Cos’è la legge sull’oblìo oncologico annunciata in Spagna e perché è importante
Niente più obbligo di dichiarare, prima della firma di un contratto per un mutuo o un'assicurazione, che si ha avuto un tumore. Questo è il senso della legge sull'oblìo oncologico, che il governo spagnolo approverà nelle prossime due settimane secondo quanto annunciato dal primo ministro Pedro Sanchez. Lo scopo è impedire che ci siano discriminazioni nei confronti di ex malati che hanno affrontato malattie gravi. La legge esiste già in altri Paesi dell'Unione europea, mentre in Italia c'è un disegno di legge presentato dal Cnel a fine marzo dopo una lunga campagna dell'Aiom, l'associazione italiana di oncologia medica.
Nel caso spagnolo, il presidente Sanchez ha incontrato alcune associazioni di malati e ha preso l'impegno di portare avanti una norma che dichiari "nulle tutte le clausole basate su antecedenti oncologici che escludono o discriminano nella contrattazione di prodotti o servizi". In più, la stessa norma "impedirà che gli antecedenti oncologici dell’assicurato siano presi in considerazione per imporre condizioni più onerose nei contratti assicurativi". Sanchez ha completato l'annuncio ringraziando le associazioni che si sono impegnate nella campagna per chiedere una legge sull'oblìo oncologico, commentando: "Non ha senso che, dopo aver sofferto una grave malattia, si debba essere penalizzati con condizioni più costose".
Cos'è l'oblìo oncologico e a cosa serve
L'oblìo oncologico, come detto, consiste nel diritto di una persona che ha avuto un tumore ed è guarita di non dare informazioni sulla propria malattia se non vuole farlo. Questo risulta particolarmente importante quando si parla di contratti di vario tipo. Nell'ambito di un colloquio di lavoro questa informazione può essere richiesta, come anche nel momento in cui si stabiliscono le condizioni per un mutuo o per sottoscrivere un'assicurazione. Persino quando si compilano i documenti per un'adozione.
In questi casi, avere un trascorso di malattia può tradursi in condizioni peggiori dal punto di vista economico, con tariffe più alte o anche un rifiuto. In più c'è il peso che viene imposto dal punto di vista sociale – con l'obbligo di identificarsi con la patologia – e anche psicologico, dato che gli ex pazienti sono costretti a discutere e mettere per iscritto una condizione che ormai è nel passato.
Una legge sul tema esiste già in diversi Paesi europei. Tra questi c'è la Francia, ma anche il Belgio, i Paesi Bassi, il Lussemburgo e la Romania. L'esistenza della legge fa sì che datori di lavoro, società di assicurazioni e banche non possano pretendere di avere informazioni sulle patologie pregresse dei clienti. La condizione è che la malattia sia terminata da almeno un certo periodo di tempo.
A che punto è l'Italia sull'oblìo oncologico
La Spagna non è l'unico Paese che ha messo in agenda il tema dell'oblìo oncologico. Il Parlamento europeo, infatti, ha approvato più di un anno fa – a febbraio 2022 – una risoluzione in cui chiedeva agli Stati membri dell'Ue di dotarsi di norme simili, per garantire gli stessi diritti in tutta l'Unione.
In Italia, già nella scorsa legislatura era stato depositato un disegno di legge in Senato. A firmarlo erano stati tre partiti allora in coalizione: Italia Viva con Maria Elena Boschi, il Partito democratico con Lorenzo Guerini, e Forza Italia con Cristina Rossello. Quella proposta nel titolo faceva riferimento a "discriminazioni nell'accesso all'adozione di minori e ai servizi bancari e assicurativi" nei confronti delle persone che sono state affette da patologia oncologica. Boschi, oggi, ha scritto sui social un appello a Giorgia Meloni per chiedere che la proposta possa essere discussa e approvata il prima possibile.
A marzo è arrivata una nuova proposta, questa volta depositata dal Cnel. Il 30 marzo 2023, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro ha depositato alla Camera un disegno di legge per la "tutela del diritto all'oblìo delle persone guarite da patologie oncologiche". È stato il risultato della campagna #Iononsonoilmiotumore, promossa dall'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom). In Italia le persone guarite da un tumore sono più di un milione.
"Ora che questa legge è arrivata in Parlamento non è più solo una speranza, ma può e deve diventare realtà", ha commentato Giordano Beretta, presidente della Fondazione Aiom, spiegando che ogni "neoplasia richiede un tempo diverso perché chi ne soffre sia definito ‘guarito': per il cancro della tiroide sono necessari meno di 5 anni dalla conclusione delle cure, per il melanoma e il tumore del colon meno di 10. Molti linfomi, mielomi e leucemie e i tumori della vescica e del rene richiedono 15 anni. Per essere guariti dalle malattie della mammella e della prostata ne servono fino a 20. Il riconoscimento del diritto rappresenta la condizione essenziale per il ritorno a una vita dignitosa".