Cos’è il nuovo piano Mattei per l’Africa di Giorgia Meloni e cosa prevede per l’Italia
Dalla visita in Algeria, Giorgia Meloni è tornata "molto soddisfatta". Cinque accordi siglati, un disegno avviato con un orizzonte di legislatura e il piano Mattei – di cui la presidente del Consiglio ha parlato apertamente in Parlamento – che prende forma. È stata Meloni stessa a riparlare del progetto ad Algeri, spiegando che si tratta di "un modello di cooperazione su base paritaria per trasformare le tante crisi anche in possibili occasioni". In sintesi consiste nello stringere una serie di accordi commerciali sull'energia – una debolezza storica dell'Italia, riemersa in maniera drammatica dallo scoppio della guerra in Ucraina – con i Paesi del Nordafrica. L'obiettivo è rendere l'Italia l'hub energetico dell'Unione europea, un piano ambizioso che Meloni ha intenzione di perseguire nei prossimi anni. Per l'Italia è un passaggio "cruciale", per l'Ue sarebbe utile per "arginare le presenze" di Cina e Russia in Africa e riposizionarsi nel continente oltre il Mediterraneo.
Cosa prevede il piano Mattei lanciato da Meloni
"Credo che l’Italia debba farsi promotrice di un piano Mattei per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione europea e nazioni africane". Con queste parole, durante il suo discorso di insediamento in Parlamento, Giorgia Meloni ha parlato per la prima volta del suo progetto. Nel concreto il piano, ispirato al fondatore dell'Eni Enrico Mattei, prevede l'impegno dell'Italia nello stringere una serie di accordi con i Paesi del continente africano, incentrati principalmente sull'energia.
La presidente del Consiglio ha rimarcato più volte la natura "non predatoria" ma "collaborativa" di questi accordi: insomma, nessun ritorno del colonialismo, ma intese alla pari con Paesi che possono avere un ruolo fondamentale nel mercato energetico italiano ed europeo. Ci sono poi tutta una serie di questioni collegate: dalla sfera di influenza nel continente – in questi anni lasciata spesso in mano a Cina e Russia – alla gestione dei flussi migratori, passando per la sicurezza nel Mediterraneo.
In cosa consisteva l'idea del fondatore dell'Eni Enrico Mattei
Il nome del piano, come dicevamo, fa riferimento al fondatore dell'Eni. Lo schema ideato da Mattei negli anni '60 prevedeva una stretta cooperazione nel mercato petrolifero dominato dalle grandi compagnie, sulla base di un rapporto diretto tra Paese produttore e Paese consumatore: l'Eni lasciava a queste Nazioni, infatti, il 75% degli introiti, superando la regola del 50 e 50 utilizzata fino a quel momento.
Perché gli accordi con l'Algeria sono importanti per l'Italia
L'Algeria è primo fornitore di gas e può diventare un partner fondamentale per l'Italia. Con le cinque intese firmate il 23 gennaio alla presenza della presidente del Consiglio Giorgia Meloni prende forma il piano Mattei per l'Africa. Alla dichiarazione congiunta per "rafforzare ulteriormente le eccellenti relazioni" fra i due Paesi nel campo politico, economico e culturale, si aggiungono quattro accordi privati su idrogeno e riduzione dei gas serra, di cui due fra Eni e Sonatrach (l'equivalente algerino della compagnia energetica italiana).
Per realizzare la prospettiva a cui guarda Meloni, però, bisogna risolvere i problemi infrastrutturali – nello specifico i gasdotti – che creano il collo di bottiglia in Italia, soprattutto al centro del Paese (tra Campania e Molise). L'obiettivo del governo è estendere questi accordi di collaborazione anche ad altri Paesi africani, in modo da allargare la sfera di influenza con risvolti geopolitici che possono impattare anche su altre questioni, come quella migratoria.