Cos’è Pfizergate e cosa c’entra Ursula von der Leyen nell’indagine sulla fornitura di vaccini all’Ue
C'è un nuovo scandalo che rischia di coinvolgere le istituzioni europee, e in questo caso la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Si tratta di quello che i giornali stanno chiamando Pfizergate, ovvero un caso legato all'azienda farmaceutica Pfizer. La notizia rivelata ieri da Politico è che la Procura europea (European public prosecutor’s office, o Eppo) ha preso in carico un'indagine sul presunto scambio di messaggi tra von der Leyen e l'amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, durante le trattative per l'acquisto di vaccini anti Covid da parte dell'Unione europea.
Le ipotesi di reato sono interferenza nelle funzioni pubbliche, distruzione di sms, corruzione e conflitto d'interessi. Al momento nessuno sarebbe ufficialmente accusato, ma è chiaro che la vicenda riguarda von der Leyen, a pochi mesi dalle elezioni europee che potrebbero portarla a un secondo mandato come presidente della Commissione Ue.
Come è nato il caso Pfizergate e che ruolo avrebbe Ursula von der Leyen
La trattativa in questione ebbe luogo nel 2021, quando la pandemia era nel suo momento di picco. I vaccini esistevano già, ma non ce n'era una quantità sufficiente per soddisfare la domanda mondiale. Ad aprile, la Commissione europea annunciò che erano iniziate delle trattative con Pfizer, e a maggio fu comunicato ufficialmente l'acquisto di 1,8 miliardi di dosi di vaccino. La più grande fornitura ottenuta dall'Unione europea. All'epoca questo fu visto come un successo politico, anche se nel tempo alcuni hanno affermato che siano stati spesi troppi soldi, anche perché molte dosi negli anni successivi non sono mai state utilizzate.
Nel 2023, un lobbista belga di 36 anni di nome Frédéric Baldan sporse denuncia nel confronti di von der Leyen presso la Procura di Liegi. Baldan, che era legato al gruppo Bon Sens (con posizioni no vax) denunciò la presidente della Commissione per il suo ruolo nelle trattative, sostenendo appunto che ci fosse stato uno scambio di messaggi privati tra lei e Bourla per negoziare l'acquisto da decine di miliardi di euro. Sempre nel 2023, intanto, il New York Times – primo giornale a rivelare il caso – aveva fatto causa alla Commissione europea perché non aveva rivelato il contenuto di questi messaggi nonostante una richiesta formale. La denuncia del quotidiano, comunque, non rientra nel caso che ora la Procura europea sta seguendo.
Alla querela del belga Baldan si erano uniti (con segnalazioni distinte ma simili) anche il governo dell'Ungheria e quello della Polonia. Secondo quanto riportato da Politico, però, il governo polacco ha fatto un passo indietro dopo la vittoria delle elezioni di Donald Tusk. L'indagine è proseguita e da alcuni mesi è passata dalla Procura belga all'Eppo, che potrebbe anche sequestrare il materiale necessario a proseguire nell'inchiesta. Finora, in sedi ufficiali, la Commissione non ha né rivelato il contenuto degli sms né confermato la loro esistenza.
Lega: "Silenzio assordante dalla Commissione"
Il caso, come detto, arriva in un momento delicato anche sul piano elettorale: mancano poco più di due mesi alle elezioni europee, e von der Leyen ha già ricevuto del suo partito (i Popolari, in cui rientra Forza Italia) per un secondo mandato alla guida della Commissione. Oggi la Lega è intervenuta con una nota commentando la vicenda: "Noi per primi, dopo le inchieste giornalistiche indipendenti, abbiamo presentato interrogazioni, richiesto di portare il caso in aula al Parlamento, chiesto chiarimenti in tutte le sedi competenti, sempre andando a scontrarci con il silenzio assordante di questa Commissione europea e della maggioranza che la sostiene. Von der Leyen non può continuare a tacere sulla questione e fare finta di nulla", hanno scritto gli eurodeputati Marca Zanni (presidente del gruppo di Identità e democrazia) e Marzo Campomenosi (capo delegazione del Carroccio).