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Cosa succede ora sul Mes con il Giurì d’onore chiesto da Conte contro Meloni

Giuseppe Conte ha chiesto che alla Camera venga istituito un giurì d’onore per valutare se il discorso di Giorgia Meloni, che l’ha attaccato sul Mes citando delle date sbagliate, ha leso il suo onore. A presiederlo potrebbero essere Giorgio Mulè (FI) o Anna Ascani (Pd), ma è possibile che se ne riparli a gennaio. Intanto la ratifica del Mes resta ferma in Aula.
A cura di Luca Pons
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Parte un nuovo capitolo nello scontro politico sul Mes: Giuseppe Conte ha chiesto che venga istituito un giurì d'onore per valutare le parole pronunciate alla Camera da Giorgia Meloni. Il motivo è che la presidente del Consiglio ha accusato il governo Conte di aver approvato il Mes in modo illegittimo, dopo la fine del suo mandato, quando invece è emerso poco dopo che le date non tornavano.

Per Conte, Meloni ha pronunciato "menzogne denigratorie". Così, è partita la richiesta di attivare il giurì d'onore, un organo con la funzione specifica di valutare se un intervento in Parlamento abbia leso l'onorabilità di un deputato. Quest'anno ne è già stato convocato uno, in occasione del caso Cospito, che ha poi stabilito che le parole di Donzelli (FdI) non erano state lesive dell'onore dei parlamentari dem coinvolti.

L'iter per la nascita del giurì sul Mes è partito. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha fatto sapere che ha iniziato le verifiche formali per capire se ci sono le basi per andare avanti. Il regolamento di Montecitorio, all'articolo 58, afferma: "Quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli può chiedere al presidente della Camera di nominare una commissione la quale giudichi la fondatezza della accusa".

Di fatto quindi Fontana deve accertarsi che ci siano i presupposti per approfondire la questione dello scontro Meloni-Conte. Se così è, potrà avere il via il giurì d'onore, da istituire entro i prossimi 30-40 giorni. Il lavoro del giurì sarà preciso: valuterà gli interventi e se questi siano stati sopra le righe e quindi abbiano violato le regole. Non avrà, comunque, il potere di stabilire eventuali sanzioni disciplinari. Una volta completato il suo lavoro, il giurì lo comunicherà alla Camera, che ne prenderà atto: non ci sarà un dibattito, né una votazione.

Il tema ora è chi farà parte del giurì d'onore invocato da Conte. Solitamente, si scelgono dei componenti dell'Ufficio di presidenza che però non facciano parte dei due gruppi coinvolti nella disputa: in questo caso, Fratelli d'Italia e Movimento 5 stelle. La presidenza del giurì è normalmente assegnata a un vicepresidente della Camera. Anche qui, considerando fuori dai giochi Sergio Costa (M5s) e Fabio Rampelli (FdI), restano due possibili candidati considerati ‘terzi e imparziali' nel dibattito: Anna Ascani, del Pd, e Giorgio Mulè di Forza Italia.

Sono decisioni che verranno prese nelle prossime settimane, potrebbero slittare a inizio 2024. Nel frattempo, il dibattito politico vero e proprio sul Mes è ancora bloccato e non è chiaro quando la maggioranza intenda affrontarlo. Il presidente della Camera Fontana ha ribadito che intende far rispettare il calendario della Camera, dove il Mes è previsto per dicembre. La ratifica della riforma del Mes sarebbe in calendario anche oggi 19 dicembre, stando agli atti ufficiali di Montecitorio: peccato che sia l'ottavo punto di discussione, cosa che rende quasi impossibile arrivarci entro la seduta odierna. E dopo Natale ci sarà la manovra a monopolizzare l'attenzione dei deputati.

La richiesta di Conte di istituire un giurì per ora ha raccolto soprattutto risposte dal centro e centrodestra. Carlo Calenda, ospite di Bruno Vespa, ha commentato: "Sul Mes stiamo assistendo a una roba che io definisco ‘Sandra e Raimondo', una discussione su chi è stato ad appoggiarlo di meno o di più, quando tutta Europa aspetta che lo portiamo in Parlamento". Per poi aggiungere: "Sul gran giurì che devo dire? Se facciamo un gran giurì su tutte le cazzate che ha raccontato Conte finiamo tra 14 anni: cerchiamo di andare in Aula e di mettere fine a questa cosa, non si può andare avanti così". Antonio Tajani, leader di Forza Italia, ha liquidato la questione: "Siamo in campagna elettorale. Conte cerca sempre pretesti per andare sui giornali. Faccia proposte concrete".

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