Chi è a favore e chi contro la riforma del Mes in Italia: le ragioni del sì e quelle del no
Ciclicamente si torna a discutere del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. Un tema spinoso che divide le forze politiche in Parlamento tra quelle che chiedono di ratificarne immediatamente la riforma – l'Italia è l'unico Paese dell'Eurozona a non averlo ancora fatto – e quelle che si dicono invece contrarie. Tra le prime rientrano il Partito democratico, Azione, Italia Viva e l'Alleanza Verdi e Sinistra; tra le seconde la Lega e Fratelli d'Italia. C'è poi Forza Italia, che ha aperto alla riforma, pur facendo parte di una maggioranza sfavorevole, chiedendo però di inserirla in un quadro più ampio; e infine il Movimento Cinque Stelle, che si è trovato ad ammorbidire la sua posizione storicamente contraria quando nel 2020, con Giuseppe Conte al governo, le modifiche vennero negoziate in Europa.
Per comprendere al meglio il dibattito che vede protagonista il cosiddetto fondo Salva-Stati bisogna fare un salto indietro nel tempo, a oltre dieci anni fa. Il Mes venne infatti inaugurato nel 2012, come risposta alla crisi del debito sovrano, una crisi finanziaria originata da quella dei mutui subprime negli Stati Uniti, che aveva travolto l'Europa facendo aumentare vertiginosamente il debito pubblico di alcuni Paesi – tra cui l'Italia – ponendo seriamente il rischio che alcune delle maggiori economie mondiali andassero in default.
Cos'è il Mes e perché nasce il Meccanismo Europeo di Stabilità
In risposta a questa crisi gli Stati dell'area euro hanno creato il Mes, una organizzazione intergovernativa con il compito di garantire la stabilità finanziaria dell'Eurozona, fornendo assistenza ai Paesi in grave difficoltà. Si tratta di un fondo che viene utilizzato per aiutare i Paesi con problemi finanziari attraverso prestiti o linee di credito, ma a precise condizioni. Chi chiede di accedere al Mes, infatti, deve introdurre alcune misure per risanare la propria situazione, anche mettendo in atto un programma di aggiustamento macroeconomico se necessario.
Il Mes ha a disposizione un capitale di 704,8 miliardi di euro (anche se finora solo 80 miliardi sarebbero stati effettivamente versati) alimentato da tutti i Paesi dell'Euro: i principali finanziatori sono Germania, Francia e Italia. Per quanto riguarda la governance il Mes è guidato da un Consiglio di governatori, che è composto dai ministri delle Finanze dei Paesi dell'Eurozona: non tutti hanno lo stesso peso, che dipende invece dalla quantità di risorse versate per la costituzione del Mes.
Finora il Meccanismo è stato attivato cinque volte e ne hanno usufruito Irlanda, Grecia, Spagna, Cipro e Portogallo. Nel 2020, poi, il Mes è stato utilizzato come linea di credito per coprire le spese sanitarie straordinarie che i Paesi si trovavano a dover sostenere a causa della pandemia di Covid.
Della riforma del Mes, però, si discute da prima della pandemia. Precisamente dal 2017, quando i Paesi dell'Eurozona hanno iniziato a ragionare su come modificare il trattato istitutivo per rafforzare il fondo Salva-Stati. Nel 2021 tutti i Paesi dell'area euro tranne l'Italia hanno ratificato la riforma: perché questa entri in vigore, però, c'è bisogno del via libera unanime.
Cosa cambierebbe con la riforma
Ma cosa prevede la riforma del Mes?
La prima novità riguarda la funzione di backstop che gli verrebbe attribuita, facendolo diventare anche paracadute finanziario per il Fondo di risoluzione unico, cioè un fondo con il compito di ammortizzare le crisi bancarie. Nell'estremo (e remoto) caso in cui il Fondo di risoluzione unico finisse tutte le risorse a sua disposizione e non fosse quindi più in grado di fornire assistenza alle banche, entrerebbe in scena il Mes, prestando i fondi necessari alla risoluzione della crisi.
Una seconda novità ha a che fare con l'accesso al Meccanismo, aperto anche a quei Paesi con una situazione finanziaria solida, ma che si trovano ad affrontare uno shock economico fuori dal loro controllo. Insomma, non servirebbe più essere sull'orlo del tracollo per ricevere assistenza dal Mes: il fondo potrebbe anche essere utilizzato dai Paesi più solidi per affrontare le avversità economiche del momento.
Nel testo si legge:
Il prospetto per la riforma del MES prevede un potenziamento dell'efficacia degli strumenti di assistenza finanziaria precauzionale per i membri del MES con fondamentali economici solidi che potrebbero subire gli effetti negativi di shock al di fuori del loro controllo.
C'è poi la questione della ristrutturazione del debito, per quei Paesi che presentano una situazione economica più critica. Con la riforma si vanno a rivedere le clausole di azione collettiva con approvazione a maggioranza unica, invece che doppia. Che cosa significa? Nel caso in cui un Paese non riesca a ripagare il proprio debito, i detentori dei suoi titoli di Stato non sono più obbligati a chiedere la ristrutturazione del debito (cioè a ricontrattare le condizioni) con una votazione doppia, come avviene al momento: diventa sufficiente una votazione a maggioranza.
