Cosa succede dopo l’incarico a Draghi: da consultazioni a fiducia, le tappe per uscire dalla crisi
Mario Draghi ha ricevuto l’incarico per formare un nuovo governo dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ha accettato con riserva, il che vuol dire che dovrà decidere – dopo un breve giro di consultazioni – e riferire al capo dello Stato se ricevere o meno l’incarico. Una procedura che segue il classico rito che si segue per queste circostanze: ma quali sono le prossime tappe? La prima è stata, di certo, l’incontro al Colle con Mattarella: un colloquio per discutere del mandato di Draghi, come avviene normalmente prima del confronto tra il presidente incaricato e la nuova possibile maggioranza.
Al termine del colloquio con il capo dello Stato, Draghi ha chiarito quali saranno le prossime tappe. “Mi rivolgerò innanzitutto al Parlamento”, afferma l’ex presidente della Bce. Un confronto da cui spera che emerga “unità e capacità di dare risposte responsabili e positive all’appello” di Mattarella. Il presidente incaricato, inoltre, fa sapere che scioglierà la riserva “al termine delle consultazioni”, il che vuol dire che nelle prossime ore (forse domani) Draghi avvierà le sue consultazioni per capire quali partiti lo sosterranno e quali no.
Cosa farà ora Draghi: consultazioni e ritorno da Mattarella
Seguendo la prassi ora Draghi dovrebbe svolgere delle personali consultazioni per dialogare con i partiti che potrebbero far parte della maggioranza. Avendo fatto riferimento all’unità, è probabile che Draghi incontri tutti i gruppi parlamentari, almeno in un primo momento. Si dovrebbe ripetere quanto avvenuto nel 2011 con il governo tecnico guidato da Mario Monti, con la consultazione dei partiti prima di tornare a riferire al capo dello Stato e sciogliere la riserva. La riserva, però, si potrebbe sciogliere anche con esito negativo: in caso di fallimento per Mattarella si aprirebbero altre ipotesi. La prima è quella di un incarico a un’altra personalità, la seconda è quella di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. Altra opzione, apparentemente più complicata da percorrere, è quella di rinviare il governo dimissionario alle Camere per provare a ottenere la fiducia o per cadere in Parlamento.
Governo, tutti gli scenari: cosa succede se Draghi accetta l'incarico
Se, invece, le consultazioni di Draghi dovessero andare bene, l’ex governatore della Bce potrebbe sciogliere la riserva e consegnare la lista dei ministri al Colle. A quel punto ci sarebbe il giuramento del presidente del Consiglio e dei ministri nel Salone delle Feste del Quirinale. Poi si terrà il primo Consiglio dei ministri, preceduto dallo scambio della Campanella tra il presidente del Consiglio uscente e quello entrante. Da quel momento Draghi sarebbe pienamente in carica, ma il passo successivo sarà quello di ottenere la fiducia in Parlamento, entro dieci giorni dal giuramento al Quirinale. Draghi, quindi, si presenterebbe alle Camere per chiedere la fiducia, con voto palese per appello nominale. Se venisse concessa la fiducia il governo sarebbe pienamente in carica e a quel punto avrebbe pieni poteri. Per la fiducia la maggioranza può essere assoluta, ma può bastare anche quella semplice (come avvenuto con Conte al Senato negli scorsi giorni).