Cos’è lo scudo aereo europeo proposto da Ursula von der Leyen e che effetto avrebbe per l’Italia
La prossima Commissione europea, guidata di nuovo da Ursula von der Leyen, avrà diverse novità rispetto alla precedente. Ci sarà, ad esempio, un commissario (più o meno equivalente a un ministro) dedicato solamente alla Difesa. Una novità per l'Unione europea, dato che le questioni militari vengono gestite dai singoli Stati membri e dalla Nato. La presidente von der Leyen, nel suo discorso programmatico ha anche lanciato uno dei progetti su cui questo nuovo commissario lavorerà: uno scudo aereo europeo, "non solo per proteggere il nostro spazio aereo ma anche come forte simbolo della nostra unità in materia di difesa".
Va subito detto che non si parla di un effettivo "scudo", né di una vera e propria difesa aerea comune. Si tratterebbe invece di un'iniziativa per coordinare e ottimizzare l'acquisto di sistemi di difesa, magari agendo insieme per quanto riguarda la logistica e la manutenzione. Un passaggio non scontato, dato che in Ue tutte le questioni legate alla sfera militare vengono gestite gelosamente dagli Stati membri. E sarebbe anche un passaggio che, almeno nell'idea di chi chiede la nascita di un Esercito europeo, potrebbe iniziare a creare collaborazione e coordinamento politico sul tema.
Un sistema di questo tipo esiste già: si chiama European Sky Shield Initiative, abbreviato in Essi. È nato nell'agosto del 2022 su iniziativa della Germania, a poche settimane dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. L'idea era proprio quella di rendere più solida la difesa comune mettendosi d'accordo sull'acquisto dei sistemi di difesa aerei. Se più Paesi si coordinano, infatti, possono acquistare insieme dei sistemi missilistici, con diversi benefici: da una parte ottengono condizioni economiche più favorevoli, dall'altra si crea un sistema in cui tutti gli Stati coordinati hanno sistemi di difesa simili, cosa che può facilitare la cooperazione anche per quanto riguarda, ad esempio, la manutenzione.
L'Essi coinvolge 21 Paesi tra cui il Regno Unito e la Turchia (potrebbero presto diventare 22 con l'ingresso della Polonia), ma l'Italia non c'è, e la Francia nemmeno. Il motivo è che la European Sky Shield Initiative finora si è concentrata sull'acquisto dei sistemi di difesa Patriot GEM-T e IRIS-T SLM: si tratta di attrezzature militari non prodotte in Europa, e soprattutto ‘concorrenti' del sistema italo-francese Samp/T. Fino ad oggi, quindi, non si è trovata l'intesa per allargare il coordinamento a Italia e Francia, ma nemmeno ad altri Stati come la Spagna.
L'intenzione di Von der Leyen con un nuovo scudo aereo europeo potrebbe essere proprio questa: trovare un modo per unire tutti i Paesi dell'Ue in un sistema coordinamento di difesa aerea, anche nell'ambito di un più ampio mercato europeo della difesa, che finora non esiste. Un intervento sul piano economico, quindi, più che su quello militare, su cui l'Unione europea non ha autorità diretta. Certo, per arrivare uno scudo aereo europeo bisognerebbe anche chiarire se l'acquisto dei sistemi di difesa debbano essere acquistati con fondi degli Stati, con soldi europei o con un misto dei due. Su questo punto, come sempre, le trattative saranno probabilmente lunghe e spinose.