Cos’è la povertà alimentare che in Italia colpisce sei milioni di persone
In Italia sei milioni di persone sono in una condizione di povertà alimentare, considerando solo chi ha più di 16 anni. Si tratta del 12% della popolazione dai 16 anni in su. Il rapporto realizzato da ActionAid sul tema, "Frammenti da ricomporre", ha fotografato la situazione con dati relativi al 2021, quindi influenzati in parte anche dalla pandemia. In una situazione in cui la povertà assoluta – cioè l'incapacità di permettersi le spese – colpisce il 7,5% delle famiglie e il 9,4% delle persone residenti in Italia, ActionAid ha guardato anche alla povertà alimentare.
Cos'è la povertà alimentare
La povertà alimentare, per l'associazione, si definisce come "l’incapacità di acquisire o consumare un’adeguata qualità di cibo, quantitativamente sufficiente e in modo socialmente accettabile (o l’incertezza di essere in grado di farlo)". Insomma, riguarda chi non riesce ad avere abbastanza da mangiare, in una qualità adeguata e in un modo ritenuto "socialmente accettabile", e anche chi non è sicuro di riuscirci.
L'idea di povertà alimentare è leggermente diversa da quella di "deprivazione alimentare materiale", ma è comunque collegata. Quest'ultima, per l'Eurostat, è la situazione di chi non può permettersi un pasto completo – con pollo, carne pesce o equivalente vegetariano – almeno una volta ogni due giorni. Sempre nel 2021, secondo Eurostat, il 7,9% delle famiglie italiane erano in una situazione simile: 4,6 milioni di persone. C'è anche la deprivazione alimentare "sociale", quella di chi non può riunirsi con amici o parenti per mangiare o bere qualcosa almeno una volta al mese. Nel 2021 colpiva 3,3 milioni di persone.
Entrambi i dati erano comunque in miglioramento rispetto agli anni precedenti: un passo avanti che secondo ActionAid si spiegava con l'introduzione del reddito di cittadinanza nel 2019: "Nei periodi di recessione, le misure di protezione sociale come quelle di sostegno al reddito sono fondamentali per evitare che la povertà alimentare cresca", ha commentato Roberto Sensi, responsabile del programma Povertà alimentare di ActionAid Italia.
Chi subisce la povertà alimentare in Italia
La povertà alimentare, dunque, colpisce sei milioni di persone in Italia. Come è prevedibile, colpisce alcune categorie più di altre. Ad esempio, a fronte di una media nazionale del 12%, si trova in povertà alimentare il 28,3% dei disoccupati, il 22,3% delle persone inabili al lavoro, il 17,4% di chi ha la licenza media o un titolo d'istruzione più basso.
Sono particolarmente poveri dal punto di vista alimentare i giovani (il 12,3% di chi ha tra 19 e 35 anni), ma anche gli adulti dai 50 al 64 anni (12,7%). Sono colpiti gli stranieri (23,1%) e chi vive in una casa in affitto (22,6%). È più frequente, inoltre, che sia in povertà alimentare chi vive in un'area metropolitana (il 13,3%).
Tra le famiglie, sono più colpite le famiglie in cui c'è un genitore solo e quelle che hanno cinque o più persone al loro interno, entrambe le categorie vedono un 16% circa di povertà alimentare. A livello geografico, al Nord Est c'è la percentuale più bassa (5,8%) mentre al Sud si va oltre il 20%.
Perché gli aiuti alimentari non bastano
Gli aiuti alimentari, peraltro, non sono sufficienti in Italia per affrontare la situazione. Secondo i dati del ministero delle Politiche sociali e del Lavoro, nel 2022 hanno ricevuto generi di prima necessità dal Fead (Fondo di aiuti europei agli indigenti) 2,8 milioni di persone. Erano solo 2,1 milioni nel 2019, quindi c'è stato un aumento, soprattutto in Sicilia (+172mila persone), Lombardia (+155mila) e Campania (+98 mila). Napoli e Milano sono state le due città metropolitane più interessate dagli aiuti. L'aumento dei beneficiari, però, è legato più a un peggioramento delle condizioni di vita che a un maggiore intervento delle istituzioni.
Uno dei motivi per cui le misure adottate non bastano, secondo ActionAid, è che si sbaglia l'approccio al tema della povertà alimentare: ad esempio, tra le persone considerate in stato di deprivazione alimentare materiale, ben sei su dieci non sono considerate a rischio di povertà, guardando il loro reddito. "Dobbiamo adottare un approccio multidimensionale che ruoti attorno al diritto cibo e non all'aiuto, che coinvolga la comunità e non solo i singoli individui adottando, inoltre, sistemi di rilevazione della povertà alimentare più efficaci e a livello territoriale", ha detto Sensi.