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Cosa succede se il M5s non vota la fiducia sul decreto Aiuti al Senato

Cosa provocherebbe una eventuale astensione o una non partecipazione al voto sulla fiducia al Dl Aiuti al Senato da parte del M5s? Tecnicamente il governo Draghi avrebbe i numeri per sopravvivere.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il governo Draghi rischia di cadere con il mancato voto del M5s al decreto Aiuti giovedì in Senato? Di certo non c'è ancora nulla, se non che il presidente del Consiglio ha detto che in ogni caso non ci sarebbe un Draghi bis, e che per lui "non c'è un governo senza 5 stelle". Ma per il momento l'esecutivo, nonostante le fibrillazioni, sta continuando a lavorare.

Il M5s non ha ancora stabilito la linea da tenere. La decisione definitiva Conte la renderà nota al Consiglio Nazionale, convocato per domani mattina presto. È lì che il leader pentastellato comunicherà la sua posizione in merito alle misure emerse durante la riunione di questa mattina del governo con le parti sociali. "Vista la delicatezza del momento, la posizione del M5S non verrà anticipata prima di domani, per rispetto dei componenti dell'organo statutario chiamati a coadiuvare il presidente Conte nella definizione della linea politica", ha spiegato il Movimento 5 Stelle in una nota.

"Pertanto – prosegue il comunicato – qualsiasi dichiarazione o posizione espressa da singoli membri del M5S è da intendersi come espressione di una opinione personale".

È da leggersi sotto questa luce il tweet fatto dal sottosegretario Sibilia subito dopo la conferenza stampa del premier: "Da giorni ci chiamano irresponsabili perché chiediamo con forza il #salariominimo. Oggi Draghi annuncia un provvedimento sul salario minimo. L’azione politica del m5s è seria ed efficace. Così si aiutano milioni di lavoratori che hanno paghe ‘da fame'. Altro che Papeete bis". Ma la precisazione nel comunicato del M5s suona come l'ennesimo ultimatum, proprio quegli ultimatum che secondo Draghi impediscono al governo di lavorare e andare avanti. La partita insomma è ancora aperta, e potrebbe succedere di tutto, anche lo strappo definitivo.

Il governo Draghi ha i numeri per andare avanti?

Una eventuale astensione da parte del M5s oppure la decisione di non partecipare al voto sulla fiducia al Dl Aiuti nell'Aula di Palazzo Madama cosa provocherebbe in concreto? Numeri alla mano senza i 62 senatori del M5s il governo Draghi potrebbe sopravvivere. Senza i parlamentari pentastellati il governo potrebbe contare sul consenso di altri 223 voti (su 321), escludendo dal calcolo i sei senatori a vita che non sono sempre presenti e che comunque quando votano si schierano in genere a sostegno dell'esecutivo. La maggioranza assoluta a Palazzo Madama è di 161, attualmente sulla carta i voti per il governo sarebbero, contando anche il M5s, 285. Nel dettaglio, Forza Italia ha 51 senatori, Ipf 10, Iv 15, la Lega 61, il Pd 39, il gruppo Autonomie 8, il Misto 39. Nel Misto di palazzo Madama confluiscono i parlamentari di Leu, Azione/+Europa, Italia al Centro, NcI, Noi di Centro.

Inoltre dal punto di vista meramente tecnico il nuovo regolamento di Palazzo Madama, entrato in vigore in questa legislatura, ha eliminato al Senato la precedente regola che metteva sullo stesso piano gli effetti del voto di astensione e quelli del voto contrario. Questo vuol dire che il voto di astensione al Senato adesso equivale ad una mancata partecipazione al voto.

Prima della riforma del regolamento del Senato le astensioni avevano in più occasioni fatto scattare la crisi di governo, specie quando i numeri erano risicati. La Costituzione, infatti, prevede che il governo debba avere la fiducia in entrambe le Camere, e bastava che qualcuno si astenesse perché il suo voto valesse come un no, per aprire la crisi.

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