Cos’è e come funziona l’assegno di inclusione, il nuovo reddito di cittadinanza approvato dal governo
Il governo Meloni ha approvato ieri un nuovo decreto che prevede una serie di novità in tema lavoro. Una delle conseguenze del provvedimento varato dall'esecutivo il primo maggio è l'addio ufficiale e definitivo al reddito di cittadinanza. Non che finora ci fossero dubbi, ma all'abolizione del sostegno avvenuta con la manovra di bilancio alla fine del 2022, il governo non aveva fatto seguire la riforma annunciata. Dal primo gennaio 2024 entrerà in vigore una nuova misura di contrasto alla povertà: l'assegno di inclusione. Una delle novità più importanti riguarda la distinzione tra occupabili e non occupabili: chi può lavorare e chi no, in sostanza. Cambia l'importo dell'assegno, il nome – per chi non è impossibilitato a lavorare si chiamerà strumento di attivazione – e la durata dell'aiuto.
Al momento non c'è ancora un testo ufficiale del decreto Lavoro pubblicato in Gazzetta, ma nel comunicato del governo si legge:
Dal 1° gennaio 2024, si introduce una misura nazionale di contrasto alla povertà, che consiste in una integrazione al reddito in favore dei nuclei familiari che comprendano una persona con disabilità, un minorenne o un ultra-sessantenne e che siano in possesso di determinati requisiti, relativi alla cittadinanza o all’autorizzazione al soggiorno del richiedente, alla durata della residenza in Italia e alle condizioni economiche. Il beneficio mensile, di importo non inferiore a 480 euro all’anno esenti dall’IRPEF, sarà erogato dall’INPS attraverso uno strumento di pagamento elettronico, per un periodo massimo di 18 mesi continuativi, con la possibilità di un rinnovo per ulteriori 12 mesi. Il nucleo beneficiario sarà tenuto a sottoscrivere un patto di attivazione digitale e a presentarsi, con cadenza trimestrale, presso i patronati o i servizi sociali e i centri per l’impiego, al fine di aggiornare la propria posizione.
Questo è l'assegno di inclusione: il vero erede del reddito di cittadinanza. Potranno accedere solamente i nuclei familiari di cui fanno parte almeno un minore, un over 60 o una persona con disabilità. La durata è di un massimo di 30 mesi e l'importo non inferiore ai 480 euro al mese. È presente una scala di equivalenza, che prevede l'aumento dell'assegno in base a una serie di fattori.
Cosa succede, invece, a chi ha tra i 18 e i 59 anni e non ha nessuna disabilità? Queste persone sono considerate occupabili e perciò non hanno diritto all'assegno di inclusione. Ancora il governo nel comunicato ufficiale:
Per i soggetti occupabili, cioè coloro che hanno una età compresa tra i 18 e i 59 anni e non rientrano tra le categorie individuate come “fragili”, è prevista la decadenza dal beneficio nel caso di rifiuto di una offerta di lavoro a tempo pieno o parziale, non inferiore al 60 per cento dell’orario a tempo pieno e con una retribuzione non inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi e che sia, alternativamente: a tempo indeterminato, su tutto il territorio nazionale; a tempo determinato, anche in somministrazione, se il luogo di lavoro non dista oltre 80 km dal domicilio.
Oltre alla novità che riguarda l'obbligo di accettare la prima offerta di lavoro, per gli occupabili il sostegno sarà diverso anche da altri punti di vista:
Ai soggetti di età compresa fra i 18 e 59 anni in condizioni di povertà assoluta, facenti parte di nuclei familiari privi dei requisiti per accedere al sostegno al reddito e ai componenti di nuclei che invece lo percepiscono e che non siano calcolati nella scala di equivalenza, è riconosciuto un diverso contributo, volto a sostenere il percorso di inserimento lavorativo, anche attraverso la partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive. Tra tali misure rientra anche il servizio civile universale, per accedere al quale sono previste deroghe ai limiti di età e quote di riserva nei relativi bandi. Al fine di beneficiare dello strumento, i soggetti interessati dovranno registrarsi su una piattaforma informatica nazionale, rilasciare una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, rispondere a determinati requisiti e sottoscrivere un patto di servizio personalizzato, a seguito del quale potranno ricevere offerte di lavoro o essere inseriti in specifici progetti di formazione. Durante la partecipazione ai programmi formativi, per un massimo di dodici mensilità, gli interessati riceveranno un beneficio economico pari a 350 euro mensili.
Non più di 350 euro per non più di un anno. E nel frattempo bisogna accettare qualsiasi proposta di lavoro, ovunque in Italia, e partecipare a progetti di formazione e orientamento. È saltato nella versione finale del testo l'obbligo di partecipare anche attività socialmente utili. Insomma, alla luce delle nuove regole è abbastanza evidente che per gli occupabili avere un sostegno economico diventerà quasi impossibile.