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Cosentino (con l’ok di Verdini) attacca Berlusconi perché “schiavo” della Pascale

La reazione della vecchia guardia berlusconiana alla volontà di Silvio Berlusconi di adeguare il partito ai tempi, di svecchiare gli organigrammi, è terribile.
A cura di Carlo Tarallo
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Violenta, rabbiosa, scomposta. La reazione della vecchia guardia berlusconiana alla volontà di Silvio Berlusconi di adeguare il partito ai tempi, di svecchiare gli organigrammi, è terribile. Tra ieri e oggi, i commentatori più vicini a Denis Verdini e Daniela Santanchè, i capi della “conservazione” nel partito, stanno portando un attacco micidiale verso Francesca Pascale, Mariarosaria Rossi e lo stesso Berlusconi.

Nicola Cosentino, ad esempio, per la prima volta ha attaccato direttamente il suo ex leader, con una dichiarazione di fuoco rivolta alla Pascale: “Se l'imbarazzo riguarda il fatto che io sono indagato, allora cominciamo a guardare anche a quelli che hanno sentenze passate in giudicato. Perché in quel caso ci sarebbe, sì, l'imbarazzo della scelta”. In pratica, una coltellata al cuore di Berlusconi in persona.

L’intervista a Repubblica di Francesca Pascale, in realtà, ha scatenato una reazione furiosa di tutto l’ambiente cosentinian-verdiniano, che tenta in tutti i modi di restare a galla e di condizionare ancora e sempre di più Forza Italia. L’obiettivo è impadronirsi del partito approfittando delle difficoltà giudiziarie di Silvio. Fare terra bruciata introno a chi, come la Pascale e la Rossi, ostacola la scalata al potere assoluto nel centrodestra di personaggi di prima, seconda e terza fila, fino a ieri abituati a imperversare tra incarichi, poltrone, candidature, spesso basate su rapporti personali e non su una reale consistenza elettorale.

Da questo ambiente, dai “pitonisti”, arrivano spifferi e imbeccate alla stampa basate più o meno tutte sullo stesso assioma: Berlusconi sarebbe ostaggio di Pascale e Rossi, quasi plagiato dalla fidanzata e dalla storica assistente, che gli impedirebbero di tenere i rapporti con la dirigenza del partito.

Una lettura ovviamente grossolana, smentita dal fatto che Silvio Berlusconi continua quasi ogni giorno a ricevere coordinatori e responsabili locali appena nominati. Nominati però senza tenere conto, per la prima volta, delle volontà dei “pitonisti”. Una versione che fa a pugni anche con l’immagine dello stesso Berlusconi, che pur preoccupato di quanto deciderà il 10 aprile il tribunale di sorveglianza, dimostra di essere in piena forma e determinatissimo ad andare avanti.

La smentita sulla candidatura alle Europee di uno dei suoi figli (per quanto possa valere) dimostra che il Cav. ha pienamente in pugno la situazione e che conta sul suo nome nel simbolo e su una campagna elettorale delle sue (salvo decisione molto drastiche della magistratura) per tenere Forza Italia abbondantemente al di sopra del 20% senza cadere nella trappola delle “candidature forti” a cominciare da quella di Raffaele Fitto, “volto nuovo” (ma tra decine di virgolette) dei pitonisti e ansioso di raggranellare al sud i consensi di tutti i dissidenti per dimostrare la sua forza elettorale .

Il problema di questa fazione, però, è che la “nouvelle vague” rappresentata da Giovanni Toti può contare su un sostegno che è molto ma molto più consistente di quello di chi vorrebbe rappresentare Pascale, Rossi e lo stesso Toti come un gruppetto di “plagiatori” di Berlusconi: contro la strategia di guerra totale di Verdini, Santanchè, Cosentino e Fitto nei confronti del leader infatti c’è gran parte del partito, una maggioranza silenziosa ma numericamente consistentissima.

Fedeli a Berlusconi e alla sua famiglia sono infatti tutti i coordinatori regionali, tutti i coordinatori provinciali, il capogruppo al Senato Paolo Romani, quello alla Camera Renato Brunetta, la maggior parte dei deputati e dei senatori, la totalità dei parlamentari europei. Tutti stanchi, anzi esausti, del continuo braccio di ferro che i pitonisti (Verdini, Santanchè, Cosentino) stanno portando avanti per consolidare le proprie posizioni all’interno del partito. Tutti certi che Silvio Berlusconi sia tutt’altro che “bollito”. Tutti convinti che, soprattutto dopo la “sparata” di Cosentino contro Berlusconi, la strada della rivolta anti Silvio sia un vicolo cieco al termine del quale c’è solo l’addio al partito.

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