente si parla di ravvedimento, quando i contribuenti hanno la possibilità di sanare spontaneamente errori, omissioni e versamenti carenti nelle dichiarazioni dei redditi, prima che ci sia una contestazione formale.

Per gli aderenti del concordato, le condizioni del ravvedimento – previsto dal testo, per gli anni che vanno dal 2018 al 2023 – saranno particolarmente vantaggiose.  L'imposta da pagare sarà calcolata sul 5 percento del reddito dichiarato per i soggetti con punteggio ISA pari a 10; del 10 percento per i soggetti con punteggio ISA pari o superiore ad 8 e inferiore a 10; del 20 percento per i soggetti con punteggio ISA pari o superiore a 6 e inferiore a 8; del 30 percento per i soggetti con punteggio ISA pari o superiore a 4 e inferiore a 6; del 40 percento per i soggetti con punteggio ISA pari o superiore a 3 e inferiore a 4; del 50 per cento per i soggetti con punteggio ISA inferiore a 3.

Su questi importi, i contribuenti ravveduti sulla via del concordato potranno usufruire dell'ennesima imposta sostitutiva, con una percentuale del 10, 12 o 15 percento, sempre a seconda del voto nella pagella Isa. Non solo, per gli anni 2020-2021, in considerazione delle difficili condizioni dovute al Covid, ci sarà un ulteriore scontro del 30 percento. Il tutto con la possibilità anche di rateizzare in 24 tranche il dovuto e soprattutto con la garanzia per i beneficiari, di schermarsi da ogni altro controllo ispezione e verifica non solo sul reddito, ma anche sui versamenti Iva.  Unico paletto fissato da questa maxi sanatoria è l'obbligo di versare al fisco un'importo minimo di mille euro, per ciascuna annualità oggetto dell'opzione.

Insomma, un vero colpo di spugna. Vedremo quale sarà il destino dell'emendamento nelle votazioni in Senato. Viste le firme pesanti in calce al testo, è difficile pensare che la proposta sia stata immaginata, senza un accordo con il viceministro dell'Economia Leo, il padre della riforma del fisco. D'altra parte, il governo ha un disperato bisogno che il concordato preventivo funzioni. Secondo stime non ufficiali, l'esecutivo Meloni conta di ottenere dalla misura almeno due miliardi, da usare in legge di bilancio. Se  il concordato si rivelasse un buco nell'acqua, i già traballanti conti della manovra diventerebbero ancora più difficili.

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