Cos’è lo Ius scholae, quanti bambini riguarda e perché va approvato prima possibile
Ius soli, Ius culturae e adesso Ius scholae. Che sia la volta buona per la legge sulla cittadinanza, di cui si discute da tanto – forse troppo – tempo in Italia? La commissione Affari Costituzionali della Camera ha licenziato la scorsa settimana il testo base di una nuova legge, ma l'iter è solo cominciato. Il responsabile Cittadinanza del Partito Democratico, deputato ed ex viceministro dell'Interno, Matteo Mauri, ha spiegato in un'intervista a Fanpage.it come funzionerebbe la nuova legge e perché è necessario approvarla subito: "La proposta del testo base sostanzialmente dice che i bambini nati in Italia o arrivati in Italia prima del compimento del dodicesimo anno di età diventano cittadini italiani nel momento in cui completano un ciclo scolastico di cinque anni – ha spiegato – che possono essere le elementari, o parte delle elementari e delle medie o una scuola superiore". La domanda deve essere presentata dai genitori: "Altrimenti possono chiederlo loro dopo il compimento del diciottesimo anno di età".
La strada, però, non è affatto spianata, come dimostrano i fallimenti dei tentativi precedenti di approvare una nuova legge sulla cittadinanza. Ora che il testo è in commissione c'è la fase emendativa, poi andrà approvato eventualmente in Aula prima alla Camera e poi al Senato. Insomma, i tempi sono lunghi e la via accidentata: "Il nostro tentativo è quello di velocizzare moltissimo i tempi – ha continuato Mauri – di cercare di fare la legge migliore possibile con le condizioni date, cioè con questi equilibri politici, e di arrivarci in fretta". Perché "ovviamente sappiamo tutti che la legislatura al massimo arriverà a marzo dell'anno prossimo".
Mauri, però, è convinto: "C'è modo di farcela entro la fine della legislatura, ma questa è l'ultima opportunità – ha sottolineato – Penso che ci sia lo spazio per farlo, ma bisogna eliminare tutto l'aspetto di contrapposizione ideologica che si è costruito in questi anni sul tema dell'immigrazione, sganciando completamente il tema cittadinanza". E su questo il parlamentare dem ha voluto chiarire: "Non stiamo parlando di chi arriva, su cui abbiamo opinioni molto diverse col centrodestra, ma di chi è già qua, di chi è già italiano nei fatti, di chi parla il dialetto delle nostre terre, dei bambini che sono completamente integrati con i nostri figli".
Lo Ius scholae, alla fine, cos'è? "È quello che abbiamo chiamato fino ad oggi Ius culture", mentre "lo Ius soli nessuno lo ha mai proposto". Quello era "uno Ius soli temperato, cioè condizionato". Tra i due "avrei scelto mille volte lo Ius culturae". Perché? "Il primo garantisce solo quelli che sono nati in Italia, il secondo tutti quelli nati in Italia, perché è chiaro che se sei nato in Italia fai le scuole qui, e quelli arrivati fino al dodicesimo anno di età". I numeri, poi, sono davvero impressionanti: "Stiamo parlando di circa un milione di bambini e ragazzi che in questo momento avrebbero le caratteristiche per godere di questa nuova norma".
Con l'arrivo dei profughi ucraini si torna a parlare invece del sistema di accoglienza italiano, sistema che è stato pesantemente rivisto dai decreti Sicurezza di Salvini: "Quei decreti avevano un obiettivo, cercare di smontare il sistema di accoglienza diffuso sul territorio fatto dai Comuni, che è il migliore in assoluto, per spingere verso quello dell'accoglienza straordinaria – ha spiegato Mauri, che al Viminale ha smontato i decreti Salvini – Grandi centri con pochi servizi collocati spesso in zone periferiche. Una scelta che contribuisce a creare il conflitto e fornisce un cattivo servizio, una cattiva accoglienza e rischia di creare conflittualità con le comunità che ospitano. Noi abbiamo fatto un'inversione di 180 gradi".