Chi è contrario in Italia e perché
La discussione in Parlamento sulla ratifica della riforma è stata rinviata diverse volte. La maggioranza prende tempo e non ne fa segreto. Secondo Meloni il dibattito sul Mes è "ideologico e strumentale" e non ha senso di esistere finché non sarà calato nel contesto più ampio della governance europea.
Non si può parlare del Mes se non si conosce il contesto. Quando saprò qual è il contesto in cui mi muovo saprò anche cosa bisogna fare del Mes. Non è vero che l'Italia tiene bloccato il resto d'Europa. Chi vuole attivarlo può tranquillamente farlo. Forse bisogna interrogarsi sul perché, in un momento in cui tutti facciamo i salti mortali per reperire risorse, nessuno vuole attivarlo: questo sarebbe il dibattito da aprire, sul perché gli Stati prima di accedere al Mes si pongano il problema di che tipo di messaggio danno al resto del mondo.
Di cosa sta parlando Meloni?
La leader di Fratelli d'Italia si riferisce a una particolare voce della riforma del Mes, secondo cui per il Consiglio di governatori diventerebbe più semplice chiedere chiedere la ristrutturazione del debito pubblico del Paese che accede al fondo. E questo potrebbe scatenare la speculazione contro quei Paesi, già economicamente fragili.
Anche la Lega è fermamente contraria al Mes. "Non è uno strumento attuale e non è uno strumento che può servire all'Italia. Fortunatamente le banche italiane sono in salute, quelle tedesche magari un po' meno. La posizione della Lega è sempre stata chiara, siamo contrari", afferma Matteo Salvini.
Chi sono gli indecisi
Più possibilista, sempre tra le fila della maggioranza, è Forza Italia. "Io sono favorevole in principio al Mes, ma non lo ritengo una priorità. Prima c'è da risolvere la questione del Patto di stabilità e crescita", dice Antonio Tajani. In altre parole, ok alla riforma, ma se inserita in un contesto più ampio di revisione degli strumenti economici europei. "Sono favorevole, ma sono favorevole anche ad affrontare altre questioni macro economiche. Il Mes non è la questione principale all'interno dell'Unione europea. Penso ad esempio alla questione dei tassi, perché se si abbassa la pressione fiscale e il costo del denaro, cresce l'economia", sottolinea il leader Forza Italia.
C'è poi il Movimento Cinque Stelle, che si è sempre detto contrario anche se nel 2021, quando Giuseppe Conte era al governo, anche l'Italia firmò il trattato di riforma del Mes in seno all'Eurogruppo. Lo fece, però, mentre era in corso la crisi di governo che avrebbe portato dal governo Conte a quello di Mario Draghi e da quel momento le modifiche non sono mai state ratificate dal Parlamento. Da quel momento la posizione del M5s è rimasta vaga rispetto alla riforma, e anche spaccata al suo interno. Diversi esponenti grillini hanno usato la questione per attaccare il governo Meloni, che però ha rispedito le accuse al mittente accusando il governo Conte bi di aver dato l'assenso alla riforma del Mes "contro il parere del Parlamento, senza dirlo agli italiani, senza metterci la faccia e con il favore delle tenebre".
Chi è favorevole alla riforma del Mes
A essere favorevoli alla riforma sono il Partito democratico, Azione e Italia Viva. In generale, chi è a favore del fondo lo ritiene un grande esercizio di solidarietà europea nei confronti dei Paesi in difficoltà. Nel caso in cui uno Stato membro si trovasse nella condizione di doversi indebitare per risollevare la sua economia, potrà infatti farlo contraendo quel debito con l'Unione europea e non sul mercato, dove sarebbe più esposte a speculazione e rischi. Non solo, il Mes rappresenta anche un ulteriore sicurezza nel caso di crisi bancarie e finanziarie, soprattutto in un contesto – dopo la pandemia e le guerre – di diffusa precarietà economica.
"Sul Mes da parte di tutti c'è una posizione delirante. Tanto sappiamo tutti che lo ratificheremo…", dice Carlo Calenda intervenendo in Senato. "Meloni era al governo quando è nato il Mes, avete il diritto a dire no al Mes, ma faccia votare il Parlamento", aggiunge Matteo Renzi. E il responsabile economico del Partito democratico, Antonio Misiani, accusa il governo di voler usare la mancata ratifica del Mes per ricattare il resto d'Europa su altre questioni economiche, pur senza riuscirci: "Il governo si è illuso di poter utilizzare la mancata ratifica del trattato Mes come merce di scambio per il patto di stabilità, ma così facendo ha messo l'Italia in un vicolo cieco. La pantomima sul Mes ha indebolito la credibilità del nostro Paese. Capisco che sia complicato rimangiarsi anni e anni di slogan, di post sui social, di propaganda.Ma lo dovrete fare anche sul Mes. Fatelo il prima possibile, risparmiateci questa fiera delle ipocrisie".