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Cos’è questa storia delle classi separate per gli alunni stranieri proposte dal ministro Valditara

Il ministro Valditara ha proposto che gli studenti stranieri facciano parte delle lezioni separati dalla propria classe, o debbano seguire lezioni al pomeriggio, se hanno difficoltà con la lingua italiana. Non è la prima volta: nel 2008 la Lega Nord lanciò l’idea delle “classi ponte”. Ecco cosa ha detto Valditara e quali sono i precedenti.
A cura di Luca Pons
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In Italia "l’attuale sistema scolastico penalizza gli studenti stranieri". Per questo, bisogna creare un nuovo meccanismo: "Ogni scuola dovrebbe verificare all’atto di iscrizione le competenze dei ragazzi immigrati", e poi scegliere se inserirli pienamente nelle classi ordinarie, oppure fargli seguire alcune lezioni in classe e altre (come quelle di italiano) in una "classe di accompagnamento", oppure se inserire delle lezioni di italiano obbligatorie al pomeriggio. Questa è in sintesi la proposta che il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha lanciato in un'intervista a Libero, e che sta facendo discutere.

Cosa ha proposto il ministro Valditara, le tre possibilità per uno studente straniero

Il ministro ha detto che l'attuale modello scolastico dà solo "una apparente inclusione", ma in realtà aumenta la dispersione scolastica tra gli studenti stranieri. E, dove non si riesce a inserirsi nella società e nel mondo del lavoro, "il pericolo di scivolare verso forme di microcriminalità è certamente più elevato". Dall'altra parte, Valditara ha affermato che la difficoltà degli studenti stranieri "danneggia anche gli studenti italiani che vedono rallentato il loro programma formativo".

Per quanto riguarda le soluzioni, il ministro ha detto che l'Italia è tra i pochi Paesi dell'Unione europea – insieme a Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia – che prevedono un inserimento diretto nelle classi ordinarie. Altrove, come in Germania e in Francia, ci sono modelli misti. Per questo, anche le scuole italiane dovrebbero aprirsi a nuove possibilità, che il ministero sta elaborando per creare un "progetto realmente inclusivo".

Nel nuovo sistema, "ogni scuola dovrebbe verificare all’atto di iscrizione le competenze dei ragazzi immigrati". Non è chiaro, però, chi dovrebbe sottoporsi a questi test: tutti i bambini e ragazzi di nazionalità non italiana, o solo quelli nati fuori dall'Italia, ad esempio. "Dopodiché dovremmo lasciare alle scuole la scelta fra tre percorsi". Il primo resta l'inserimento diretto nelle classi già esistenti, "se il tasso di apprendimento della lingua italiana è buono".

Il secondo percorso è quello in cui "il ragazzo straniero viene inserito come tutti in una determinata classe, tuttavia le lezioni di italiano ed eventualmente anche quelle di matematica le frequenta in una classe di accompagnamento con docenti specializzati e una didattica potenziata". Infine, il terzo "potrebbe prevedere di seguire al pomeriggio attività obbligatorie di potenziamento linguistico extracurricolare". In ogni caso, "i giovani stranieri continueranno a frequentare con tutti gli altri loro compagni le lezioni di storia, di inglese e così via".

Il precedente: la Lega Nord nel 2008 propose le "classi ponte"

Valditara, esponente della Lega, non è il primo membro del suo partito a fare una proposta simile, anzi. Negli anni, più e più volte in Italia si è tornati a parlare di come gestire la presenza di studenti stranieri che hanno difficoltà con la lingua italiana.

Nel 2008, quando Valditara era un senatore di Alleanza nazionale e la ministra dell'Istruzione era Mariastella Gelmini, la Lega Nord propose con una mozione che per accedere alle scuole italiane gli studenti stranieri superassero un test, e se necessario venissero inseriti in apposite "classi ponte" (poi chiamate "classi di inserimento" per limitare le polemiche) per la lingua italiana. La Camera approvò la mozione con l'appoggio del governo, pur creando un dibattito anche all'interno della maggioranza di centrodestra.

Se si parla di lezioni extra per la lingua italiana, invece, la proposta è già arrivata circa dieci anni fa. Nel febbraio 2014, a cavallo tra il governo Letta e il governo Renzi, il ministero dell'Istruzione varò delle linee guida per l'inclusione degli studenti stranieri, che ogni scuola poteva valutare di applicare nel modo migliore. Queste prevedevano anche la possibilità, oltre all'inserimento nella classe ordinaria, lavoratori di italiano di "circa 8-10 ore settimanali per una durata di 3-4 mesi", raggruppando "gli alunni non italofoni di classi diverse", da svolgere di mattina o di pomeriggio.

Nel 2022 le linee guida sono state aggiornate. Si legge che "per un pieno inserimento è necessario che l’alunno trascorra tutto il tempo scuola nel gruppo classe, fatta eccezione per progetti didattici specifici, ad esempio l’apprendimento della lingua italiana, previsti dal piano di studio personalizzato", per poi specificare: "Lo studio della lingua italiana deve essere inserito nella quotidianità dell’apprendimento e della vita scolastica degli alunni stranieri, con attività di laboratorio linguistico e con percorsi e strumenti per l’insegnamento intensivo dell’italiano".

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