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Cos’è lo scudo penale per gli agenti e perché il ddl Sicurezza rischia la bocciatura: il parere del costituzionalista

Il costituzionalista Salvatore Curreri spiega a Fanpage.it perché con l’introduzione di uno scudo penale le forze dell’ordine verrebbero a trovarsi in una condizioni di “privilegio” rispetto ad altre categorie professionali, come ad esempio i medici.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il nodo del possibile ‘scudo penale' per i poliziotti o i carabinieri che usano l'arma di ordinanza, o comunque la violenza, nell'esercizio delle loro funzioni, non è stato ancora sciolto. L'unico elemento che per il momento il governo ha chiarito è che non dovrebbe essere incluso nel ddl Sicurezza, che sembra sempre più vicino a una terza lettura alla Camera, dopo le perplessità emerse dal Colle. Il governo ha detto che la definizione di ‘scudo penale‘ è fuorviante, perché in realtà starebbe studiando una norma che preveda una tutela penale per gli agenti in servizio, in modo che si eviti per loro l'iscrizione automatica nel registro degli indagati con il cosiddetto "atto dovuto".

Questo non significa, ha fatto sapere l'esecutivo, bypassare il controllo giudiziario, ma piuttosto serve a garantire una verifica più attenta da parte di un organo superiore, un magistrato, per esempio il Procuratore Generale presso la Corte d'Appello, così da bloccare l'apertura di procedimenti non necessari. Martedì, ai microfoni Fanpage.it, è stato il sottosegretario Delmastro a sottolineare che sarà sempre un magistrato a decidere se iscrivere o meno nel registro degli indagati un agente, assicurando che non ci saranno "aree grigie di impunità". Ma le cose stanno davvero così? Ne abbiamo parlato con Salvatore Curreri, professore di Diritto costituzionale e pubblico comparato presso Università di Enna ‘Kore'.

Il costituzionalista Salvatore Curreri
Il costituzionalista Salvatore Curreri

Non è ancora chiaro come verrà effettivamente declinata la norma, ma secondo il professor Curreri un rischio di "sbilanciamento" a favore degli agenti, dal punto di vista delle tutele, è concreto. Perché le forze dell'ordine verrebbero a trovarsi in una condizioni di "privilegio" rispetto ad altre categorie professionali, come ad esempio i medici, che per il loro operato possono essere indagati. "Nel nostro ordinamento, nel rispetto del principio di uguaglianza, non significa che le regole devono essere necessariamente uguali per tutti. Di fronte a situazione diverse si possono e si devono adottare regole diverse. Faccio un esempio: nel caso ci fosse un terremoto e il governo decidesse di sospendere il pagamento delle tasse per coloro che vivono nelle zone colpite dal sisma, nessuno potrebbe dire che ci sarebbe una violazione del principio di uguaglianza, perché le circostanze giustificherebbero per quei cittadini un trattamento diverso. E lo stesso ragionamento vale per le norme sulle quote rosa. In astratto è pacifico che il legislatore possa prevedere regole diverse per situazione diverse, non è una violazione del principio di uguaglianza", ha detto Curreri.

"Il punto qui è un altro. Un conto è la differenziazione ragionevole, un conto è discriminazione. Fino a quando ci muoviamo nell'ambito della ragionevolezza, parliamo di garanzie. Quando ci spostiamo nell'ambito della discriminazione, parliamo di privilegi. Questo trattamento per gli agenti è un trattamento di privilegio o no? Basandoci su quello che fino ad ora è stato detto su questa norma, che non è ancora stata varata, dovremmo chiederci se una misura di questo genere trova una sua giustificazione. Esistono ragioni che possono indurre a ritenere ragionevole e opportuna una norma simile? Io ritengo di no, perché ho la vaga sensazione – e dico vaga per il rispetto che si deve alle istituzioni – che questo governo abbia la tendenza a proteggere eccessivamente le forze dell'ordine, le quali ovviamente meritano rispetto per il lavoro che fanno. Ma sembra che il governo Meloni le voglia tutelare, anche quando forse non ce ne sarebbero le ragioni, visto che questa norma si inserirebbe in un contesto normativo che già prevede delle forme di tutela. Invece con il ddl Sicurezza si vuole permettere agli agenti di usare le armi anche quando non sono in servizio, e senza chiedere una licenza, e si sta parlando anche della possibilità di dare a poliziotti e carabinieri il gratuito patrocinio, nel caso in cui vengano citati in giudizio. Ma secondo i nostri principi costituzionali i cittadini sono uguali dinanzi alla legge, quindi quando ci sono delle ipotesi di reato devono essere tutti ugualmente perseguiti, se si ipotizza un reato, è giusto che ci sia un'indagine".

