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Cosa succede ora alle pensioni dopo la sentenza della Consulta

Cosa succede dopo la bocciatura della legge Fornero e come si comporterà il Governo nelle prossime settimane.
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La sentenza della Consulta che ha dichiarato l’illegittimità del blocco della rivalutazione delle pensioni sancito dalla legge Fornero è stata un vero e proprio fulmine a ciel sereno per il Governo, costretto a trovare risorse aggiuntive per tamponare la falla che si aprirà nei conti pubblici. A maggior ragione perché non vi è ancora una stima precisa dell’impatto che la cosa avrà sui conti pubblici (si parla di 5 miliardi di euro, ma anche di 13 o addirittura 16,6, ma molto dipenderà dalle scelte dell’esecutivo).

Dal Governo per ora arrivano solo voci isolate, con il ministro Padoan che si è limitato a dire che “saranno rispettate le leggi minimizzando l’impatto per i conti pubblici”, lasciando intendere che potrebbe essere operata una distinzione fra i vari assegni. Concetto portato fino alle estreme conseguenze dal sottosegretario Zanetti, seppur “a titolo personale”: “Escludo che sia possibile restituire a tutti l'indicizzazione delle pensioni, per quelle più alte sarebbe immorale e il governo deve dirlo forte. Occorre farlo per le fasce più basse”.

Perché la riforma Fornero è illegittima

Prima di tutto occorre precisare di cosa stiamo parlando: la perequazione automatica (o indicizzazione) fa riferimento all'importo complessivo di tutti i trattamenti pensionistici e viene attribuita sulla base della variazione del costo della vita, con cadenza annuale e con effetto dal 1° gennaio dell'anno successivo a quello di riferimento. Come ricorda il Centro Studi del Senato, prima della riforma Fornero era in vigore “l’applicazione della perequazione nella misura del 100% per la fascia di importo dei trattamenti pensionistici fino a 3 volte il trattamento minimo INPS; nella misura del 90% per la fascia di importo dei trattamenti pensionistici compresa tra 3 e 5 volte il pre-detto trattamento; nella misura del 75% per la fascia di importo dei trattamenti superiore a 5 volte il medesimo trattamento minimo”.

La Consulta ha dichiarato illegittima la modifica introdotta dalla Fornero che prevede l’esclusione completa della perequazione “per gli anni 2012 e 2013, per i trattamenti pensionistici di importo superiore a 3 volte il trattamento minimo INPS, con la conseguente mancata liquidazione sia per i due anni suddetti sia per gli anni successivi delle quote di incremento”. Per il triennio 2014 – 2016 è invece in vigore una disciplina transitoria che riconosce le perequazioni ma secondo percentuali “a scalare” fino a trattamenti che arrivano a 6 volte il minimo.

La Corte, dunque, ritiene che sospendere la perequazione automatica sia una lesione “dei diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali” e soprattutto che “la mancata attribuzione per due anni del- la perequazione automatica per i trattamenti pensionistici di importo complessivo superiore a tre volte il trattamento minimo INPS costituisce una misura restrittiva che ha effetti permanenti sull'importo della pensione”.

Come ricorda RaiNews, poi, la sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni e il blocco delle indicizzazioni, senza l'introduzione di eventuali interventi del governo, vale di per sé erga omnes ed è immediatamente applicativa: tecnicamente non serve un ricorso, anche se questa può essere una via per sollecitare il rimborso. Dunque, per ottenere il rimborso delle somme non percepite in termini di indicizzazione basterà fare domanda all'Inps, considerando la restituzione come un obbligo da parte dello Stato.

Ecco, qualche ipotesi di calcolo sui rimborsi l'ha fatta il nostro Antonio Barbato qui.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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