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Cos’è la tassa sui super ricchi proposta al G20 in Brasile e cosa ne pensa il governo Meloni

Negli ultimi anni la parte più ricca della popolazione mondiale si è arricchita ulteriormente, e la tassazione nei suoi confronti si è abbassata. Il Brasile, che ospita il G20 in questi giorni, propone una tassa comune del 2% sui patrimoni dei miliardari, ma ci sono forti opposizioni. Ecco quali Paesi sono contrari e cosa ne pensa l’Italia.
A cura di Luca Pons
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Mentre l'1% della popolazione più ricca sul pianeta continua ad arricchirsi, al G20 che si tiene in Brasile si discute su una proposta che divide i Paesi presenti: una tassa comune, a livello mondiale, su miliardari e super ricchi, pari al 2% del patrimonio. O perlomeno un accordo internazionale per delle linee condivise su come muoversi su questo punto. Ma alcuni governi, tra cui quello degli Stati Uniti, sono decisamente contrari alla proposta. Quello italiano, invece, si è detto aperto al confronto.

Proprio nei giorni in cui si svolge il vertice del G20 a Rio de Janeiro, l'Oxfam ha diffuso un rapporto che mostra come la parte più ricca della popolazione mondiale abbia aumentato la sua ricchezza di ben 42 miliardi di dollari negli ultimi dieci anni: circa 34 volte in più rispetto al patrimonio della metà più povera del pianeta. Allo stesso tempo, i miliardari hanno un livello di tassazione tra i più bassi mai registrati: la tassazione, sia sui redditi che sui patrimoni, è su percentuali minuscole rispetto alla ricchezza accumulata.

Sulla proposta del Brasile il presidente Lula sta cercando di far concordare il G20, che unisce molte delle principali economie mondiali (oltre all'Unione europea e all'Unione africana). Presentando un'iniziativa contro la fame del mondo, lo stesso Lula ha sottolineato: "Alcuni individui controllano più risorse di interi Paesi", anche se il ministro delle Finanze brasiliano Fernando Haddad ha chiarito che una tassa sui super ricchi "non sarà stabilita da un giorno all'altro, perché è un meccanismo molto delicato".

La proposta portata avanti con più convinzione è quella di una tassa del 2% sui patrimoni dei miliardari. Una discussione che prosegue da tempo, e su cui ci sarebbe il consenso di Francia, Spagna, Sudafrica, Colombia e Unione Africana. Ma altri Paesi non sono disposti ad aprire una discussione, e così il blocco diplomatico resta.

Il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, ad esempio, ha definito "irrilevante" la questione. Più decisa la segreteria al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, che ha ribadito la contrarietà degli Usa: "Non vediamo la necessità né pensiamo che sia auspicabile cercare di negoziare un accordo globale su questo tema", ha detto. A livello nazionale, il presidente Biden ha lavorato su una tassazione per i ricchi, ma l'aspetto su cui c'è opposizione è l'idea di un accordo internazionale: "Siamo contenti di lavorare col Brasile a promuovere questa idea della tassazione sui super ricchi, ma crediamo sia difficile un coordinamento globale e preferibile che ciascun Paese si occupi del proprio sistema fiscale".

Da parte italiana, il ministro Giorgetti prima di partire per il G20 ha parlato della proposta brasiliana: "Il super ricco che non vuole essere tassato in Italia va nel principato di Monaco, e magari non paga le tasse lì: dobbiamo metterci d'accordo in tutto il mondo affinché questo non possa avvenire". Una linea non contraria, quindi, ad un accordo internazionale.

Il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, portando la posizione dell'Ue ha detto che nel documento conclusivo di questo G20 "ci sarà una disponibilità comune a considerare primi passi in questa direzione". Poi ha sottolineato: "Se si vuole un meccanismo di tassazione di queste persone, o è globale, o il Paese che introducesse misure di questo genere, vedrebbe solo spostarsi queste immense ricchezze altrove".

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