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Pensioni

Cosa succede alle pensioni nel 2024, i nuovi importi e chi potrà lasciare il lavoro in anticipo

Il 3 gennaio saranno erogati i primi assegni pensionistici del 2024, con importi aumentati per la rivalutazione Inps basata sull’inflazione. Quest’anno però chi sta ancora lavorando avrà meno possibilità di accedere alla pensione anticipata: i requisiti sono stati resi molto più stringenti.
A cura di Luca Pons
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Il pagamento dei primi assegni pensionistici del nuovo anno partirà mercoledì 3 gennaio. Si tratta del primo giorno bancabile in cui partirà l'erogazione delle pensioni: il cedolino sarà consultabile e per la prima volta si troveranno gli importi aggiornati per il 2024.  Quest'anno cambieranno anche le regole per chi ancora lavora e vorrebbe andare in pensione. L'accesso al pensionamento anticipato sarà decisamente ridotto, con regole più stringenti per Quota 103, Ape sociale e Opzione donna, come stabilito dalla legge di bilancio.

Quanto aumenta l'assegno della pensione nel 2024

I pensionati che ricevono l'assegno a gennaio 2024 troveranno gli effetti della rivalutazione Inps. L'aumento basato sull'inflazione sarà del 5,4%, ma solo per quelle pensioni che a dicembre 2023 non superavano i 2.272 euro lordi al mese (quattro volte il minimo, di 576,94 euro). Al di sopra di questa soglia, invece, la rivalutazione avverrà solo in modo parziale.

Infatti, tra quattro e cinque volte il minimo (fino a 2.840 euro) la rivalutazione scenderà al 4,6% dell'assegno. Tra cinque e sei volte il minimo (3.308 euro) al 2,9%. Tra sei e otto volte il minimo (fino a 4.544 euro) al 2,5%. Tra otto e dieci volte il minimo (fino a 5.679 euro) al 2%, e per chi si trova sopra questa soglia all'1,2%. Concretamente, gli aumenti lordi oscilleranno attorno ai 100 euro al mese, con differenze a seconda dell'importo di partenza.

Chi potrà usare Quota 103, Ape sociale o Opzione donna

Questa è la novità per chi già prende la pensione. Chi invece vorrebbe lasciare il lavoro dovrà affrontare requisiti più severi. Rimarranno uguali la pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contributi) e la pensione di anzianità (42 anni e 10 mesi di contributi, 41 anni e 10 mesi per le donne) fissate dalla riforma Fornero. Invece i regimi anticipati cambieranno.

Per Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) la finestra di pensionamento aumenterà a 7 mesi per chi lavora nel privato e a 9 mesi nel pubblico. L'assegno poi sarà ricalcolato tutto con il metodo contributivo, con un ribasso assicurato. E fino ai 67 anni di età si potrà avere al massimo quattro volte l'importo minimo, circa 2.300 euro lordi al mese. Ape sociale vedrà il requisito dell'età salire a 63 anni e 5 mesi, Opzione donna a 61 anni (da ridurre di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni).

Non a caso, infatti, il governo prevede che molte meno persone useranno queste misure rispetto allo scorso anno. Circa 17mila lavoratori per Quota 103, circa 2.200 lavoratrici per Opzione donna e 12.500 persone per l'Ape sociale. Poco più di 30mila persone in tutto l'anno, rispetto alle 60mila circa che si prevedevano per il 2023. D'altra parte, non solo i requisiti diventano più stringenti, ma l'assegno per Quota 103 si abbassa (spingendo molti a restare al lavoro qualche anno in più) e si allungano le finestre di attesa, per cui chi matura i requisiti per Quota 103 ad aprile 2024 dovrà aspettare fino a gennaio 2025 per ricevere il primo assegno.

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