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Cosa sta succedendo sulle alleanze nel campo largo: cosa vogliono fare Schlein, Conte e Renzi

Il campo largo, il progetto di alleanza che unisca tutti i partiti dell’opposizione – da Avs a Italia viva, da Pd e M5s a Azione – è tornato al centro del dibattito. Matteo Renzi da settimane dice di voler entrare nel centrosinistra, ma tra lui e Giuseppe Conte l’ostilità è aperta. Elly Schlein mantiene una linea di mediazione, ma le critiche arrivano anche da Azione e da alcuni dem.
A cura di Luca Pons
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Nelle settimane estive in cui il Parlamento è rimasto fermo non si sono interrotti i confronti e gli scontri tra le opposizioni, all'interno di quello che viene definito ‘campo largo‘: una ipotetica alleanza, che oggi non esiste di fatto, e che a livello nazionale dovrebbe unire i partiti opposti al centrodestra, da Alleanza Verdi-Sinistra a Italia viva e Azione, includendo il Pd e il M5s. Negli scorsi giorni la questione è tornata viva soprattutto perché si avvicinano le regionali in Liguria, e si sta ancora cercando di capire se tutti i partiti dell'opposizione si uniranno dietro la candidatura di Andrea Orlando.

È già successo in alcune elezioni regionali, come in Abruzzo, che tutti i partiti dell'opposizione appoggiassero lo stesso candidato presidente. In altri casi, come in Sardegna, le opposizioni si sono divise. Altre volte ancora, come in Basilicata, le liste centriste hanno sostenuto il candidato di centrodestra. Nel fine settimana è arrivato il nullaosta del M5s a Orlando, seguito da quello di Italia viva e da quello dei rappresentati regionali di Azione (che però deve ancora essere confermato a livello nazionale). Il punto è che formare lo stesso tipo di alleanza a livello nazionale, oggi, sembra molto complicato.

Cosa hanno detto Schlein, Conte e Renzi su un'alleanza nel ‘campo largo'

A dividere è soprattutto la presenza di Matteo Renzi. Ex segretario del Pd, poi fondatore di Italia viva, duramente critico in passato sia con la nuova segretaria dem Elly Schlein che con il Movimento 5 stelle, negli ultimi mesi Renzi ha puntato esplicitamente a riavvicinarsi al centrosinistra. Ma se le distanze con il Pd sembrano ridotte, l'astio nei confronti di Giuseppe Conte e il M5s è rimasto.

Non a caso, pochi giorni fa lo stesso Renzi ha dichiarato: "In una coalizione guidata dal Pd ci sto, in una coalizione guidata dal M5S non ci sto. Se la linea politica del Pd la dà Elly Schlein io ci sto, se la linea la dà Travaglio fate da soli". D'altra parte, la risposta di Conte non si è fatta attendere: "Resuscitare Renzi, premiandolo per i suoi ripetuti fallimenti, è una scelta che avrebbe un costo pesantissimo per la serietà del progetto di alternativa a Meloni".

La questione, insomma, sembra essere bloccata soprattutto dalle distanze tra il leader di Italia viva e il presidente del M5s. Senza contare che anche Carlo Calenda, leader di Azione, è stato critico con il progetto del campo largo: "Il ‘con chi' deve sempre seguire il ‘per fare cosa'", e "c’è una immensa coperta di ipocrisia che avvolge il c.d. campo largo. L’affermazione ‘unità senza veti' serve a buttare dentro qualsiasi cosa", ha scritto sui social.

Da parte sua, Elly Schlein ha adottato fin dall'inizio della propria segreteria una linea conciliante con le altre opposizioni, dichiarando spesso che intendeva concentrarsi sullo scontro con il governo e non su quello con gli altri partiti di minoranza. "Ci sono indubbiamente delle differenze, altrimenti saremmo tutti nello stesso partito ma non credo che siano differenze che non si possano discutere e comporre", ha ribadito negli ultimi giorni, chiudendo ancora una volta le discussioni sulle ostilità personali: "Mi sembra un dibattito surreale, le alleanze non si fanno da nome a nome ma da tema a tema".

Chi è contrario e perché

In ogni caso, non sono mancate critiche o richieste di cautela anche dall'interno del Pd. Che si parli di Pd-M5s, di Pd-Renzi, di M5s-Renzi o di Azione-M5s, quasi tutte le ‘combinazioni' possibili del campo largo sono state criticate.

Solo ieri, l'ex premier Romano Prodi ha affermato che "c'è più festa in Paradiso per un peccatore che si pente, che per mille giusti. Però bisogna primo che ammetta di essere un peccatore, poi che si penta", parlando di Matteo Renzi: "Però il confessore è Elly Schlein, non sono io. Scherzi a parte, c'è bisogno di un'analisi politica". Sempre su Renzi, il co-portavoce di Europa verde Angelo Bonelli aveva detto a Fanpage: "C'è stato un centrosinistra che al governo, insieme ai governi tecnici di cui noi non abbiamo fatto parte, ha un po' voltato le spalle a un pezzo di Paese importante. Pensare che oggi la semplice sommatoria di leader sia la soluzione… io dico ‘no, grazie'".

L'ex sindaco di Bergamo, oggi eurodeputato del Pd, Giorgio Gori, ha sottolineato sui social la distanza in politica estera tra Pd e M5s, in particolare sulla questione dell'Ucraina: opporsi all'uso delle armi italiane in Russia "favorisce soltanto Putin. Si può essere mossi da un sincero desiderio di pace (non è il caso di Salvini e di Conte) ma questo è il risultato. Vorrei che il Pd, il mio partito, non venisse meno alla linea di pieno sostegno a Kyiv, meritoriamente tenuta fino ad oggi".

Enrico Costa, deputato di Azione, ha criticato un altro aspetto su cui il campo largo si divide: la giustizia. "Il campo largo in Liguria è la proiezione della piazza forcaiola di Conte-Schlein-Bonelli-Fratoianni, unita dalla scorciatoia giudiziaria", ha detto parlando delle proteste contro l'ex presidente Toti, indagato per corruzione. "Sarebbe sorprendente che una forza garantista si ponesse anche solo il dubbio se stare dentro o fuori. O si prestasse a qualche escamotage".

Insomma, anche in Liguria, dove gli esperimenti di campo largo sembrano vicini al successo, non è garantito che si arrivi a una coalizione unica. Per vederla a livello nazionale, invece, sembra che di strada da fare ce ne sia ancora parecchia.

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