Cos’è il sistema marginale dell’energia e perché (quasi) tutti in Europa ora vogliono cambiarlo
Immaginate di entrare in un supermercato e comprare pane, acqua, pasta. Poi, passando dal banco dei liquori, scegliete di acquistare anche una bottiglia di champagne molto costosa. Arrivati alla cassa, tutto quello che avete preso viene battuto al prezzo dello champagne. Ecco, semplificando ma non troppo, il mercato dell'energia in Europa oggi funziona così.
In conferenza stampa, a margine di un vertice dei Paesi Mediterranei, il 18 marzo, Mario Draghi ha chiesto all'Europa di cambiare il meccanismo di formazione dei prezzi dell'energia elettrica. Una richiesta condivisa dagli altri primi ministri presenti al summit: il portoghese Costa, il greco Mītsotakīs e lo spagnolo Sanchez. La proposta dovrebbe essere formalizzata durante il prossimo consiglio europeo, del 24 marzo, anche se sul tema rimangono forti resistenze. Vale la pena dunque capire di cosa stiamo parlando.
Oggi, in Europa è in vigore un modello cosiddetto "marginalista" o in inglese "pay as clear". Ogni giorno, nella borsa, i vari produttori di energia offrono l'elettricità, necessaria a soddisfare quello che si stima sarà il consumo della popolazione, nelle ore successive. Per prima, viene messa sul banco l'elettricità prodotta al prezzo più basso. Quando questa si è esaurita, si passa a quella fornita a un costo superiore e via via a salire, finché non viene coperto tutto il fabbisogno. Alla fine, tutti i produttori vengono pagati secondo il prezzo dell'ultima offerta, quello più alto di tutte.
Ora, è facile capire la conseguenza del boom dei prezzi del gas, già in corso da mesi e aggravata dalla guerra in Ucraina. Se tutte le fonti di energia vengono pagate alla borsa dell'elettricità al prezzo di quella più alta, l'esplosione del costo di una materia prima determina un aumento equivalente di tutte le altre. Tradotto, oggi anche l'energia prodotta da fonti rinnovabili, quella più economica, sul mercato è venduta allo stesso altissimo prezzo del gas.
"Fino a oggi i combustibili fossili erano economici, accessibili. Ora non c’è la stessa disponibilità come prima e chiaramente il prezzo si alza", dice a Fanpage.it Siria Rego, europarlamentare europea e membro di Izquierda Unida, formazione parte del governo spagnolo, che per primo ha sollevato la necessità di modificare le regole del mercato europeo. "Mano a mano che le fonti fossili diventano più rare, si intensifica il conflitto sociale, è impossibile che questo modello si sostenga nel tempo", spiega Rego, che con il gruppo di "The Left" è stata tra i primi a sollevare il problema a Bruxelles.
D'altra parte, fino a oggi la Commissione europea ha difeso il sistema mercato marginale. Nella pagina web dell'esecutivo comunitario si dice: "Questo modello offre efficienza, trasparenza e incentivi a mantenere i costi più bassi possibile". E si prosegue: "L'alternativa non garantirebbe prezzi più economici. In un modello a offerta libera, i produttori semplicemente offrirebbero l'energia al prezzo che si aspettano il mercato raggiunga, non a zero o al costo di produzione".
Nella pratica, il modello del "pay-as-clear" è servito negli anni passati anche a premiare gli investimenti sulle rinnovabili, che rischiavano di essere penalizzati, di fronte alla energia prodotta a basso costo dal carbone o dal petrolio. Ora, però, il combinato dell'impellenza transizione ecologica e dell'impennata del prezzo delle fonti fossili ha convinto molti della necessità di cambiare le regole del mercato. Non solo per emanciparsi dalla dipendenza dal gas russo, ma anche per curare le ferite della povertà energetica, che già prima del Covid e della guerra affliggeva un quarto delle famiglie europei, incapaci di illuminare e riscaldare adeguatamente le proprie case.