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Cosa succede adesso, dopo la vittoria del No al referendum costituzionale

Renzi ha annunciato le sue dimissioni, ma come evolverà la situazione? Proviamo a fare qualche ipotesi.
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Renzi lo aveva detto: “Se perdo il referendum mi dimetto”. Lo aveva confermato decine e decine di volte: “Se perdo il referendum farò quello che ho sempre detto di voler fare”. E ha tenuto fede al principio, annunciando di volersi recare al Colle per rassegnare le dimissioni dopo la netta sconfitta. Con un discorso di grande dignità e orgoglio per il lavoro fatto, nel quale ha rivendicato la coerenza di un percorso, interrotto dal voto degli italiani al referendum.

Nel suo intervento Renzi ha spiegato di voler rimettere il mandato nella mani di Mattarella, chiudendo di fatto l’esperienza del suo Governo. Il Presidente della Repubblica dovrà valutare il da farsi, ma sostanzialmente la strada è già tracciata, con le consultazioni che ribadiranno ciò che è noto da tempo. In sintesi: il MoVimento 5 Stelle si dichiarerà indisponibile a sostenere qualunque tipo di esecutivo e chiederà l'immediato ricorso alle urne (Toninelli ha parlato di “piccoli correttivi alla legge elettorale del Senato”); la Lega Nord chiederà che si dia subito la parola agli elettori; Forza Italia si dichiarerà disponibile al "ritorno delle larghe intese", con un esecutivo a guida PD (“basta che non lo guidi Renzi”, per citare Brunetta) o affidato a una figura istituzionale / di garanzia (Padoan o Grasso); Sinistra Italiana chiederà il ritorno alle urne, con un correttivo alla legge istituzionale; centristi e gruppuscoli vari ribadiranno la necessità di terminare la legislatura.

Toccherà al Partito Democratico dire l’ultima parola, in considerazione dei voti a disposizione alla Camera e al Senato. Il PD si riunirà martedì, subito dopo la formalizzazione delle dimissioni di Renzi, e da quello che emergerà dalla direzione dipenderà lo scenario politico a breve termine.

I democratici potrebbero sostenere un “governo di scopo”, incaricato di traghettare il Parlamento all’approvazione della legge di bilancio, del Milleproroghe e soprattutto alla riforma della legge elettorale. Come noto, infatti, "l’Italicum vale solo per la Camera dei deputati, dunque, in caso voto anticipato, per il Senato si utilizzerebbe il cosiddetto Consultellum, una legge elettorale su base proporzionale (a livello regionale) che molto difficilmente (per usare un eufemismo) potrebbe assegnare la maggioranza dei seggi a uno degli schieramenti in campo”. Il tutto in attesa della decisione della Corte Costituzionale, che potrebbe azzoppare anche l’Italicum, per la parte che riguarda il premio di maggioranza.

Il Governo di scopo potrebbe essere guidato da una figura istituzionale (Grasso), da un semi – tecnico legato a questo esecutivo (Padoan) o da un politico in quota PD (si parla del “solito” Franceschini). Le correzioni alla legge elettorale potrebbero tener dentro la “proposta alla greca” (con eliminazione del ballottaggio e premio di maggioranza “ridotto” al 15% dei seggi), calibrate anche sul Senato della Repubblica. Sul punto, però, occorrerà tenere in considerazione anche le proposte delle altre forze politiche: la discussione, insomma, si annuncia tutt’altro che semplice.

C’è però l’opzione “voto subito”, che non è affatto da scartare. Tornare subito alle urne, con due leggi elettorali diverse (salvo ulteriori sorprese dalla Consulta) e fare i conti “dopo”. Come vi abbiamo raccontato, “è uno scenario limite, considerando che da calcoli e simulazioni appare evidente come il Senato non sarebbe governabile”. E, a quel punto, gli scenari possibili sarebbero sempre 3:

Scenario A: Pd, con Renzi candidato (dopo congresso PD), vince il ballottaggio e prende il premio di maggioranza alla Camera. Al Senato, nessuna possibilità di farcela da soli. Dunque, Renzi ha bisogno di trovare un accordo in Parlamento. Con chi? A – a: i voti dell'attuale maggioranza sono sufficienti a ottenere maggioranza dei seggi al Senato (molto improbabile), Governo Renzi – Alfano – centristi di varia provenienza; A – b: a Renzi serve un "aiutino" dai partiti che ora sono all'opposizione, l'alleato "naturale" sarebbe Forza Italia, ma molto dipenderà dalla battaglia interna al centrodestra e da cosa resterà dell'esperimento Parisi: con un centrodestra egemonizzato da Salvini – Meloni – "area Brunetta" sarebbe molto difficile dialogare; A – c: non bastano nemmeno i voti dei forzisti, dunque niente esecutivo a guida PD e si torna di nuovo al punto di partenza.

Scenario B: Il MoVimento 5 Stelle vince il ballottaggio, con premio di maggioranza alla Camera e situazione "in equilibrio" al Senato (difficile, molto difficile, a meno di risultati clamorosi, che possano avere la maggioranza dei seggi anche al Senato). I Cinque Stelle non si alleano con nessuno, dunque è improbabile che riescano a formare un nuovo Governo. Si torna di nuovo al punto di partenza.

Scenario C: Il centrodestra vince il ballottaggio, ma senza avere i numeri al Senato. C – a: a vincere è la coalizione guidata da Parisi, che riesce a ottenere il sostegno di parte del PD per un Governo di scopo che riformi la legge elettorale (una sorta di nuove "larghe intese"). C – b: a vincere è Salvini, che non riesce a ottenere al Senato il consenso per formare un nuovo Governo, né dal Pd, né dal M5s (che non si allea, come ripetuto decine di volte); si torna di nuovo al punto di partenza.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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