"Una norma di questo tipo sembrerebbe un trattamento di favore, perché parte dal presupposto che le forze dell'ordine, soltanto perché esercitano la loro funzione e indossano una divisa, siano di per sé presuntivamente legittimate nelle loro azioni. Praticamente sarebbe una sorta di presunzione di liceità del loro comportamento, e in forza di questo verrebbe evitata per loro l'iscrizione nel registro degli indagati e verrebbe concesso loro il gratuito patrocinio. Queste forme di tutela certamente mettono in discussione il principio di uguaglianza, in mancanza di motivazioni, anche sulla base di dati statistici che possano giustificarle. Ci sono profili di incostituzionalità, tant'è vero che i proponenti stanno cercando di cesellare la norma in modo tale da renderla inattaccabile, soprattutto dinanzi ai rilievi del Quirinale. È chiaro che una norma di questo tipo non sfuggirà al controllo del Presidente della Repubblica", ha sottolineato il costituzionalista a Fanpage.it.

"Aggiungo che le garanzie dal punto di vista processuale le hanno tutti i cittadini, compresi gli agenti che possono sempre invocare le circostanze che li hanno portati a utilizzare eventualmente l'arma. Mi ricordo ad esempio l'episodio avvenuto alla stazione Verona, a ottobre, quando un giovane che aveva aggredito un poliziotto con un coltello, è stato ucciso da un agente. I magistrati valutano sempre tutte le condizioni e la legittima difesa. Non mi pare che ci sia un alto numero di condanne ingiuste tra i poliziotti, perché questi hanno sempre potuto dimostrare le ragioni del loro operato in servizio. Partire invece dal presupposto che il comportamento degli agenti in servizio sia sempre giusto e legittimo, è un'alterazione della dialettica processuale".

"Pensiamo per esempio alla punibilità della resistenza passiva in carcere, norma contenuta nel ddl Sicurezza. In pratica i poliziotti penitenziari, anche se si trovano di fronte a persone che manifestano semplicemente in maniera passiva all'interno del carcere, possono reagire, perché il solo comportamento passivo diventa reato. Questa è una tendenza che non fa un buon servizio alle forze dell'ordine, perché conferisce loro un vantaggio che li fa passare per ‘privilegiati', quando invece devono avere le stesse garanzie di tutti gli altri cittadini. Altrimenti il rischio è che la bilancia della Giustizia si sbilanci".

Il ddl Sicurezza ha profili di incostituzionalità?

Ma quindi il ddl Sicurezza ha profili di incostituzionalità? Per Curreri nel testo ci sono alcune misure palesemente incostituzionali, e cioè il divieto di vendita di carte Sim ai migranti che non hanno il permesso di soggiorno, le nuove restrizioni per le detenute madri, che hanno figli minori di un anno, che ad oggi non possono essere recluse. "È inutile nasconderlo, queste misure sono state evidenziate da colleghi costituzionalisti nel corso delle audizioni alla Camera in sede di prima lettura di questo ddl – ha detto l'esperto a Fanpage.it – Sono norme che contrastano con alcuni principi costituzionali, il diritto di riunione, il diritto di manifestare, anche solo passivamente in carcere o nei luoghi in cui si costruiscono opere pubbliche, la tutela della maternità, la libertà di comunicazione, a proposito delle restrizioni per gli stranieri irregolari. Anche la possibilità per gli agenti di acquistare armi senza l'obbligo di comunicarlo ad autorità o familiari e senza chiedere una licenza, contenuta in un emendamento, è una norma irragionevole e discriminatoria, certamente problematica, perché consentirebbe alle forze dell'ordine quello che agli altri cittadini è vietato. È davvero necessario che detengano armi senza l'obbligo di denunciarle?".

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