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Covid 19

Cos’è lo scenario 3 di cui ha parlato Conte e in cui si trova l’Italia

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha confermato che l’Italia si trova nello scenario 3 dell’emergenza Coronavirus. Cosa vuol dire e cosa comporta? Spieghiamo cosa sono gli scenari previsti dal Comitato tecnico-scientifico per l’autunno e l’inverno e cosa prevede, nello specifico, lo scenario 3.
A cura di Stefano Rizzuti
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Siamo nello scenario 3. Lo ha detto chiaramente il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante il question time alla Camera. La fase emergenziale dettata dal Covid-19 che stiamo vivendo è stata definita dal Comitato tecnico-scientifico all’interno di quattro possibili scenari. E come ha spiegato oggi Conte siamo nel pieno del terzo scenario. Che prevede, come ha ricordato lo stesso presidente del Consiglio, la possibilità di interrompere alcune attività ritenute a rischio (anche su base oraria), prevede ingressi scaglionati a scuola e incentivare maggiormente il ricorso allo smart working. Misure che sono state di fatto introdotte attraverso l’ultimo dpcm emanato il 24 ottobre.

Gli scenari del Cts per l’autunno-inverno

Nelle scorse settimane il Comitato tecnico-scientifico ha predisposto un piano con quattro diversi scenari in vista dell’autunno e dell’inverno. Una previsione che riguarda le possibili prospettive che potrebbero presentarsi da qui a marzo 2021. Dei quattro scenari uno è praticamente da escludere a priori, in quanto era stato già sorpassato al momento della predisposizione del piano: era, di fatto, l’ipotesi di una trasmissione bassa del virus, come quella che si è registrata in estate. Ora siamo nel terzo scenario, considerato in parte critico. C’è ancora un altro, peggiore, scenario, il quarto. Quello secondo cui la situazione diventa incontrollabile e si può arrivare anche a un lockdown nazionale.

Cos’è e cosa prevede lo scenario 3

Lo scenario 3 predisposto dal Cts prevede una situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa, con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo. I valori Rt regionali sono, nella maggior parte dei casi, tra 1,25 e 1,5. I problemi evidenziati da questo scenario riguardano una mancata capacità di tracciamento e i primi segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali. Con il timore di un sovraccarico generalizzato nel giro di 2-3 mesi. Molte Regioni vengono ritenute a rischio alto. E se questo rischio rimane elevato per un periodo più lungo di tre settimane, probabilmente saranno “necessarie misure di contenimento più aggressive”, si legge nel documento del Cts.

Lo scenario riporta varie ipotesi, valutate sulla base delle singole settimane. Si va da uno scenario – all’interno dello scenario – più soft a uno più stringente, con diverse misure messe in campo, come la chiusura dei locali notturni e di bar e ristoranti, almeno in alcuni orari. Ovvero quello che è già avvenuto con l’ultimo dpcm. Questo scenario comprende anche l’ipotesi, in caso di ulteriore peggioramento, della chiusura delle scuole, di limitazioni alla mobilità e di un maggiore ricorso al lavoro agile. Non solo, perché si ipotizzano restrizioni locali, con l’istituzione di zone rosse per un periodo di almeno tre settimane. Infine, le restrizioni e le chiusure possono essere allargate anche su base provinciale e regionale.

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