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Cos’è successo nel faccia a faccia notturno tra Meloni e Macron sulla questione migranti

A margine del Consiglio europeo di Bruxelles si è anche svolto il primo incontro ufficiale tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron. Tra i temi trattati la questione migranti, ma anche il nucleare e gli aiuti economici per la transizione ecologica.
A cura di Luca Pons
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L'ultima volta che Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron si erano incontrati ufficialmente, a Roma, la presidente di Fratelli d'Italia non aveva ancora ricevuto la fiducia del Parlamento come capo del governo. Da allora le occasioni ci sono state, se non altri ai vertici europei come il Consiglio europeo che è iniziato ieri a Bruxelles, ma i due leader non hanno avuto un incontro bilaterale. Il primo è avvenuto questa notte, nell'Hotel Amigo, in una sala privata e senza le rispettive delegazioni.

A proporlo è stato il presidente francese, con un messaggio inviato su Whatsapp mercoledì 22 marzo. Meloni e Macron sono entrati nell'albergo attorno alle 23, e il loro faccia a faccia è durato più di un'ora e mezza, alla presenza solo delle scorte e senza altri delegati diplomatici. Il capo di Stato della Francia ci ha tenuto a precisare che non si trattava di un incontro di ‘disgelo' o di ‘riappacificazione' dopo le tensioni degli ultimi mesi – prima sulle Ong con il caso Ocean Viking, poi sull'Ucraina con la visita a sorpresa di Zelensky a Parigi. La versione francese è che non ci sono stati malintesi, quindi non c'è bisogno di chiarire nulla e si può parlare dei "temi all'ordine del giorno del Consiglio europeo".

Cosa ha chiesto Giorgia Meloni al presidente francese

Data l'assenza di delegazioni diplomatiche, non ci sono riscontri precisi sulle parole scambiate tra la presidente italiana e il suo corrispettivo francese. Ciò che è certo è che il tema su cui Giorgia Meloni ha insistito di più nelle settimane precedenti al Consiglio europeo di ieri è stata la migrazione. Un ambito in cui la Francia può certamente essere un alleato di peso.

Nel suo intervento al Consiglio, Meloni ha sottolineato che c'è il rischio che prossimamente la Tunisia attraversi una crisi talmente grave da far arrivare "900mila migranti" in Italia, sulle rotte del Mediterraneo. Un processo già in atto, dato che dall'inizio del 2023 gli arrivi sono triplicati rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

Parigi, anche per motivi storici legati al suo passato coloniale, ha un'influenza significativa nel Nord Africa. Per questo, la presidente del Consiglio italiana si è confrontata con Macron sul tema della Tunisia e anche sulle tensioni che attraversano una fascia più a sud dell'Africa, il Sahel. Da qui passano alcune delle rotte migratorie verso l'Europa più significative, a livello numerico. Ed è possibile che i due leader abbiano discusso anche della situazione in Libia e della sua stabilità interna.

La richiesta di Macron: appoggio italiano sul nucleare

Anche in questo caso, le richieste francesi sono frutto di ricostruzioni, dato che non ci sono resoconti dei diretti interessati. Il tema su cui, però, la Francia potrebbe avere bisogno di un supporto in sede europea è quello dell'energia nucleare. Attualmente, il nucleare è inserito nella tassonomia, ovvero nella lista, di fonti energetiche considerate ecologiche dall'Unione europea e che quindi possono potenzialmente ricevere incentivi ‘green'.

Per Parigi, però, sarebbe necessario un passo in più: l'energia nucleare deve essere considerata in tutto e per tutto sostenibile, e deve fare parte anche del Piano industriale green (o "Zero Industrial Act") a cui la Commissione europea sta lavorando. La proposta della Commissione avrà l'obiettivo di spingere molto sulla produzione di tecnologie per la transizione ecologica – in risposta al piano da 300 miliardi di dollari approvato dagli Stati uniti sullo stesso tema – e il nucleare deve rientrare tra queste tecnologie.

Infine, i due Paesi potrebbero anche supportarsi a vicenda su un altro tema legato al Piano industriale: gli aiuti di Stato. Per adesso, la Commissione prevede che questo schema di sussidi e incentivi alle imprese sia finanziato dai singoli Stati membri dell'Ue, cosa che favorirebbe chi ha un debito pubblico basso: la Germania in primis, decisamente non l'Italia. Se la Francia avesse l'intenzione di bilanciare di più le cose, senza dare uno spazio eccessivo a Berlino, potrebbe anche decidere di sostenere la richiesta italiana di un Fondo sovrano europeo, con soldi comunitari, per finanziare iniziative di questo tipo.

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