Cos’è il Redditometro e come funziona lo strumento del Fisco per gli evasori che divide il governo
Torna il redditometro, lo strumento con cui l'Agenzia delle Entrate verifica che le spese effettuate da una persona siano davvero in linea con il suo reddito dichiarato: un modo, quindi, per individuare chi ha provato a evadere parte delle sue entrate. Il sistema esiste da tempo, ma era stato ampliato soprattutto tra il 2010 e il 2013. Il Fisco aveva chiarito che lo strumento serviva a individuare "i finti poveri e, quindi, l'evasione ‘spudorata'", cioè quella di contribuenti che, "pur evidenziando una elevata capacità di spesa, dichiarano redditi esigui, usufruendo così di agevolazioni dello Stato sociale negate ad altri che magari hanno un tenore di vita più modesto".
Quando partiranno i controlli con il nuovo redditometro
Nel 2018, il redditometro era stato sospeso con il decreto Dignità (entrato in vigore a luglio, poi convertito in legge entrata in vigore il 12 agosto). Si era deciso che prima di farlo ripartire sarebbe servito un confronto con Istat e con le associazioni dei consumatori, per trovare i metodi migliori per ricostruire il reddito di una persona partendo dalla sua capacità di spesa. Dopo averlo fatto, con un decreto ministeriale del 7 maggio di quest'anno – pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale – il governo Meloni lo ha rilanciato. La norma prevede che i nuovi controlli riguarderanno gli avvisi di accertamento dal 2016 in avanti: tuttavia, considerando che ci sono dei limiti oltre cui certe irregolarità non possono più essere sanzionate, questo varrà solo per i casi di omessa dichiarazione; per tutti gli altri, i controlli partiranno dai redditi del 2018.
Quali spese verranno controllate e come
Nella decreto si chiarisce quali saranno le spese prese in considerazione – consultando anche i dati dell'anagrafe tributaria – per capire se il reddito dichiarato da una persona o una famiglia è troppo basso: ci saranno tredici categorie, dettagliate in una apposita tabella allegata al decreto. Si va dalle spese per l'abitazione (affitto o mutuo, manutenzione, acqua e condominio…), ad alimentari e abbigliamento, passando per le bollette, l'acquisto di elettrodomestici, le spese sanitarie e per i trasporti. E ancora, le spese per i telefoni, per l'istruzione, per il tempo libero, gli investimenti, i risparmi e gli altri versamenti (come imposte o assegni all'ex coniuge). In ogni caso l'Agenzia delle Entrate potrà anche andare al di fuori delle categorie indicate per stabilire la spesa effettiva.
Si terrà conto anche della composizione del nucleo familiare e della zona in cui abita, e saranno considerate le spese effettuate dal coniuge e da tutti i familiari fiscalmente a carico, per avere un quadro realistico della situazione familiare. Così, le Entrate determineranno il reddito complessivo accertabile.
La nuova versione del redditometro mira a dare più "garanzie per il contribuente, anche mediante il contraddittorio", si legge nel testo. Infatti, in una prima fase il cittadino sarà coinvolto quando vengono raccolte le informazioni per effettuare l'accertamento. Poi, quando sarà accertato il reddito complessivo, il contribuente avrà la possibilità di dimostrare che queste spese sono avvenute grazie ad altri redditi che per qualche motivo non andavano dichiarati nell'anno in questione, oppure che l'ammontare delle spese analizzate dall'Agenzia è sbagliato.
Malumori nella maggioranza, FI e Lega: "Noi contrari"
Il ritorno del redditometro ha creato anche tensioni nella maggioranza, con Forza Italia e Lega che si sono lamentati dello strumento: "Forza Italia è sempre stata contro il redditometro", hanno fatto sapere fonti di FI, aggiungendo che il partito sta verificando con il governo cosa sia successo con il governo. Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato dei forzisti, ha ribadito: "Il redditometro è destinato definitivamente all'archivio. Forza Italia ritiene questo strumento, vetusto ed ingiusto del passato, del tutto superato e chiede che si vada avanti, con la delega fiscale già approvata dal centrodestra. Il redditometro è da rottamare totalmente e subito".
Anche dalla Lega voci sorprese in negativo. Il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari ha dichiarato: "La Lega si è sempre battuta per un sistema fiscale più equo e sburocratizzato. Per questo siamo assolutamente contrari alla proposta di reintroduzione del redditometro, perché non pensiamo che il modo di contrastare l'evasione fiscale sia il Grande Fratello per tutti". Massimo Bitonci, esponente di governo del Carroccio (sottosegretario al ministero delle Imprese) ha attaccato: "Un fisco più equo ed ‘amico', verifica su elementi certi in base ad accertamenti puntuali, i mezzi ci sono, non attraverso un ritorno al passato che calcola l'irpef ‘evasa' su elementi indiziari a prescindere da dati certi". Sui social il senatore Marco Dreosto è stato duro: "Non so perché sia stato riproposto e portato avanti. Noi della Lega da sempre critici a queste forme di controllo", e "mai e poi mai lo voterò". Un voto, però, non è richiesto dato che il decreto è già stato pubblicato in Gazzetta ufficiale.
Meloniani indispettiti, poi il chiarimento del governo
"Ancora una volta dalla sinistra arrivano critiche pretestuose e del tutto prive di fondamento". Il contrattacco di Fratelli d'Italia, in questo caso da parte della deputata Ylenja Lucaselli, è sembrato rivolto ugualmente anche agli alleati: "Fratelli d'Italia è sempre stata contraria al redditometro e, infatti, la misura prevista dal viceministro Leo va nella direzione di difendere i contribuenti onesti e migliorare il rapporto tra cittadini e lo Stato in un'ottica di maggiore equità e trasparenza".
Ad Adnkronos, il deputato Andrea Bertoldi ha commentato: "Mi sono un po' meravigliato che tanti leghisti, e altri, abbiano fatto dichiarazioni probabilmente senza aver letto bene il provvedimento. Io mi riservo di leggerlo attentamente. Dobbiamo capire meglio cosa è successo. Maurizio Leo è il più bravo di tutti noi, e voglio ritenere che non abbia agito andando contro il buonsenso sul tema". Forse, ha affermato Marco Osnato, presidente della commissione Finanze alla Camera, il tema "fa scalpore perché siamo in campagna elettorale".
Proprio il viceministro Leo, con una nota ha dato risposta dell'esecutivo sulla polemica: "Il centrodestra è sempre stato contrario al meccanismo del ‘redditometro' introdotto nel 2015 dal governo Renzi", ha concordato Leo, affermando che il nuovo decreto "mette finalmente dei limiti al potere discrezionale dell'amministrazione finanziaria di attuare l'accertamento sintetico, ovvero la possibilità del fisco di contestare al contribuente incongruenze fra acquisti, tenore di vita e reddito dichiarato. Potere previsto dall'ordinamento tributario fin dal 1973".