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Cos’è successo nel caso del ministro Giuli e il capo di gabinetto Spano: dall’inchiesta alle dimissioni

Francesco Spano, capo di gabinetto del ministro della Cultura Alessandro Giuli, ha rassegnato le dimissioni undici giorni dopo aver ricevuto l’incarico. Il motivo è un’inchiesta di Report che vedrebbe coinvolto il compagno di Spano. La vicenda sarebbe risalente al periodo in cui i due lavoravano per il Maxxi.
A cura di Luca Pons
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È stato definito il nuovo ‘caso Boccia', e anche se con tutta probabilità non si arriverà alle dimissioni del ministro come avvenuto con Gennaro Sangiuliano, a perdere l'incarico è stato il capo di gabinetto del ministero della Cultura: Francesco Spano, che era stato nominato appena undici giorni fa dal nuovo ministro Alessandro Giuli. Lo stesso Giuli a inizio ottobre aveva revocato l'incarico al predecessore di Spano, Francesco Gilioli, perché era "venuto meno il rapporto fiduciario" tra i due, forse proprio a seguito del caso Boccia.

Le dimissioni di Spano sono arrivate, inattese, poco dopo che il programma Report aveva annunciato un'inchiesta su di lui, che andrà in onda domenica. Sarebbe bastata l'anticipazione a spingere l'ex direttore dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) a dare l'addio all'incarico ministeriale, parlando di "sgradevoli attacchi personali". Una situazione che il ministro Giuli ha definito come un "barbarico clima di mostrificazione" nei confronti di Spano, a cui ha ribadito solidarietà e stima.

Perché Spano si è dimesso così in fretta e cosa c'entra Report

Del caso non sono ancora chiari tutti i dettagli, ma sono arrivate diverse anticipazioni. La questione sarebbe iniziata quando Spano guidava l'Unar, durante il governo Renzi. All'epoca le Iene avevano svolto un'inchiesta su di lui, perché l'Ufficio aveva finanziato un'associazione per i diritti Lgbtq nelle cui sedi si sarebbero svolti anche dei rapporti sessuali a pagamento. La Corte dei Conti aveva poi escluso responsabilità di Spano, e qui stando a quanto affermato da Report era partita l'iniziativa legale di quest'ultimo nei confronti di varie testate o programmi.

Il suo avvocato sarebbe stato Marco Carnabuci, che nel tempo sarebbe diventato anche il suo compagno. I due sono uniti civilmente. E su questo legame si fonderebbe il potenziale conflitto di interessi.

Nel 2017, dopo le dimissioni dall'Unar, Spano ha iniziato a lavorare per la Human Foundation, che l'anno successivo ha offerto un incarico da consulente legale proprio a Carnabuci. In quel periodo, l'avvocato ha ottenuto l'incarico di consulente anche al Maxxi. In quel momento, a guidare il Maxxi e la Human Foundation era la stessa persona: Giovanna Melandri, ex ministra ed ex deputata del Pd.

Da allora e fino ad oggi, da quanto risulta, l'incarico di Carnabuci al Maxxi è stato sempre rinnovato. Dal 12 dicembre 2022 a presiedere il museo è stato l'attuale ministro Giuli, che ha confermato come segretario proprio Francesco Spano, nominato poco prima da Melandri. Ma, a quanto risulta, il possibile conflitto d'interessi per la relazione con l'avvocato non è mai stato segnalato né affrontato.

Perché molti in FdI ce l'avevano con Spano

La nomina di Spano aveva da subito sollevato polemiche soprattutto a destra, come ha confermato anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ieri sera. Meloni, a una domanda sul caso, ha detto di non aver seguito la vicenda e di non aver parlato con Giuli né all'atto della nomina né a seguito delle dimissioni del suo capo di gabinetto. Ma ha ricordato che in Fratelli d'Italia c'era stato "nervosismo" quando era emerso il nome di Spano.

