Cosa succede ora al ddl Zan: si vota al buio in Senato con maggioranza sul filo, Renzi sarà decisivo
Renzi e i suoi saranno decisivi per approvare il disegno di legge Zan. Nonostante il tentativo di mediazione, con il capogruppo di Italia Viva Davide Faraone che ieri difendeva a spada tratta Forza Italia e soprattutto la Lega per "non aver alzato un muro ideologico sul tema", non si è trovato un accordo tra i partiti. Ipotesi che sembrava comunque molto distante per la presa di posizione di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Leu. Ora, quindi, si andrà a discutere il testo così com'è in Senato da martedì 13 luglio, poi si arriverà al voto (con scrutinio segreto). Ciò che Renzi dice essere lo scenario più pericoloso, invitando a non fidarsi quando non si tratta di voto palese. Presto si saprà chi avrà avuto ragione, ma i numeri meritano un approfondimento.
I numeri al Senato: perché tutto dipende da Renzi e Italia Viva
Il dibattito degli ultimi giorni si è concentrato principalmente sul botta e risposta tra Italia Viva e Partito Democratico, con l'antica rivalità tra Renzi e Letta a riaccendersi improvvisamente, anche se in un contesto completamente diverso. Mentre Renzi è riuscito a litigare anche con Chiara Ferragni, Letta lo invitava a prendersi le sue responsabilità. Il tentativo di mediazione del senatore toscano con le forze di centrodestra è apparso a molti più un tentativo di riposizionamento politico che un'apertura per arrivare ad un testo condiviso, basta vedere la proposta della Lega presentata da Ostellari, ma soprattutto l'ostruzionismo fatto negli ultimi mesi. Al Senato, però, la situazione è realmente in bilico. Certo, con il voto dei partiti che hanno permesso il passaggio (ampio) alla Camera dei deputati lo scorso anno non ci saranno problemi. Renzi è preoccupato che qualcuno da Pd e Movimento 5 Stelle si sfili grazie al voto segreto e affossi la legge. In verità, i più decisivi sembrano essere proprio i voti del suo gruppo: senza Italia Viva i sì dovrebbero essere circa 135/140, i no circa 140/145. La forbice è minima e Renzi conta su 17 voti (compreso il suo). In più non è detto che non arriveranno voti in dissenso anche da parte di senatori dei partiti di centrodestra, come successo alla Camera. Lo ha annunciato solo la senatrice azzurra Barbara Masini, spiegando, però, di non essere la sola.
Renzi ci prova, Salvini ringrazia: il piano (fallito) per cambiare il ddl Zan
Il tentativo di mediazione è andato avanti per ore, poi, verso le 18, lo strappo. Si andrà in Aula, ma da parte del centrodestra e di Italia Viva c'è grande insoddisfazione. "Abbiamo lavorato per un'intesa, la proposta di Ostellari era saggia", spiega Faraone. Da Salvini, invece, arriva un grande grazie a Matteo Renzi per "la sua mano tesa in questa trattativa", mentre il capogruppo leghista Romeo parla in Aula di "vendere più facilmente lo smalto nero agli uomini" in relazione al ddl Zan. Interviene anche la presidente del Senato Casellati, invitando a ripensare alla trattativa: "Il tema è andare in aula il 22 e non il 13 – ha detto – invito tutti a una riflessione perché non si dica che in quest'aula su un tema così importante noi rinunciamo al dialogo per una settimana". Certo, diciamo che non si tratta di una settimana, ma di sette mesi di ostruzionismo in commissione. Per essere precisi.