Cos’è questa storia del governo tecnico al posto di Giorgia Meloni
C'è un nuovo complotto che spaventa Giorgia Meloni e prende forma in due parole: governo tecnico. Ieri la presidente del Consiglio si è scagliata contro una serie di nemici giurati: giornali, poteri forti, sinistra. I generici partecipanti a una congiura denunciata più volte da parte della leader di Fratelli d'Italia. Tutto parte dal Financial Times, che ieri ha definito l'Italia "l'anello debole" dell'Unione europea dal punto di vista della politica economica. Metà della manovra di quest'anno, dando un'occhiata rapida alla Nadef, sarà finanziata in deficit. Una scelta che fa storcere più di un naso a Bruxelles e non solo. Anche perché lo spread è tornato a crescere. Da questo a pensare a un grande complotto per far cadere Meloni, però, ci vuole molta fantasia.
"La sinistra continui a fare la lista dei ministri del governo tecnico che noi intanto governiamo – ha detto ieri Meloni a La Valletta – Non vedo questo problema, vedo questa speranza da parte dei soliti noti, mi fa sorridere". E ha attaccato: "Voglio tranquillizzare tutti, il governo sta bene e anche se la situazione è complessa l'abbiamo maneggiata con serietà l'anno scorso, e anche quest'anno". Lo spread "che lanciate come se fosse la fine del governo Meloni stava adesso a 192 punti, a ottobre scorso 250 e durante l'anno precedente al nuovo governo è stato più alto e i titoli non li ho visti".
Meloni ha più volte ribadito che il governo resterà in carica perché sta facendo bene il suo lavoro, ma avrebbe anche detto ai suoi – secondo vari retroscena usciti sui giornali, probabilmente imbeccati dalla stessa presidente del Consiglio o da chi le è molto vicino – che se la fanno cadere, si torna alle elezioni. Senza l'appoggio di Fratelli d'Italia, mettere in piedi un governo tecnico sarebbe quasi impossibile.
"Invece di chiudersi nel bunker in preda alla paranoia da governo tecnico, Giorgia Meloni e i suoi fedelissimi farebbero meglio a impiegare il proprio tempo per la manovra di bilancio – ha attaccato il responsabile economico del Partito Democratico, Antonio Misiani – Se il buon giorno si vede dal mattino (la Nadef), le prospettive sono decisamente sconfortanti". L'economia "si è fermata" e la destra "non ha la più pallida idea di come rilanciarla".