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Cos’è la procedura di infrazione europea, cosa c’entra il deficit e cosa succede ora per l’Italia

La Commissione europea aprirà una procedura di infrazione nei confronti di sette Paesi, tra cui l’Italia, per disavanzo eccessivo. Ogni Stato membro dovrà ora negoziare con Bruxelles un piano di risanamento dei conti pubblici. Ecco cosa comporta questo per il nostro Paese.
A cura di Annalisa Girardi
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"Uno strumento indispensabile per garantire il rispetto e l'effettività del diritto dell'Unione": così il Dipartimento per gli Affari europei definisce la procedura di infrazione, spiegando che può essere avviata dalla Commissione Ue nel momento in cui viene rilevata la violazione di una norma da parte di uno Stato membro. È quello che è successo alcuni giorni fa, quando Bruxelles ha fatto sapere che il prossimo autunno verrà aperta una procedura per Italia, Francia, Belgio, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia a causa dell'eccessivo deficit. Tra le norme da rispettare per non incorrere in un contenzioso con le istituzioni europee ci sono infatti anche quelle del Patto di stabilità, che fissano i parametri economici delle politiche di bilancio dei Paesi membri.

Il Patto di stabilità era stato sospeso durante la pandemia per poi essere rinegoziato a inizio di quest'anno. I paletti per quanto riguarda debito pubblico e deficit sono rimasti invariati e questo ha comportato che l'Italia – così come altri sei Paesi – finissero sotto la lente di osservazione della Commissione europea, visti i valori registrati nei loro conti pubblici. Il nostro Paese ha infatti chiuso il 2023 con un disavanzo (rispetto al Pil) del 7,4%, mentre le regole europee richiederebbero di mantenersi entro il 3%.

Per il governo la notizia non è certo stata una sorpresa. "Con il boom di deficit indotto dalle misure eccezionali non potevamo certo pensare di stare sotto il 3%", ha commentato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. Per poi ammettere che la situazione economica sia ancora complessa e questo obbligherà l'esecutivo a essere molto selettivo con le misure da inserire nelle prossime Leggi di bilancio. Alle domande dei giornalisti sui possibili tagli di spesa, il ministro leghista si è mantenuto piuttosto vago, limitandosi a sottolineare la necessità di politiche fiscali responsabili e di un percorso di aggiustamento che sostenga la crescita.

Giorgetti ha assicurato che in testa alle priorità del governo rimane comunque il taglio del cuneo fiscale, una misura a cui andrà dedicata una sostanziale fetta delle risorse a disposizione nella prossima Manovra a cui inizierà a lavorare alla fine dell'estate. In quei mesi il governo dovrà negoziare con la Commissione un piano di risanamento delle finanze pubbliche, delineando un percorso per rientrare dagli sforamenti di quattro (o sette) anni.

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