Nel 2011 un libro tutto incentrato sull'incontenibile ascesa di Nicola Cosentino, che da Casal di Principe era arrivato a conquistare la poltrona di sottosegretario all'Economia con delega ai fondi CIPE nel governo Berlusconi, veniva pubblicato da una piccola casa editrice, la "Centoautori" di Villaricca, provincia di Napoli, quella che oggi tristemente viene definita ‘Terra dei fuochi". Quel libro, "Il Casalese", era il frutto del lavoro di inchiesta collettivo di numerosi giornalisti campani (Massimiliano Amato, Luisa Maradei, Arnaldo Capezzuto, Corrado Castiglione, Peppe Papa, Antonio Di Costanzo, Vincenzo Senatore, Giuseppe Crimaldi, Ciro Pellegrino) e rispondeva ad una esigenza: sapere di più sull'esponente politico più in vista , maggiormente temuto nonché plurindagato, del centrodestra in Campania. Nessuno fino ad allora aveva pensato di sviscerare la sua storia fatta di amicizie pericolose, di personaggi inquietanti, di inchieste per presunte connivenze col clan dei Casalesi. Possibile? Possibile che nella regione che sforna più giornalisti e scrittori che lettori di giornali e libri nessuno avesse mai ritenuto importante approfondire la Cosentino story. Possibile.
Poco dopo l'uscita del Casalese, capimmo chiaramente il perché di questi timori. Il fratello di Nick ‘o mericano, Giovanni, chiese al tribunale di Napoli un risarcimento astronomico da 1,2 milioni di euro nonché il sequestro e la distruzione dei libri in commercio. Fra i capitoli maggiormente ‘indigesti' alla famiglia dell'ex coordinatore PdL Campania c'era quello sugli "affari di famiglia". Ovvero l'attività di ‘Aversana Petroli', ‘Aversana Gas' e ‘Ip Service', le aziende di distribuzione del carburante che fanno riferimento alla famiglia dell'esponente politico.Era il 2011, sono passati quasi quattro anni dalla pubblicazione del libro-inchiesta. Nel frattempo le accuse contro editore e giornalisti si sono decisamente sgonfiate e Cosentino è finito due volte agli arresti, l'ultima, oggi, nell'ambito di una inchiesta condotta dalla Dda di Napoli con le ipotesi d'accusa di concorrenza illecita, estorsione e concussione per favorire l'attività degli impianti di distribuzione di carburanti di famiglia. Fra gli arrestati vi sono anche i fratelli di Nicola, Giovanni (quello della richiesta di maxi risarcimento) e Antonio. Ne è passato del tempo da quel giugno 2010, da quando l'allora esponente del governo Berlusconi veniva salutato con gli onori formali durante la festa nazionale della Guardia di Finanza.
L'ennesimo arresto dell'ex uomo forte di Berlusconi in Campania non è cosa da poco. Chi si occupa delle vicende regionali sa che Cosentino aveva ripreso in pieno l'attività politica: dalle future candidature per le Europee e per le elezioni Regionali del 2015, alle fronde interne contro Stefano Caldoro nella nuova Forza Italia. Perfino nelle recentissime elezioni universitarie all'ateneo Federico II i cosentiniani hanno fatto sentire il loro peso. Scrive il gip Isabella Iaselli nel paragrafo dell'ordinanza dedicato alle esigenze cautelari che Cosentino, nonostante gli arresti, aveva mantenuto inalterati i suoi contatti, come si evince dalle intercettazioni e dai tabulati. Nel periodo compreso tra il 21 giugno 2013 e l'8 gennaio 2014, in cui non era sottoposto alla custodia cautelare in carcere ma era prima agli arresti domiciliari e poi imputato a piede libero, Nick ‘o mericano ha ricevuto «6.147 telefonate e 4.656 sms». Questa frenetica attività, questa ricerca continua del consenso e voglia di ribadire il proprio peso politico a dispetto di inchieste e pesanti accuse evidentemente mal si conciliava con la libera circolazione di un prodotto giornalistico d'inchiesta. Per questo motivo "Il Casalese" è finito nel mirino degli avvocati della famiglia Cosentino. Un aneddoto su tutti: in molti casi i legali incaricati di curare la causa civile contro il libro si sono presentati ai dibattiti pubblici con gli autori. In particolare una presentazione a Roma, nella sede della Federazione Nazionale della Stampa si tramutò in un botta e risposta accesissimo tra legali e giornalisti che lasciò sconcertati i partecipanti. Sulla vicenda della Aversana Petroli, l'azienda nel mirino di questa seconda indagine a carico di Cosentino e dei suoi, ricordo un dibattito a Caserta dove un uomo, probabilmente un operaio del comparto carburanti, si sfogò a lungo in maniera rabbiosa, spiegando perché a suo modo di vedere in quel comparto era impossibile la concorrenza. Parole che anni dopo, alla luce di questi nuovi elementi d'indagine, assumono per me un peso rilevante. Nel corso delle decine di dibattiti sulla vicenda Casalese, sul un centrodestra campano opaco (usando un eufemismo) al di là di Cosentino, su un centrosinistra incapace di proporsi con forza quale forza alternativa e contraria – poiché spesso non lo è stata – alla malapolitica infiltrata dalle organizzazioni criminali, mi ha sempre stupito la capacità tutta italiana di lasciarsi rapidamente alle spalle inchieste, veleni, malgoverno per ridare – in virtù di un consociativismo e di un clientelismo patologico – una seconda, spesso una terza chance, a personaggi improponibili e incandidabili.
Mentre scrivo, scorrono i lanci di agenzie con le sentite solidarietà «all'amico Nicola», con le accuse verso un sistema di carcerazione preventiva da riformare, contro i soliti giudici comunisti e le solite inchieste a orologeria. Nel 2011, in minima parte grazie ad un libro edito da una piccola casa editrice del Mezzogiorno, si poneva il problema della selezione della classe dirigente e si raccontava una storia incredibilmente fino ad allora mai messa nero su bianco nella sua interezza e complessità. Sia chiaro: un libro non ha, non deve avere, la pretesa di guidare riscosse sociali né tanto meno l'azione inquirente. La brechtiana affermazione sul bisogno di eroi si adatta benissimo ai giornalisti e agli scrittori italiani. C'è però qualcosa che non si può far finta di non vedere: quel sistema di potere, quella ragnatela di contatti e di interessi indagata giornalisticamente è rimasta quasi intatta. Nel camaleontico reticolo del potere campano qualche rubagalline è rimasto impigliato nelle reti della magistratura, ma sostanzialmente, il caso Cosentino pur avendo smosso le coscienze e indignato la brava gente non ha cambiato di un millimetro le posizioni della politica campana È un fatto lampante. Anche se centrodestra, centrosinistra e certe istituzioni negano, vergognosamente, l'evidenza.