Il motivo è che l'inchiesta delle Iene aveva sollevato uno scandalo legato al mondo dell'associazionismo Lgbtq, a cui la destra conservatrice è particolarmente ostile. Sia frange di FdI che associazioni come Pro Vita avevano chiesto di rimuovere Spano. La stessa Pro Vita ha commentato oggi dicendo che le sue dimissioni sono "la degna conclusione di una vicenda politica indecente gestita in modo fallimentare fin dal principio: il ministro Giuli non avrebbe mai dovuto promuovere un funzionario legato al Pd di cui lo stesso centrodestra pretese le dimissioni nel 2017 per lo scandalo all'Unar e Palazzo Chigi non avrebbe mai dovuto dare il suo benestare". Secondo quanto riportato, in una chat locale del partito di Meloni l'uomo sarebbe stato definito "pederasta" da Fabrizio Busnengo, coordinatore del Municipo IX di Roma, che ha poi lasciato l'incarico dichiarando: "Lungi da me attaccare Spano da un punto di vista omofobo, ho semplicemente riportato il sentiment della base elettorale rispetto alla sua nomina".

Le repliche di Melandri e del ministero della Cultura

Sul caso una prima precisazione è arrivata da Giovanna Melandri, ex presidente del Maxxi che assunse Spano: "L'avvocato Marco Carnabuci è stato chiamato dal Maxxi nel giugno 2018, quando Francesco Spano non aveva nulla a che fare con il museo". In particolare, "il 3 maggio 2018 il segretario generale del Maxxi Pietro Barrera chiese al direttore di Federculture (l'associazione datoriale cui è associata la Fondazione Maxxi) l'indicazione di nomi esperti cui conferire l'incarico" come responsabile per il trattamento dei dati, una figura diventata obbligatoria proprio a fine maggio di quell'anno. "Federculture suggerì il nome di Carnabuci, che del resto già curava per loro seminari di formazione su questi stessi temi".

Melandri ha detto che "le vicende personali di Spano e Carnabuci riguardano solo loro", mentre i contratti del Maxxi dopo il dicembre 2022 "riguardano solo ed esclusivamente il presidente Alessandro Giuli". La situazione, secondo lei, è "un orribile regolamento di conti di una destra omofoba".

Il ministero della Cultura ha risposto con due note. Nella prima ha affermato che "Al momento dell'insediamento di Alessandro Giuli al vertice del Maxxi, Francesco Spano ricopriva già l'incarico di Segretario generale della Fondazione, come da nomina del precedente presidente Giovanna Melandri", e che "stessa Fondazione non è più presieduta dal ministro Giuli, come erroneamente riportato" da Report. Dopo una risposta della trasmissione sul sito del museo, che riporta ancora il nome di Giuli, il ministero ha replicato con tono più deciso: "Report legga bene prima di replicare. Dal sito della Fondazione Maxxi, infatti, si può facilmente notare che, accanto al nome di Alessandro Giuli, è presente un asterisco che rinvia al fondo della pagina", dove si riporta che gli incarichi del ministro sono stati assunti da una consigliera.

Gli attacchi dell'opposizione a Giuli e al governo

La polemica ha coinvolto anche le opposizioni. Giuseppe Conte ha parlato di "uno dei molteplici episodi di inadeguatezza e incapacità di questa classe politica". Enrico Borghi, capogruppo di Italia viva al Senato, ha dichiarato: "Un'altra dimissione clamorosa al Mic, dopo le burrascose vicende estive del ministro Sangiuliano", e ha chiesto che Giuli intervenga in Parlamento: "Ma cosa sta succedendo esattamente in quel ministero?", ha detto chiedendo un chiarimento su "chi realmente comanda la cultura – con le sue nomine, le sue risorse e il relativo sistema di potere – in questo Paese. Che evidentemente non è Giuli!".

Angelo Bonelli, di Europa Verde, ha chiesto le dimissioni di Giuli: "È il fallimento della classe dirigente che ruota intorno alla premier Meloni. Scandalo dopo scandalo, questo governo dimostra di non avere una leadership adeguata per governare un Paese come l'Italia. Si affidano a un ristretto cerchio di amici e ‘cerchi magici', persone che spesso sono coinvolte in comportamenti discutibili e procedimenti giudiziari, come dimostrato dai casi di Daniela Santanchè e Andrea Delmastro. Siamo di fronte a un governo che è incapace di liberarsi da scandali e favoritismi. Dico al ministro Giuli che la mostrificazione di Spano, di cui lui ha parlato, è stata fatta dal suo partito ovvero FdI, e come opposizione assistiamo increduli a questo indecente spettacolo".

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