Cos’è il diritto alla riparazione di smartphone e elettrodomestici e quando partirà in Italia
Il diritto alla riparazione prevede che i clienti non siano obbligati a cambiare cellulare – o anche a sostituire un elettrodomestico – quando c'è un danno. Ci deve essere la possibilità di aggiustarlo, a un prezzo "ragionevole" e con tempi certi, con la possibilità di avere un prodotto di ricambio per sostituire temporaneamente quello danneggiato mentre viene riparato. Lo prevede una direttiva europea approvata ad aprile ed entrata ufficialmente in vigore il 30 luglio.
Attenzione, però, perché trattandosi di una direttiva non è immediatamente efficace in tutti i Paesi dell'Ue: gli Stati, inclusa l'Italia, avranno due anni di tempo per varare delle leggi che la recepiscano e quindi la mettano in atto concretamente. Entro luglio 2026, quindi, tutte queste novità saranno in vigore anche nel nostro Paese.
Per quali prodotti vale il diritto alla riparazione
La direttiva non è il primo intervento dell'Ue sul tema del diritto alla riparazione: ci sono stati un regolamento e altre normative negli ultimi anni, mirati alla tutela dei clienti. L'obiettivo è limitare gli sprechi e i rifiuti: secondo le stime della Commissione europea, i cittadini dell'Ue perdono ogni anno quasi 12 miliardi di euro per rimpiazzare dei dispositivi che si sono rotti, generando per di più 35 milioni di tonnellate di rifiuti e 261 milioni di tonnellate di gas serra.
La direttiva si applica a qualunque "bene mobile materiale", anche se "incorpora o è interconnesso con un contenuto digitale o un servizio digitale". Questo include sia gli smartphone, i tablet e i pc, sia tutti gli altri prodotti tecnologici, ma anche in senso più ampio gli oggetti – come lavatrici, forni, lavastoviglie, televisori – che possono essere riparati. Il testo della norma cita anche frigoriferi e freezer, aspirapolvere, asciugatrici, ma anche server e prodotti di archiviazione dati.
Quanto costeranno le riparazioni: tutti gli obblighi dei produttori
Chi possiede uno di questi prodotti avrà il diritto di chiedere al fabbricante di ripararlo. La riparazione dovrà essere gratuita oppure a un prezzo "ragionevole", cioè non così alto da spingere intenzionalmente i clienti a rinunciare.
Il prezzo dovrà essere comunicato prima che il cliente accetti di procedere. Se non è possibile fare un preventivo specifico, sarà comunque obbligatorio comunicare una cifra massima che non sarà superata. Da quando le condizioni per la riparazione vengono rese note – il prezzo, le tempistiche, la possibilità di avere prodotti sostitutivi e a quanto prezzo, eventualmente – il cliente avrà trenta giorni di tempo per decidere senza che nessuna di queste cose possa cambiare.
Per quanto riguarda i tempi, anche questi dovranno essere "ragionevoli". Nell'attesa, si prevede la possibilità (ma non l'obbligo) di offrire al cliente un prodotto sostitutivo in prestito per il tempo della riparazione, o un prodotto ricondizionato se la riparazione è impossibile. Per permettere ai clienti di conoscere le tariffe e le altre informazioni sulla riparazione i fabbricanti dovranno creare una pagina web apposita. La riparazione, per chi la usa invece di sostituire il prodotto, darà diritto anche a un anno in più di garanzia.
C'è anche una novità che riguarda le riparazioni ‘fai da te'. Infatti, chi fabbrica un prodotto non potrà impedire che questo sia riparato da altri (a meno che non sia per difendere la propria proprietà intellettuale o per altri motivi "legittimi e oggettivi"). Non si potrà nemmeno vietare di usare pezzi di ricambio non della stessa marca, e anche ricambi creati con la stampa 3D: niente di tutto questo potrà portare al rifiuto del produttore ‘ufficiale' di riparare il prodotto.