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News sul salario minimo in Italia

Cosa succede alla proposta di legge sul salario minimo e perché Schlein potrebbe incontrare Meloni

Sul salario minimo è filtrata un’apertura di Giorgia Meloni a discuterne nel merito con le opposizioni, Schlein ha chiesto immediatamente un incontro con la presidente del Consiglio.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Un'apertura, mai smentita, accompagnata da una richiesta: accettare il rinvio. Il salario minimo infiamma la battaglia politica. Almeno da parte delle opposizioni, che hanno presentato unitariamente – tranne Italia Viva – un testo di legge da proporre al Parlamento. Al momento il disegno di legge è fermo in commissione alla Camera, dove si litiga da giorni per via dell'emendamento soppressivo presentato dalla maggioranza. Se dovesse essere approvato, il testo verrebbe bocciato direttamente, senza essere discusso. Non si tratta di una procedura standard, ovviamente. Le opposizioni hanno attaccato duramente il governo per la decisione politica di evitare il confronto sul tema, riuscendo a rinviare il voto sull'emendamento. Dalla scorsa settimana, la situazione è in stallo.

Nel weekend alcune indiscrezioni hanno riportato la posizione di Giorgia Meloni, che si sarebbe detta favorevole al confronto sul salario minimo. Parliamo di retroscena giornalistici – pur non smentiti – e non di dichiarazioni ufficiali. Tra le opposizioni, la possibile apertura è stata letta in maniera molto differente: si va da chi teme il "trappolone", come il segretario di +Europa Riccardo Magi, a chi esulta per aver finalmente trovato una chiave di dialogo, come il leader di Azione Carlo Calenda.

Nel mezzo, Elly Schlein. La segretaria del Pd ha accolto positivamente la notizia della possibile apertura di Meloni, e ha annunciato: "Per il salario minimo sono disponibile a un incontro con lei anche domattina". E ancora: "Sono felice di leggere che ci sarebbe un'apertura della presidente del Consiglio a un confronto nel merito – ha aggiunto – allora la maggioranza ritiri l'emendamento soppressivo". Nessuna risposta pervenuta da Palazzo Chigi, al momento.

Di ritirare l'emendamento soppressivo, però, la maggioranza sembra non avere alcuna intenzione: "Pur senza volere politicamente infierire, la situazione consiglierebbe, ma servirebbe buonsenso, di posticipare la discussione in Aula prevista per il 28 luglio, e ciò se ci si vuole realmente confrontare nel merito della proposta – ha detto il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti – Diversamente, le opposizioni potranno godere di qualche ora di propaganda, ma senza che ciò serva a dare alcun beneficio concreto a quei lavoratori che dicono di volere tutelare".

La strada sembra tracciata: le opposizioni accettino il rinvio e se ne parla a settembre, magari con un confronto nel merito insieme al governo. Di ufficiale non c'è nulla, ma il messaggio è più o meno questo. Che sia una trappola per far naufragare la proposta facendo scemare l'attenzione o un reale avvicinamento, è impossibile saperlo.

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