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Cosa sta succedendo sui mercati dopo i dazi di Trump e il riarmo europeo: lo spiega l’esperto di finanza

Fanpage.it ha chiesto a Gian Marco Salcioli, strategist di Assiom Forex e esperto dei mercati finanziari, di commentare la situazione. Da una parte, l’Unione europea e gli Stati Uniti sembrano avviati verso una vera e propria guerra commerciale. Dall’altra, l’Ue si prepara al suo piano di riarmo. Per i mercati, l’incertezza è molto alta.
Intervista a Gian Marco Salcioli
Analista di Assiom Forex
A cura di Luca Pons
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Gli ultimi giorni hanno visto un ‘colpo di scena' dopo l'altro, nello scenario internazionale. L'Unione europea ha accelerato sul piano di riarmo proposto dalla Commissione, e di fatto oggi appoggiato anche dal Parlamento Ue. Dopo settimane di minacce da parte degli Stati Uniti sul fronte commerciale, l'Unione europea ha risposto annunciando dei contri-dazi su 26 miliardi di euro di prodotti. L'aumento delle tariffe sulle importazioni scatterà a inizio aprile, in risposta ai dazi statunitensi su acciaio e alluminio partiti il 12 marzo, e potrebbe espandersi dal 13 aprile.

In questa situazione di incertezza, i mercati – soprattutto Wall Street – hanno attraversato un periodo di difficoltà. Chiunque abbia alcuni risparmi da parte con l'intenzione di investirli, oppure abbia già degli investimenti avviati, o anche solo stia cercando di capire cosa succederà nei prossimi mesi, potrebbe essere in difficoltà. Per questo Fanpage.it ha contattato un esperto del settore, Gian Marco Salcioli, strategist di Assiom Forex (associazione degli operatori dei mercati finanziari), che ha risposto alle nostre domande.

Partiamo con una considerazione generale: c'è preoccupazione, sui mercati, in questo periodo di incertezza internazionale?

L’incertezza è sempre stata la peggior nemica per i mercati in generale e per il mercato azionario in particolare. Le aziende, gli investitori a tutte le latitudini hanno bisogno di scenari chiari in cui poter programmare in modo lineare la loro attività. Ovviamente non sempre è possibile, visto che la storia dei mercati è piena di episodi di forte discontinuità per ragioni molto diverse tra loro.

È anche colpa degli scontri sui dazi?

I dazi, e tutto ciò che può limitare gli equilibri del libero commercio globale e la più efficiente allocazione dei fattori produttivi, sono visti come nemici della crescita. I continui cambi di rotta su Paesi, beni e percentuali da applicare che cambiano o vengono rimandati nel tempo è un elemento che al momento sembra essere un ostacolo soprattutto alle aziende americane.

Perché?

Perché queste aziende hanno gran parte delle catene di fornitura e di approvvigionamento proprio nei Paesi limitrofi (come Canada e Messico). L’aumento dei prezzi all’importazione da questi Paesi avrebbe l’effetto di far aumentare i loro costi di produzione o attivare la necessità di reperire nuovi fornitori, non sempre possibile con tempi e prezzi che permettano il mantenimento dei margini di profitto attuali.

Gian Marco Salcioli, Strategist di Assiom Forex
Gian Marco Salcioli, Strategist di Assiom Forex

Per il momento l’Europa è toccata solo dai dazi statunitensi solo su acciaio e alluminio. A metà aprile ci si aspetta che scattino altre tariffe nei confronti dell’Ue, che a sua volta ha annunciato contromisure verso gli Stati Uniti. Che effetto avrà questo scontro?

È troppo presto per fare stime affidabili, perché le dichiarazioni sono erratiche e oggetto di cambiamenti improvvisi. Quando si trattano argomenti su cui non esiste una consolidata modalità di calcolo o una certezza assoluta gli anglosassoni dicono che ci si trova in un “territorio inesplorato” (uncharted territory).

L’affermazione non deve spaventare perché indica che mancano i punti di riferimento passati che rendono i calcoli affidabili. Storicamente ogni guerra commerciale ha avuto effetto negativo sulla crescita, anche se nulla è stabile e immutabile. Alcune aree possono spostare le loro esportazioni da Paesi con dazi ad altre geografie. Il riassetto dei commerci globali ha portato nella prima guerra commerciale (durante il primo mandato di Trump) a una contrazione del Pil globale. La Cina però ha progressivamente ridotto il peso del suo export sul Pil nazionale, facendolo scendere dal 15% circa del 2018 all’attuale 3%, trovando mercati di sbocco in Asia e in Europa.

A cosa possono andare incontro, concretamente, i Paesi europei?

La misurazione dell’effetto dipende ovviamente dalla percentuale dei dazi, dal fatto che possono essere universali (cioè trasversali su tutti i beni e servizi) oppure più focalizzati su alcuni settori. Fare una previsione adesso non è solo complesso ma sarebbe uno sforzo titanico, che richiederebbe una serie di assunzioni arbitrarie talmente numerose da rendere ogni valutazione concreta una pura speculazione a basso indice di affidabilità.

Inoltre, non è detto che anche l’imposizione di una tariffa sia definitiva e stabile nel tempo e che possa essere di natura temporanea, riducendo i rischi globali di un rallentamento delle economie potenzialmente colpite. La decisione della Commissione Europea di rispondere con l’imposizione di tariffe al 25% su beni per 26 miliardi di euro evidenzia anche i rischi di escalation, che possono essere visti al momento come mosse in chiave negoziale.

