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Superbonus 110, le ultime notizie

Cosa succede al superbonus 110%, il Pd presenta un’interrogazione al Mef

Il senatore del Pd Irto chiede che il ministro Giorgetti intervenga per chiarire cosa intende fare il governo sul superbonus 110%. Molti istituti di credito hanno bloccato la cessione dei crediti d’imposta, e questo può avere un effetto “devastante” per le famiglie e le imprese, segnala Irto.
A cura di Luca Pons
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Il superbonus 110% continua a dare problemi alle aziende e agli utenti che vogliono vendere i crediti d'imposta accumulati, e dall'ultima decisione di Poste italiane – che non aprirà nuove procedure per la cessione di crediti – nasce un'interrogazione parlamentare del Partito democratico. Il senatore Nicola Irto chiede conto degli ultimi sviluppi al ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, per sapere come intende muoversi "per individuare una risposta definitiva" al problema, "contrastando la speculazione in atto e salvaguardando la tenuta delle imprese e dell'occupazione" collegata al superbonus.

Martedì 8 novembre, Poste Italiane ha comunicato sul suo sito di aver fermato il servizio di acquisto di crediti d'imposta, almeno per quel che riguarda l'apertura di nuove pratiche, mentre proseguiranno le procedure già iniziate. Non è stata una decisione inattesa: la maggior parte delle altre banche avevano già fatto la stessa scelta.

Cos'è la cessione dei crediti del superbonus 110% e perché è importante

La cessione dei crediti è uno dei meccanismi su cui si basa il funzionamento del superbonus 110%. Una persona commissiona dei lavori in casa sua e, se ci sono i criteri necessari, riceve uno sconto sulle tasse (il "credito d'imposta") che è uguale al 110% del costo dei lavori, che potrà applicare quando farà la prossima dichiarazione dei redditi.

Se, però, questa persona non ha immediatamente il denaro che serve per pagare i lavori all'azienda, allora ha bisogno di vendere (o "cedere") il suo credito d'imposta: una banca lo può comprare, dandole il denaro che serve per pagare i lavori, e prendendosi la detrazione fiscale che poi richiederà allo Stato.

In questo scambio la banca ci guadagna perché paga meno di quanto vale effettivamente il credito d'imposta, e in cambio accetta di dover aspettare la restituzione da parte dello Stato. In alternativa, l'azienda edilizia può fare uno sconto in fattura, così che la persona che ha commissionato i lavori non paga nulla, e prendersi a sua volta il credito d'imposta (lo sconto sulle tasse) del 110% del costo dei lavori.

Ma in questo modo si ricomincia: se l'azienda non ha il denaro per permettersi di lavorare ‘gratis' fino alla successiva dichiarazione dei redditi, deve vendere il credito d'imposta a una banca, che in cambio gli dia i soldi per pagare i lavori che sta facendo. Ora, moltissime banche rifiutano di acquistare crediti d'imposta.

L'allarme del Pd: "Altri ritardi sarebbero devastanti"

Come scrive Irto in una nota, "anche la Cassa depositi e prestiti aveva proceduto a bloccare la cessione dei crediti". La Cassa depositi e prestiti (Cdp) è una società controllata dallo Stato ed è la terza istituzione bancaria più grande in Italia, dopo UniCredit e Intesa Sanpaolo. Poste Italiane, prosegue Irto, "era uno dei pochi istituti ad offrire ancora questa possibilità, insieme a Banca Intesa, seppur con costi più elevati rispetto al passato". La nuova decisione mette in mostra "una palese criticità" del sistema e porterà a "una pericolosa fase di stallo".

In più, anche le banche che non accettano nuove procedure da diversi mesi stanno dando dei problemi con quelle già in corso, perché ritardano i pagamenti alle imprese che già avevano fatto richiesta per la cessione dei crediti: "Non onorano i vecchi contratti firmati e non provvedono alla stipula nei nuovi". Il ritardo può avere un effetto "devastante sulle imprese e sulle famiglie".

La "forte speculazione" di chi ancora acquista crediti del superbonus 110%, così, crea "preoccupazione nel settore edile", nonostante un intervento dell'Agenzia delle entrate che ha cercato di sbloccare la cessione dei crediti senza successo. Al ministro Giorgetti, ora, il senatore del Partito democratico chiede "quali iniziative intenda attivare, in tempi rapidissimi, al fine di aprire un tavolo, con le imprese della filiera delle costruzioni e il sistema finanziario e creditizio".

Nei giorni scorsi, sul tema ha parlato nei giorni scorsi il sottosegretario all'Economia, Federico Freni, che ha promesso che "ci sarà un nuovo intervento sui crediti, qualcosa per sbloccarli in modo definitivo". Freni ha affermato che "c’è una sola cosa che non possiamo più accettare: che ci siano imprese con cassetti fiscali pieni di crediti che non riescono a scontare". Per questo, il governo si impegnerà a trovare "una soluzione per dare respiro a queste imprese", anche se dovrà comunque fare attenzione ai conti pubblici: la soluzione "non può essere un bagno di sangue per le casse dello Stato".

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