Anche l'aumento delle spese militari contribuisce all'incertezza?

Le spese per la difesa – dal punto di vista rigorosamente macroeconomico – hanno un effetto positivo sulla crescita perché rappresentano una politica monetaria espansiva. Inoltre, sono un canale che sta aprendo sempre più il dialogo all’interno dell’Unione Europea su veicolo nuovi che possano aprire al debito comune. Fino ad ora non hanno costituito un freno al rischio, considerando che gli indici azionari europei hanno segnato i massimi assoluti nel di recente.

Che effetto ha sui mercati finanziari l'impegno europeo sul riarmo?

Nelle ultime settimane, dopo gli annunci della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e del cancelliere in pectore Friedrich Merz, hanno subìto forti rialzi tutti i titoli potenzialmente coinvolti dalla spesa pubblica in via di stanziamento per la formazione della Difesa europea. L’effetto, quindi, è stato positivo sull’andamento dell’indotto di questi titoli, proprio perché saranno convogliati ingenti investimenti che l’evoluzione geopolitica ha considerato necessari nella formazione dei nuovi assetti globali.

Da non scordare che grande parte dei programmi di spesa vengono dalla Germania, che ha capacità fiscale visto che il suo rapporto debito/Pil è tra i più bassi dell’Eurozona (circa il 64%) e per 500 miliardi di euro si riferiscono a programmi infrastrutturali da spalmare su 10 anni e che riguardano i trasporti (ferrovie e collegamenti stradali), sviluppo di reti energetiche sostenibili e rinnovabili, investimenti in strutture educative e ricerca, potenziamento delle infrastrutture per la sicurezza e la gestione delle emergenze.

L’effetto traino potrebbe essere fortemente espansivo per gli altri Paesi europei, contribuendo ad una più ampia ripresa economica del Vecchio Continente. Il "Whatever it takes" di Draghi per salvare l’euro si trasferirebbe quindi sui programmi di spesa citati. L’Europa, infatti, ha sempre compiuto uno scatto in meglio nelle fasi di profonda difficoltà e cambiamento.

Alcuni, soprattutto i più critici del riarmo, sostengono che molti Paesi si stiano muovendo verso un'economia di guerra. Ci sono segnali sui mercati che confermano questa direzione, oppure che la smentiscono?

I dettagli del ReArm Europe voluto sempre dall’Unione europea sono noti: includono 650 miliardi di euro stanziabili su un orizzonte di quattro anni, a gravare sui singoli bilanci pubblici nazionali, e altri 150 di prestiti concessi da Bruxelles e finanziati con l’emissione di Eurobond. La difesa dei Paesi come il nostro dal 1949 era garantita dalla Nato (anno di sua fondazione) con il famoso articolo 5, che considerava un attacco ad ogni singolo Paese dell’alleanza come un attacco contro tutti i membri dell’alleanza. L’incertezza del contesto e le dichiarazioni del Presidente Usa Trump su una profonda revisione degli accordi – o addirittura un’uscita degli Usa dalla Nato – hanno sollevato interrogativi sulla forza e la continuità storica dell’alleanza. La reazione delle parti politiche europee ha portato alla decisione di espansione dei bilanci pubblici sul tema.

Come deve muoversi un piccolo risparmiatore che abbia intenzione di investire? Ci sono mosse più ‘sicure' di altre, o decisioni che in una fase come questa sono decisamente sconsigliate?

In questo caso non esiste una strategia da ‘one size fits all’, non esiste una taglia che vada bene a tutti. I consigli devono essere personalizzati, tanto da essere pericolosa la formulazione di consigli generici.

Per chi fosse già investito e vedesse le performance del suo portafoglio traballare, il miglior suggerimento è quello di evitare il ‘fai da te’, le decisioni impulsive senza conoscere le caratteristiche di mercati, prodotti o singoli investimenti e di rivolgersi al proprio consulente finanziario. Oltre a queste indicazioni di buon senso – che non rifuggono la domanda ma la affrontano proprio nel merito – non si deve mai derogare al principio della diversificazione dei rischi tra diverse scadenze, emittenti, tipologie di mercati (azionario, obbligazionario governativo e corporate, materie prime, cambi e via dicendo), fondamentale per proteggere al meglio il proprio capitale e i rendimenti del portafoglio.

L'informazione finanziaria è fondamentale anche per comprendere il concetto semplice di rischio rendimento.

Ovvero?

Tutte le attività finanziarie che ‘promettono’ rendimenti elevati sono sempre fonte di maggiore di rischio, spesso anche di perdita completa del capitale investito. Gli strumenti disponibili sono molteplici, molti dei quali richiedono conoscenze specifiche che talvolta il singolo risparmiatore non possiede. Per questo motivo è fondamentale affidarsi ad intermediari specializzati che possano avere le conoscenze e la capacità di guidare il piccolo risparmiatore in questi momenti, che sono particolarmente complessi anche per chi è un investitore professionale.

Sono infinite le sfumature per ciascuno, ed è proprio questo il messaggio principale: farsi guidare e richiedere informazioni su rischi e caratteristiche di ogni strumento disponibile attraverso una più attenta informazione e dialogo con chi è in grado di fornire assistenza e consigli tecnici e professionali.

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